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LAMPEDUSA – Trecentosessantantotto. 368. Uno per uno, i nomi delle vittime del naufragio avvenuto il 3 ottobre 2013 sulle coste di Lampedusa sono scanditi davanti al mare che li ha inghiottiti 11 anni fa. Bambini, donne, uomini partiti per cercare di fuggire alla miseria e alla guerra. Oggi, come ogni 3 ottobre, centinaia di persone e di ragazzi e ragazze delle scuole sono qui, davanti alla Porta d’Europa dell’isola siciliana, simbolo dell’accoglienza. Due sopravvissuti a quel naufragio gettano tra le onde una corona di fiori bianchi e gialli. Subito dopo, un scia di mazzolini parte dalle mani degli studenti e raggiunge il mare.
“Speriamo che ciascuno di voi si porti a casa un nome”, ha detto loro Tareke Brhane, presidente del Comitato 3 ottobre che ha promosso l’istituzione della Giornata della memoria e dell’accoglienza. “Siamo qui a chiedere alla comunità internazionale di dare una alternativa a chi è costretto a fare questi viaggi della speranza che si trasformano in una enorme tomba. Spero che voi domani facciate qualcosa- ha aggiunto- perché oggi non hanno alternative. Continueremo ancora a contare i morti e le violenze che accadono nei loro Paesi”.
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Dal 3 ottobre 2013 le vittime registrate dall’Oim sono state oltre 30mila, di cui quasi 24mila lungo la rotta del Mediterraneo centrale, che si conferma come una delle rotte. Solo nel 2024, già 1.229 persone hanno perso la vita lungo questa rotta. Per loro, prima di gettare la corona in mare, i sopravvissuti e i familiari hanno intonato un canto di preghiera davanti agli oltre 400 studenti arrivati da tutta Italia e, per il secondo anno, anche da due scuole di Roma.
“Abbiamo scelto di essere qui orgogliosamente perché è molto importante soprattutto per queste ragazze e questo ragazzi che hanno avuto modo di partecipare alla cerimonia e seguire gli incontri di questi giorni. C’è la memoria di 11 anni, certo, ma c’è anche la nascita di una consapevolezza del fenomeno migratorio in tutte le sue sfaccettature”, ha detto l’assessora alla Scuola di Roma Capitale, Claudia Pratelli, che insieme all’assessore alla Cultura, Miguel Gotor, e a una rappresentanza del Consiglio comunale e dei Municipi ha accompagnato le classi medie degli Istituti Poggiali Spizzichino e Octavia.
“Torneranno a casa, più consapevoli e più maturi- ha detto infine Gotor- perché davanti al monumento dedicato alla Porta d’Europa di Lampedusa hanno testimoniato con la loro presenza che dobbiamo batterci tutti i giorni per una Europa della solidarietà e dell’integrazione”.
È partita la marcia di Lampedusa per la commemorazione dei 368 migranti morti nel naufragio avvenuto il 3 ottobre del 2013 sulle coste dell’isola siciliana. Verso la Porta d’Europa, dove verrà gettata in mare una corona di fiori, i familiari delle vittime e i sopravvissuti portano lo striscione ‘Protect people not borders‘. Accanto a loro, il presidente del Comitato 3 ottobre che ha istituito la Giornata della Memoria e dell’accoglienza, Tareke Brhane, il sindaco di Lampedusa, Filippo Mannino, il sindaco di Legnano, Lorenzo Radice, e gli assessori di Roma Capitale alla Scuola e alla Cultura, rispettivamente Claudia Pratelli, in fascia tricolore, e Miguel Gotor, che per il secondo anno hanno portato due scuole romane alla commemorazione.
I 50 studenti e studentesse di terza media provenienti dagli istituti Poggiali Spizzichino e Octavia stanno percorrendo le strade di Lampedusa insieme ai circa 400 loro coetanei di altre scuole italiane ed europee. “Qui- ha detto loro il sindaco Mannino- si tocca con mano la morte e la vita insieme. Da trent’anni. Quando c’è una barca che sta affondando, un bimbo che si sbraccia e chiede aiuto, non si può rimanere indifferenti. L’invito che vi faccio è questo: qualunque sia la vostra appartenenza politica e il vostro credo religioso, metteteci sempre il cuore. E rimaniamo tutti umani”.
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