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Legionella a Parma, via da scuola l’acqua in caraffa

La misura è stata decisa in via precauzionale nella scuola del quartiere Montebello di Parma

Pubblicato:03-10-2016 17:06
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:08

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caraffaPARMA – Stop all’acqua in caraffa nella scuola del quartiere Montebello di Parma, dove si è riscontrato un focolaio di legionella che ha colpito in questi giorni una ventina di persone e provocato, domenica scorsa, il decesso di un’anziana. Si tratta però di una misura precauzionale perché, come spiega il sindaco Federico Pizzarotti, adottata “con la piena consapevolezza che non si prende la legionella bevendo l’acqua del rubinetto“. Iren ha inoltre provveduto ad aumentare la dose di cloro disinfettante nel pozzi che servono le utenze del quartiere, mentre si attendono per oggi gli esiti, almeno parziali, delle indagini svolte per scoprire l’origine della diffusione del morbo. “Purtroppo- dice il sindaco- nonostante l’impegno di Arpa, Iren, Comune e Aziende sanitarie, non è facile individuare la fonte del contagio, è necessario agire sopratutto sulla prevenzione”. Tuttavia, prosegue Pizzarotti “non dobbiamo spargere allarmismo: in situazioni come queste tutte le istituzioni e i politici dovrebbero remare nella stessa direzione, cercando di evitare panico ingiustificato. La prima cosa da fare è seguire le indicazioni dei medici: per i cittadini che vivono nel quartiere Montebello bastano poche attenzioni per evitare il rischio di essere contagiati”.

Pizzarotti (8)Riguardo all’aumento di casi registrati negli ultimi giorni, Pizzarotti invita a considerare “che ci sono una decina di giorni di incubazione, quindi probabilmente si tratta di persone che avevano contratto il virus prima che ne fosse nota la presenza”. La legionella comunque “non si trasmette da persona a persona e non ha origini alimentari”. Inoltre, sottolinea Pizzarotti, “per persone in normale situazione di salute è una malattia curabile, che può avere effetti più gravi su persone in situazioni gravemente compromessa da altre patologie”.

di Mattia Caiulo, giornalista professionista


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