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Minori, Golebiewski (Pim): “Anche se un genitore è manipolante, i bambini non si tolgono”

Jakub Stanislaw Golebiewski, fondatore e presidente dell'associazione Padri in Movimento, intervistato sulla Pas - Sindrome da alienazione parentale

Pubblicato:03-10-2020 15:02
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:59
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ROMA – “L’artificio dell’alienazione parentale in tutte le sue accezioni colpisce prevalentemente le madri, ma ci sono stati anche casi di accuse di alienazione parentale rivolte ai padri. La nostra posizione contro il costrutto della PAS rimane la stessa anche se non ci fosse alcun caso di PAS verso i padri. Non si puo’ promuovere e sostenere il desiderio di un padre separato ad essere presente con forza nella vita dei figli senza avere a cuore i diritti dei bambini e delle bambine che devono essere protetti da qualsiasi forma di violenza attuata dagli stessi padri o dalle madri. Anche io sono un papa’ separato e posso assicurare che esistono madri o padri che ostacolano la relazione con l’altro genitore o che condizionano i figli, ma si tratta di situazioni ancora accettabili se paragonate all’entita’ del fenomeno dei maltrattamenti in famiglia o degli abusi sui bambini“. A parlare, intervistato dall’agenzia Dire, sul fenomeno che vede i minori che hanno subito violenza diretta o assistita e finire con il genitore abusante o in casa famiglia, denunciato a piu’ riprese da DireDonne con l’inchiesta ‘mamme coraggio’ e’ Jakub Stanislaw Golebiewski, fondatore e presidente dell’associazione Padri in Movimento impegnata a denunciare quanto accade nei tribunali italiani in cui “la diagnosi di PAS e’ fatta da Consulenti Tecnici d’Ufficio- ha sottolineato il presidente- che suggeriscono l’affidamento dei figli al genitore rifiutato senza indagare i reali motivi del rifiuto stesso, rispondendo in questo modo alle pretese del genitore ‘alienato’ piuttosto che al grido di aiuto da parte dei minori. Una prassi che i trasforma in vera e propria violenza che va a scontrarsi con quanto previsto dalla Convenzione di Istanbul”.

L’associazione ‘Padri in movimento’ ha anche preso una posizione forte sul ‘Memorandum’ degli psicologi forensi che vede primo firmatario Guglielmo Gulotta e che ha rivendicato la PAS (l’alienazione parentale) come problema relazionale. “Ritengo- ha dichiarato il presidente Golebiewski- che ci sia ancora incapacita’ nel riconoscere e saper distinguere un conflitto dalla violenza, talvolta si rimane arroccati su pregiudizi, stereotipi e su un concetto proprietario della donna e della sua funzione all’interno della famiglia patriarcale. Ancora oggi la donna viene considerata nell’immaginario comune quale cardine della famiglia, custode delle relazioni familiari investita di un’aura di onnipotenza, facendo cadere moltissime madri nell’errore di sentirsi onnipotenti. Mi riferisco a quelle madri che ad esempio si schierano contro i congedi per paternita’, convinte che nessuno sia in grado di occuparsi dei figli se non loro stesse, non comprendendo che il padre e’ sempre una risorsa fondamentale per i propri figli. Ma le madri non sono onnipotenti. Mi ha molto colpito la recente testimonianza di una donna sottoposta a CTU che si e’ sentita dire dalla consulente ‘lei e’ responsabile della relazione tra il padre e i figli’. Da questo punto di vista le Consulenza Tecniche d’Ufficio possono diventare per le madri una sorta di ordalia: devono provare di non essere colpevoli e la prova consiste in una lunga tortura. Spesso mi chiedo come si fa ad essere responsabili della qualita’ della relazione che una terza persona instaura con i figli? “.

Ha aggiunto il presidente di PIM sul tipo di trattamento che subiscono i minori per esseri ‘riallineati’: “Nei casi di manipolazione il bambino e’ comunque legato al genitore che lo manipola e ha delle relazioni, ha amici, compagni di scuola, ha relazioni con professori, allenatori, la sua casa, la sua stanza, le sue abitudini. Sono convinto che strapparlo al suo contesto, per rinchiuderlo in una Casa Famiglia, senza piu’ alcun contatto non solo con la madre o i nonni ma anche con tutto il suo contesto amicale e’ una reazione piu’ che spropositata nel caso di rifiuto di un genitore. Per non parlare del ‘resettaggio’ che viene operato in queste strutture e che ricalca quella che Gardner chiamava la ‘terapia della minaccia’, ovvero intimidire il bambino minacciandolo che non vedra’ piu’ il genitore a cui comunque e’ legato. E allora mi chiedo, come si puo’ proteggere un bambino da una violenza psicologica, ovvero la manipolazione e la denigrazione di una figura importante, con un intervento cosi’ violento? E’ piu’ semplice punire il bambino per qualcosa di cui non e’ colpevole. I bambini vanno protetti e non sottoposti a trauma. Purtroppo sembra che tra i giudici non ci siano piu’ dei Salomone ma solo dei Ponzio Pilato: se ne lavano le mani delegando piena responsabilita’ alle CTU attuando ciecamente le loro direttive. Davanti ai nostri occhi avvengono violazioni continue dei diritti dei fanciulli, si sta scrivendo una brutta pagina della giustizia civile e minorile”.


Anche sui servizi sociali il presidente di ‘Padri in movimento’ ha assunto una posizione chiara: “Ogni assistente sociale dovrebbe essere l’occhio e l’orecchio del giudice ma invece di fare relazioni che descrivono in maniera oggettiva possibile le situazioni, esulano dal loro ruolo, non osservano, interpretano, danno giudizi, omettono o alterano fatti. I consulenti d’ufficio vanno oltre i quesiti del giudice e si spingono a indicare ai giudici che cosa devono fare, e in casi di violenza, in maniera arbitraria, contravvenendo alla Convenzione di Istanbul, e alle leggi che tutelano le vittime di violenza, si arrogano la facolta’ di escludere che ci sia stata violenza. Per esempio, ci sono Consulenti convinti che la violenza non e’ avvenuta perche’ la donna ha denunciato troppo tardi o troppo presto. Ma sono valutazioni soggettive che si fondano su pregiudizi. La mancanza di definizione di ruoli e competenze sta creando il caos. La deputata Veronica Giannone ha denunciato pubblicamente i conflitti di interesse nel sistema affidi e separazioni. Ci sono giudici onorari che svolgono l’attivita’ di assistenti sociali, ci sono curatori speciali che nella quasi totalita’ dei casi sono avvocati che nominano se stessi come legali dei minori e chiedono allo Stato i rimborsi spese come curatori per poi presentare, successivamente come avvocati, parcelle salatissime ai genitori; ci sono tutori che presentano rimborsi spese a genitori di oltre mille euro anche se hanno visto solo due volte i bambini; ci sono CTU che fanno diagnosi di PAS e suggeriscono di inviare il genitore ‘alienante’ a fare percorsi psicologici, naturalmente a pagamento, presso strutture in cui lavorano. Ci sono avvocati che hanno interessi in Case Famiglia. Ancora oggi non abbiamo un dato certo sul numero di minori rinchiusi nelle Case Famiglia e questo ci porta a riflettere su quanta poca attenzione viene data a questo delicato problema. Le Case Famiglia oggi ricevono rette su compenso forfettario, mentre si dovrebbero chiedere le voci di spesa, inoltre ci sono stati diversi scandali che hanno visto coinvolte alcune Case Famiglia, chiuse per maltrattamenti e abusi sessuali su adolescenti o bambini. E’ evidente- ha concluso- che non c’e’ un controllo adeguato sulla qualita’ di questi luoghi, sulle competenze del personale, sul numero delle persone assunte, sulla loro formazione, su cosa offrono e cosa fanno. Sono terre di nessuno a cui vengono consegnati i nostri figli con un biglietto di sola andata”.

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