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Caso Antoci, l’attentato mafioso è l’ipotesi meno plausibile

Questa la conclusione a cui è giunta la Commissione parlamentare antimafia dell'Ars sull'attentato che risale al maggio del 2016. L'ex presidente del Parco dei Nebrodi: "Sono basito"

Pubblicato:03-10-2019 09:44
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:46

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PALERMO – Delle tre ipotesi formulate – quella di un attentato mafioso fallito, di un atto puramente dimostrativo o di una simulazione – quella del fallito attentato mafioso con intenzioni stragisteappare la meno plausibile“. Questa la conclusione a cui è giunta la Commissione parlamentare antimafia dell’Ars al termine dei cinque mesi di lavoro sul ‘Caso Antoci’. L’inchiesta era partita “dall’esigenza di ricostruire e di ripercorrere analiticamente” movente, dinamica, esiti investigativi e giudiziari dell’attentato subito dall’allora presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci la notte tra il 17 e il 18 maggio 2016. Sulla base di tale conclusione secondo la commissione, che ha votato il documento all’unanimità dei presenti, “andrebbero riaperte le indagini sui fatti del maggio 2016”.

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ANTOCI: BASITO PER CONCLUSIONI ANTIMAFIA ARS

“Rimango basito di come una Commissione, che solo dopo tre anni si occupa di quanto mi è accaduto, possa arrivare addirittura a sminuire il lavoro certosino e meticoloso che per ben due anni la Dda di Messina e le forze dell’ordine hanno portato avanti senza sosta, ricostruendo gli accadimenti con tecniche avanzatissime in uso alla polizia scientifica di Roma e che oggi rappresentano per l’Italia un fiore all’occhiello. Tali tecniche sono state utilizzati inizialmente per ricostruire due attentati: quello di via d’Amelio e quello perpetrato contro di noi quella notte sui Nebrodi”. Lo dice l’ex presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci, commentando la relazione della commissione Antimafia dell’Ars.


Secondo la commissione, che nel corso del suo lavoro ha effettuato diverse audizioni, “non è plausibile che quasi tutte le procedure operative per l’equipaggio di una scorta di terzo livello, qual era quella di Antoci, siano state violate“, così come “non è plausibile che gli attentatori, almeno tre, presumibilmente tutti armati, non aprano il fuoco sui due poliziotti sopraggiunti al momento dell’attentato”. “Non è plausibile che, sui 35 chilometri di statale a disposizione tra Cesaro e San Fratello, il presunto commando mafioso scelga di organizzare l’attentato – ancora la commissione – proprio a due chilometri dal rifugio della Forestale, presidiato anche di notte da personale armato, né è plausibile che gli attentatori non fossero informati su questa circostanza”.  E ancora: “Non è comprensibile la ragione per cui il vicequestore aggiunto Manganaro non trasmetta le sue preoccupazioni ai poliziotti di scorta di Antoci salvo poi cercare di raggiungerli temendo che potesse accadere qualcosa senza nemmeno tentare di mettersi in contatto telefonico con loro”. 

Per la commissione, inoltre, “non è comprensibile la ragione per cui non sia stato disposto un confronto tra i due funzionari di polizia, Manganaro e Ceraolo, che su molti punti rilevanti hanno continuato a contraddirsi e ad offrire ricostruzioni opposte”.

M5S ARS: COMUNQUE VITTIMA, SI CONTINUI A INDAGARE

“Antoci gli spari li ha subiti ed è stato la vittima inconsapevole di un attentato. Questo emerge dalla relazione approvata oggi in Antimafia, verso la quale abbiamo espresso il nostro voto favorevole”. Lo dicono i deputati M5s dell’Ars, Antonio De Luca e Roberta Schillaci. 

“È stata confermata – sottolineano i deputati – la bontà del lavoro e della ricostruzione fatta dagli inquirenti, tuttavia riteniamo si debba continuare a profondere impegno per scoprire chi ha attentato alla vita di Antoci, perché indipendentemente dalla matrice ideativa ed esecutiva dell’attentato, un attentato c’è stato e di esso Antoci è certamente vittima. Confermata inoltre – aggiungono De Luca e Schillaci – la validità del protocollo Antoci, che è riuscito a dissipare le truffe dei fondi europei, un tema che costituisce il più probabile movente dell’attentato”. 

“Sarebbe auspicabile – prosegue Schillaci – che la commissione Antimafia chiedesse alla Procura di Patti di riaprire le indagini sulle strano decesso di due poliziotti, Todaro e Granata (decessi avvenuti oltre un anno fa e a distanza di un giorno l’uno dall’altro) del commissariato di S. Agata di Militello”.

ANTOCI : “SULLA MAFIA DEI TERRENI NESSUNA INCHIESTA”

“La Commissione, con mio grande rammarico, ha prestato il fianco, attraverso una relazione ove si evidenziano più tesi, al “mascariamento” e alla delegittimazione, utilizzando audizioni di soggetti che non citano mai le loro fonti bensì il sentito dire o esposti anonimi che la magistratura, dopo attenta valutazione e trattazione, ha dichiarato essere calunniosi – aggiunge Antoci -. Senza considerare che alcuni dei soggetti auditi hanno in corso procedimenti giudiziari sul piano generale, e in particolare per diffamazione sull’accaduto, o procedimenti passati, conclusi con la penale affermazione del reato di falso”. L’ex presidente del Parco dei Nebrodi poi aggiunge: “Non potrà mai il presidente Fava trovarmi d’accordo su quanto espressomi durante la mia audizione, quando mi affermò che i magistrati e le forze dell’ordine hanno lavorato male. Non è così, proprio non è così. Hanno invece dato il massimo di quello che potevano dare, mettendo le migliori intelligenze in campo e le migliori ultime tecniche investigative e informatiche esistenti. Come mai – aggiunge Antoci – la Commissione, come prevede la legge regionale, non si è occupata anche dei milioni di euro che sono stati colpiti dal ‘Protocollo Antoci’ e delle possibili connivenze che andavano verificate all’interno dell’apparato regionale che per anni ha assistito inerme ad un affare che, per molti versi, si è rivelato per la mafia maggiore del lucroso mercato delle droga? Sulla mafia dei terreni nessuna inchiesta. Sul loro sistema di collusioni nessun accertamento. Nessun atto a favore dei poveri agricoltori e allevatori che per anni hanno subito le vessazioni dei mafiosi rubando loro la dignità, i diritti e il futuro”.

FAVA: AFFRONTATI OPACITÀ E VUOTI DI VERITÀ

Sul caso dell’attentato a Giuseppe Antoci “la Commissione ha cercato di approfondire i numerosi interrogativi lasciati aperti dal decreto di archiviazione disposto dal gip di Messina e, al tempo stesso, di affrontare, attraverso una minuziosa ricostruzione dei fatti, le opacità, le contraddizioni e i vuoti di verità che permangono da tre anni su questa vicenda”. Lo dice il presidente della commissione Antimafia dell’Ars, Claudio fava, sull’esito delle indagini portate avanti sui fatti che riguardano l’ex presidente del Parco dei Nebrodi.

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