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Muore detenuto 62enne in Egitto, le figlie: “Negate le cure necessarie”

Ahmed Abdelnabi Mahmoud era rinchiuso da quasi due anni nel carcere di massima sicurezza di Tora, nella capitale, dove attendeva il processo per il reato di affiliazione a gruppo terroristico

Pubblicato:03-09-2020 17:46
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:49

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ROMA – Mentre al Cairo si svolge la visita ufficiale dell’Alto rappresentante per la politica estera europea, Josep Borrell, per discutere col presidente Abdel Fattah Al-Sisi “temi di comune interesse”, giunge la notizia di un altro detenuto morto in un carcere egiziano per non aver ricevuto l’assistenza medica di cui avrebbe avuto bisogno.
Ahmed Abdelnabi Mahmoud aveva 62 anni ed era rinchiuso da quasi due anni nel carcere di massima sicurezza di Tora, nella capitale, dove attendeva il processo per il reato di affiliazione a gruppo terroristico.
L’uomo e’ deceduto ieri, ma come riferisce una delle figlie sul suo account Facebook, la famiglia non e’ stata informata delle cause. L’ipotesi pero’, e’ che l’uomo abbia perso la vita per non aver ricevuto adeguata assitenza medico-sanitaria per le patologie di cui soffriva.
Come informa in una nota ‘Human rights watch’, la detenzione cautelare di Mahmoud e’ iniziata a dicembre del 2018 insieme alla moglie, Raia Abdallah, e ad una delle loro figlie, Yosr Abdelnabi, con la stessa accusa. All’epoca dei fatti le due donne avevano rispettivamente 62 e 24 anni, e mentre la piu’ giovane e’ stata rilasciata dopo una ventina di giorni, la madre ha lasciato il carcere a maggio del 2019.
Il gruppo terroristico citato dall’accusa sarebbe la fratellanza musulmana, uno storico partito egiziano proclamato gruppo terrorista dal presidente Al-Sisi.
Una volta in carcere, i familiari di Mahmoud ne avevano chiesto piu’ volte il rilascio per via dei suoi problemi di salute. Gia’ prima dell’arresto l’uomo soffriva di varie patologie tra cui il diabete e calcoli renali, tuttavia a Tora non avrebbe ricevuto nessun tipo di cure. Alle figlie il 62enne aveva anche raccontato che a Tora gli agenti lo avevano ripetutamente picchiato, e a detta delle donne – che ora risiedono negli Stati Uniti – avrebbe sviluppato un disordine da stress post-traumatico per il quale non avrebbe ricevuto nessun trattamento specifico.
Da tempo le organizzazioni per i diritti umani denunciano le violenze commesse nelle sovraffollate carceri egiziane, dove dal 2013 – anno del colpo di stato che ha portato alla presidenza il generale Al-Sisi – sono finiti migliaia di oppositori politici, intellettuali, giornalisti, attivisti e semplici esponenti della societa’ civile.
Sempre in queste ore un’organizzazione locale, la Egyptian Coordination for Rights and Freedoms, ha denunciato la morte di altre tre persone in tre diversi istituti penitenziari tra il 31 agosto e il 2 settembre.
Per questo su Twitter, la rete EuroMed Rights ha criticato la visita dell’Alto rappresentante Borrell di quest’oggi: “La situazione dei diritti umani in Egitto e’ la peggiore mai registrata in epoca recente. Ma dove sta il forte appello per il rispetto dei diritti umani rivolto dall’Ue alle autorita’ egiziane?”.

Come fanno sapere dalla Commissione europea, i colloqui tra il rappresentante della politica estera e i vertici del governo egiziano prevedono temi regionali quali il dossier libico, il processo di pace in Medio oriente, la crisi nel mediterraneo orientale e la costruzione della Diga etiopica del rinascimento sul Nilo. Scopo dei colloqui, anche quello di rafforzare la cooperazione tra il Cairo e l’Ue, per questo saranno affrontate questioni “che stanno a cuore ai cittadini tra cui l’ambiente, l’energia, la gestione dell’acqua, lo sviluppo socio-economico, l’istruzione, la sanita’ e lo sviluppo rurale”.

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