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In Formula 1 vince il “regolamentismo” FIA, tra ritardi e sanzioni lo show esce di pista

Il doppio pasticcio di Monza, ora la vittoria a scoppio ritardato di Perez. E mercoledì arriva il verdetto sul budget cap

Pubblicato:03-10-2022 16:46
Ultimo aggiornamento:03-10-2022 16:46

Red Bull Formula 1
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ROMA – La Fia sta migliorando. A Monza aveva lasciato piloti e team coi motori in folle per cinque ore prima di ufficializzare una griglia di partenza calcolata evidentemente col Rosatellum (Verstappen quarto o settimo, dipendeva dal calcolo dei resti). A Singapore ha congelato la bandiera a scacchi – col caldo-umido di Marina Bay, miracoli della burocrazia – prima di vidimare la vittoria di Sergio Perez, punito ex post di 5 secondi per non aver rispettato la distanza minima dalla safety car. Una delle due (quattro compreso le virtual) di un Gp a partenza ritardata, chiuso per raggiungimento tempo massimo. Con vari risvolti grotteschi.

La Fia ha impiegato tre ore per decidere, influendo sull’andamento della strategia di corsa: Leclerc in quella mezzora avrebbe potuto cambiare tattica, e magari puntare a tenersi nella forbice di svantaggio di 5 secondi che gli avrebbe regalato la vittoria. E alla fine ha sentenziato riassumendo due sanzioni da 5 secondi l’una in una sola da 5 secondi più ammonizione. Perez ha detto agli ufficiali di gara che la Safety andava troppo forte, e quelli invece di retrocederlo nei Kart gli hanno creduto. Amen.

La Formula Uno, in questi ultimi mesi spesi a contrabbandare un regolamento lambiccato di bizantinismi come “spettacolo”, s’è infilata in un porno per feticisti del codicillo. Non c’è gara o quasi in cui il sacro regolamento non finisca interpretato in decine di modi diversi, con polemiche annesse, e ritardi incomprensibili. E’ dall’ultimo giro dell’ultima gara dello scorso Mondiale – quando l’ei fu direttore Michael Masi ad Abu Dhabi “regalò” la vittoria a Max Verstappen inventandosi inedite regole d’ingaggio della Safety – che non se ne esce.


A Monza, dove pure la Sprint aveva incasinato il puzzle di penalizzazioni in griglia fino a farne un cubo di Rubik quasi irrisolvibile, la Fia per smontare i fantasmi del passato aveva tenuto dentro la Safety fino a chiudere la gara con una ignobile sfilata no contest, tra i fischi. Di pasticcio in pasticcio, frutto di regole scritte male e lette peggio, la Federazione accumula figuracce una dietro l’altra. La stessa gestione delle penalizzazioni è da salumeria di quartiere: “Sono 5 secondi, anzi 10, che faccio… lascio?”.

In Brasile l’anno scorso la Fia aprì un’inchiesta sull’ala mobile della Mercedes di Hamilton alle 23.15 italiane del venerdì, aspettando la mattina del giorno seguente per retrocedere l’inglese in ultima posizione al via della Sprint. Il sospetto è che a Mondiale già risolto in pista da un bel po’, dominato dalla Red Bull di Verstappen, il Circus stia facendo di tutto per restare tale: appetibile, sorprendente, anche quando bastano una manciata di punti per spegnere tutto. E come lo giustifichiamo adesso un calendario così lungo?

L’olandese si assicurerà il secondo titolo se finirà davanti a Leclerc e Perez di 112 punti dopo la gara di Suzuka. Volesse fare tutto da solo, gli basterebbe una vittoria con giro veloce. Serviva introdurre una nuova variabile per rimescolare un po’ le attese. Ed ecco fatto: per mercoledì è atteso il pronunciamento della federazione internazionale sui tetti di spesa della stagione scorsa. Le voci di inchiesta (e le accuse durissime di Ferrari e Mercedes) tirano dentro la Red Bull, e possibili penalizzazioni in classifica. Come ha scritto il Telegraph, “se la violazione della Red Bull sarà provata, i discorsi in Giappone passeranno molto rapidamente da ciò che Verstappen deve fare per vincere il suo secondo titolo mondiale, a cosa deve fare per tenersi il primo. Nessuno – nemmeno la Mercedes nei suoi sogni più sfrenati – si aspetta seriamente che gli venga tolto. Ma sono successe cose strane. Chissà cosa potrebbe decidere un panel indipendente”.

Se si tira una linea, e si cerca di trovare un minimo comune multiplo in mezzo a questi numeri da Circus resta un fattore univoco: la Formula 1 è preda di un regolamentismo agonistico che non ha paragoni in altri sport. La pista, il risultato sportivo, spesso possono aspettare. Tre ore, persino un anno.

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