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Teatro in carcere, la Marianna Ucrìa delle detenute del ‘Pagliarelli’

In scena il 12 ottobre con compagnia Oltremura; online il crowdfunding

Pubblicato:03-10-2018 14:19
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:38

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ROMA – “A muovere il nostro progetto è la ricerca di un’autenticità che queste donne detenute riescono ad esprimere, acquisendo una potenza teatrale fortissima. Il mio ruolo è farmi portavoce della loro urgenza di comunicare, di trasformarla in linguaggio teatrale”. A raccontare all’agenzia di stampa Dire il progetto teatrale ‘Oltremura lab’, nato nel 2015 con le detenute della sezione femminile dell’istituto penitenziario ‘Antonio Lo Russo Pagliarelli’ di Palermo, è la sua ideatrice e coordinatrice, Claudia Calcagnile, regista e presidente dell’associazione Mosaico che da anni realizza attività teatrali in contesti di marginalità.

È al ‘Pagliarelli’ che le suggestioni assorbite dalla regista alla scuola di Teatro sociale e Arti performative ‘Isole comprese’ di Firenze hanno preso vita, con la compagnia Oltremura – di cui negli anni hanno fatto parte oltre sessanta detenute – e due spettacoli: ‘Di quel poco e del niente’, rappresentato nel 2016 e nel 2017 all’interno del carcere e al Teatro Stabile Biondo di Palermo, e ‘In stato di grazia’, pièce liberamente ispirata a ‘La lunga vita di Marianna Ucrìa’ di Dacia Maraini, che andrà in scena venerdì 12 ottobre alle 17 al teatro del ‘Pagliarelli’ con una ventina di giovani detenute (25-30 anni). “È uno spettacolo costruito su immagini, non c’è una storia raccontata- spiega Calcagnile- Il testo è stato scelto sulla base di alcune suggestioni arrivate nel corso del laboratorio, durante il quale leggiamo e rielaboriamo il testo di riferimento cercando un filo conduttore con la nostra esperienza di compagnia”.


È Marianna Ucrìa il primo e fondamentale elemento di vicinanza: “Marianna è una donna palermitana di nobile famiglia diventata sordomuta a causa di un trauma che lei rimuove- racconta Calcagnile- è costretta ad andare in sposa allo zio e ad assolvere ai suoi doveri di brava moglie. Ci siamo quindi interrogate su quale fosse la nostra gabbia e quale il nostro strumento di emancipazione, che Marianna aveva trovato nei libri”. È il teatro, lo strumento di libertà e emancipazione portato in scena dalle detenute del ‘Pagliarelli’, quello spazio aperto che abbatte le sbarre che ingabbiano e trasforma queste donne in protagoniste della propria storia: “Le detenute non interpretano dei personaggi, quando sono in scena restano loro stesse, con la loro storia, che può essere la stessa di chiunque altro- chiarisce la regista- Io non porto dei copioni, la drammaturgia nasce all’interno del laboratorio, attraverso un lavoro che cerca di tirare fuori elementi che possono essere trasformati in chiave poetica, legati al senso che noi stiamo cercando”.

Un’esperienza che per Calcagnile è “un lavoro di ricerca rispetto al desiderio di autenticità che queste donne riescono ad esprimere”, utile “al percorso trattamentale che le detenute fanno” ma anche al teatro. “Credo fortemente nel valore artistico dell’Oltremura lab perché il teatro necessita di verità e queste donne sono assolutamente capaci di dare questo tipo di contributo- sottolinea la presidente dell’associazione Mosaico- Ogni anno affrontiamo temi che riguardano la condizione umana, come quello della rinascita, scelto lo scorso anno. Si tratta comunque di temi trasversali, di condizioni che in un penitenziario possono essere esasperate ma che un esser umano vive anche da libero”. Con il tempo le detenute acquisiscono maggiore fiducia in se stesse, competenze rispetto a come muoversi sullo spazio scenico e una maggiore consapevolezza della propria voce, delle proprie capacità espressive, del proprio corpo in relazione allo spazio: “Al di là di aspetti più tecnici- ragiona Calcagnile- cooperare per raggiungere un obiettivo comune, cioè portare in scena uno spettacolo, crea un clima di maggiore serenità. E per me questo è un arricchimento umano e professionale enorme”.

‘Oltremura lab’ è interamente finanziato dall’associazione Mosaico che grazie a donazioni private ed eventi di autofinanziamento è riuscito a tenerlo in piedi per tre anni consecutivi. Per dare continuità al progetto l’associazione ha deciso di avviare quest’anno una campagna di crowdfunding sulla piattaforma Produzioni dal basso al link https://www.produzionidalbasso.com/project/in-stato-di-grazia-teatro-in-carcere/. “Abbiamo un obiettivo economico di 5mila euro che servirebbero a sostenere le spese di produzione che per ora sono a carico dell’associazione- spiega Calcagnile- Il progetto è riconosciuto, anche l’università degli studi di Palermo lo sta seguendo e alcune studentesse sono entrate con noi in carcere per realizzare il proprio lavoro di tesi su questo progetto. Purtroppo però non c’è un riconoscimento economico“.
La campagna di raccolta fondi sarà attiva fino al 31 dicembre. Tutti i sostenitori riceveranno diverse ricompense, dalle stampe inedite del progetto fotografico ‘Io sono Marianna’, curato da Francesco Paolo Catalano e nato all’interno del laboratorio teatrale, alle shopping bag serigrafate, a un quaderno in edizione limitata ispirato allo spettacolo ‘In stato di grazia’ realizzato dallo studio Edizioni Precarie.

(foto di Francesco Paolo Catalano)

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