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Processo Cucchi, il pm: “I depistaggi sulla morte di Stefano sono da film horror”

Requisitoria nell'aula bunker di Rebibbia per il Cucchi bis

Pubblicato:03-10-2019 08:48
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:46

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ROMA – “Nella vicenda Cucchi i depistaggi hanno toccato picchi da film dell’orrore. La responsabilità è stata scientificamente indirizzata verso tre agenti della Polizia penitenziaria. Ma il depistaggio ha riguardato anche un ministro della Repubblica (Alfano, ndr.) che è andato in Senato e ha dichiarato il falso davanti a tutto il Paese”. Lo ha detto il pubblico ministero Giovanni Musarò in Corte d’Assise, nell’aula bunker di Rebibbia, dove il magistrato sta ultimando la requisitoria del processo ‘Cucchi bis’.

Il procedimento è a carico di cinque militari dell’Arma dei Carabinieri, accusati a vario titolo del pestaggio e della morte del geometra romano Stefano Cucchi avvenuta il 22 ottobre del 2009.

“QUESTO NON È UN PROCESSO ALL’ARMA”

“I depistaggi del 2009 assumono grande rilevanza, perché hanno condizionato la ricostruzione dei fatti oggetto di questo processo. E allora concentriamoci su quanto accadde nel 2009, partendo dal momento successivo alla morte di Stefano Cucchi. Con una doverosa premessa: questo non è un processo all’Arma dei Carabinieri, come la difesa di Roberto Mandolini ha insinuato nel corso dell’udienza dell’8 marzo 2019 per opporsi alla richiesta di acquisizione della nuova documentazione. Questo è un processo contro cinque esponenti dell’Arma dei Carabinieri i quali nel 2009, come altri esponenti dell’Arma, oggi imputati in altro procedimento penale (il riferimento è al generale Alessandro Casarsa, al colonnello Francesco Cavallo, al tenente colonnello Luciano Soligo, al luogotenente Massimiliano Colombo Labriola e al carabiniere Francesco Di Sano, imputati nel procedimento sui depistaggi, ndr.) violarono il giuramento di fedeltà alle leggi e alla Costituzione, tradendo innanzitutto l’Istituzione di cui facevano e fanno parte”. Così il pubblico ministero Giovanni Musarò in Corte d’Assise, nell’aula bunker di Rebibbia, dove il magistrato sta ultimando la requisitoria del processo ‘Cucchi bis’. Il procedimento è a carico di cinque militari dell’Arma dei Carabinieri, accusati a vario titolo del pestaggio e della morte del geometra romano Stefano Cucchi avvenuta il 22 ottobre del 2009.


“La migliore riprova di tale assunto – ha detto il pm – è rappresentata dal fatto che l’acquisizione di alcuni elementi decisivi, sia ai fini di questo processo sia ai fini di quello sui depistaggi del 2015, è stata possibile grazie alla leale collaborazione offerta nel 2018 e nel 2019 proprio dall’Arma dei Carabinieri, in particolare dal Comando Provinciale dei Carabinieri di Roma, dal Reparto Operativo e dal Nucleo Investigativo, i cui componenti hanno profuso impegno e intelligenza ai fini della esatta ricostruzione dei fatti: ci si riferisce in particolare al rinvenimento di documenti che sono risultati di fondamentale rilevanza e che a breve verranno analizzati. E in proposito, per sgomberare definitivamente il campo da strumentali insinuazioni, non si può sottacere che straordinaria importanza, anche dal punto di vista simbolico, ha assunto la costituzione di parte civile del Comando Generale dei Carabinieri nel cosiddetto processo dei depistaggi”.

PM: A MINISTRO FECERO DICHIARARE FALSO, FATTO DI GRAVITÀ INAUDITA

“Se un ministro va in Aula e dichiara il falso sulla base di atti falsi, questo è un fatto di una gravità inaudita. Di questo stiamo parlando in questo processo, anche se è una verità scomoda”. Così il pm Giovanni Musarò durante la requisitoria finale del processo Cucchi bis, a carico di 5 carabinieri accusati a vario titolo del pestaggio e della morte del geometra romano nel 2009. Il riferimento è alla giornata di martedì 3 novembre 2009, quando nell’Aula del Senato il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, nell’ambito dell’informativa del governo sulla morte di Stefano Cucchi, venne chiamato a riferire sulle circostanze della sua morte.

PM: PRIMA DI ARRESTO STEFANO STAVA BENE, ERA ANDATO IN PALESTRA

“Il 15 ottobre del 2009, il giorno dell’arresto, Stefano Cucchi stava bene, era andato anche in palestra. Era uno sportivo. Era uno che si allenava tutti i giorni, praticava la boxe. Non era tossicodipendente e non era sieropositivo”. Lo ha detto il pm, Giovanni Musarò, durante la sua requisitoria nell’aula bunker di Rebibbia nel corso del processo bis sulla morte di Stefano Cucchi, arrestato il 15 ottobre del 2009 per droga e deceduto una settimana dopo all’ospedale Sandro Pertini di Roma.

PM: SI È SPECULATO SU MAGREZZA FISICA DI STEFANO

“Stefano Cucchi era magro, era sottopeso, pesava circa 43 kg perché aveva la necessità di stare sotto i 44 kg dato che doveva combattere nei pesi ‘super mosca’. Non era una magrezza patologica. Sul tavolo dell’obitorio invece pesava 37 kg. Perché perse 6 kg in 6 giorni? Perché durante la degenza al Pertini non si alimentava a causa del trauma subito. Si è speculato sulla sua magrezza”. Lo ha detto il pm di Roma, Giovanni Musarò, durante la sua requisitoria nell’aula bunker di Rebibbia nel corso del processo bis sulla morte di Stefano Cucchi, arrestato il 15 ottobre del 2009 per droga e deceduto una settimana dopo all’ospedale Sandro Pertini di Roma. Nel procedimento sono accusati a vario titolo 5 carabinieri.

“Nel comportamento di Cucchi all’ospedale Pertini- ha detto Musarò- vi era un atteggiamento di chiusura, chiarissimo sintomo da ‘disturbo post traumatico da stress’ a causa del pestaggio subito, come dichiarato dal professore Vigevano. Cucchi rifiutava le cure- ha aggiunto- e prendeva le medicine solo quando venivano aperte davanti”.

PM: FU PESTAGGIO VIOLENTISSIMO AGGRAVATO DA SUA MINORATA DIFESA

“Un pestaggio violentissimo in uno stato di minorata difesa. Sono due le persone che lo aggredirono, colpendolo anche con calci in faccia quando era già a terra. Di questo stiamo parlando. La minorata difesa deriva dal suo stato di magrezza”. Lo ha detto il pm, Giovanni Musarò, durante la sua requisitoria a Roma nell’aula bunker di Rebibbia nel corso del processo bis sulla morte di Stefano Cucchi, arrestato il 15 ottobre del 2009 per droga e deceduto una settimana dopo all’ospedale Sandro Pertini. Nel procedimento sono accusati a vario titolo 5 carabinieri.

PM: IMPOSSIBILE NEGARE NESSO CAUSALITÀ TRA PESTAGGIO E MORTE

“È impossibile dire che non ci sia un nesso di causalità tra il pestaggio e la morte” di Stefano Cucchi. Lo ha detto il pm Giovanni Musarò nella sua requisitoria al processo in corso nell’aula bunker di Rebibbia. “I periti parlano di multifattorialità a produrre la morte di Cucchi. Ma tutti i fattori hanno un unico denominatore: sono connessi al pestaggio, sono connessi al trauma subito da Cucchi”, ha aggiunto.

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