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A Bologna ‘torna’ l’osteria dove si paga il ‘tempo’, non il cibo

I clienti potranno mangiare a volonta' entro il limite di tempo scelto, pagando un prezzo fisso

Pubblicato:03-10-2020 16:54
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:59
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bologna osteria tempo


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BOLOGNA – Un’ora di tempo per mangiare cibo a volonta’, ma quando scadono i 60 minuti si deve lasciare il posto a chi sta aspettando. Proprio come accadeva nel Novecento, a Bologna c’e’ un osteria che, per tamponare gli effetti della crisi post emergenza coronavirus, ha inventato una ‘ricetta’ anti-Covid andando a ripescare dalla tradizione. Da lunedi’ infatti, il ristorante in via De’ Coltelli, diventera’ ‘a tempo’ e si paghera’ per il tempo che si trascorre a tavola, non per la quantita’ di cibo che si consuma.

In pratica, i clienti che prenoteranno dovranno indicare l’ora di arrivo all’osteria e anche il tempo di permanenza, che puo’ essere di un’ora o due. Una volta arrivati, i proprietari di ‘Vagh in Ufezzi”, Mirco Carati e Antonella De Sanctis, mostreranno i nove piatti di cucina casalinga tra cui scegliere, che saranno diversi ogni giorno in base ai prodotti che offre il mercato alla mattina (ma crescentine e salumi non mancheranno mai!). Da li’, ordinando una sola pietanza alla volta, nel rispetto dei tempi di cottura del cibo (“non diventeremo un all you can eat”) i clienti potranno mangiare a volonta’ entro il limite di tempo scelto, pagando un prezzo fisso.

“In questi anni ci siamo resi conto che il prezzo medio varia da 18 a 20 euro, e per questo abbiamo fissato il prezzo a 18 euro (bevande escluse, ndr), per un’ora, che sale a 26 euro se si sceglie di rimanere due ore”, spiega De Sanctis.

Facendo i conti con gli effetti delle restrizioni per il coronavirus che hanno dimezzato i coperti del locale da 30 a 12, Carati e De Sanctis hanno trovato ispirazione dal passato. Nei primi anni del Novecento infatti, in via del Ghiton, al Pratello, c’era un’osteria in cui si mangiavano fagioli ‘a ore’ con tanto di cucchiai incatenati al tavolo per paura che venissero rubati.

“Cosi’ per andare avanti muoviamo un passo indietro facendo pagare il tempo che si trascorre a tavola mangiando e non quello che si consuma”, spiega il proprietario dell’osteria nel quartiere Santo Stefano.

Non per questo pero’, il cibo passa in secondo piano. Anzi, per i proprietari (che gestiscono tutto da soli, dalla cucina al servizio serale) e’ molto importante evitare gli sprechi e quindi, se a qualche cliente venisse in mente di ordinare tutti i piatti sul menu’ solo per la curiosita’ di assaggiarli, dovranno pagare un sovrapprezzo per quello che rimane nel piatto.

“Forse quello che ci spaventa di piu’ e’ far rispettare l’orario indicato, sia quando i clienti arrivano che quando devono andarsene”, spiega la coppia, che pero’ ha gia’ in mente due soluzioni. Ogni ora infatti, Antonella suonera’ una vecchia campana per ricordare ai clienti di lasciare spazio a quelli successivi; e per i ritardatari invece non ci saranno sconti, nell’ora di prenotazione valgono anche i minuti di ritardo. In pratica, se si prenota (un’ora) alle 20 e si arriva alle 20.20, ci si dovra’ alzare da tavola comunque alle 21.

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