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ROMA – “Siamo venezuelani e chiediamo la libertà”, “Diciamo no alla dittatura”, “Il governo è già caduto”, “Fuori Maduro”: così cantano le decine di venezuelani residenti in Italia e attivisti che si sono dati appuntamento in un caldo pomeriggio agostano a via dei Fori Imperiali, a Roma, per opporsi alla rielezione del presidente uscente, Nicolas Maduro. In queste ore la commissione elettorale nazionale del paese che conta 40 milioni di abitanti lo ha confermato al terzo mandato con oltre il 51% delle preferenze.
Le opposizioni invece denunciano brogli nei conteggi e sostengono la vittoria del principale avversario, Edmundo González Urrutia, che avrebbe invece ottenuto il 67% dei voti, con 7.173.152 voti, contro i 3.250.424 voti di Nicolás Maduro (30%), con lo scrutinio dell’81,85% delle schede, stando al sito resultadosconvzla.com.
Nelle proteste seguite alla proclamazione dei voti, almeno 17 persone sono rimaste uccise, stando alle organizzazioni nazionali di difesa dei diritti umani citate dagli organizzatori del sit-in, che si svolge in contemporanea anche a Milano, Firenze, Pescara e Marina di Camerota. Inoltre, secondo le stesse associazioni, sarebbero migliaia gli arresti; individuato anche l’uso di armi letali da parte di civili armati legati alle forze dell’ordine.
Al centro delle denunce il processo elettorale: stando alle opposizioni, che stanno ricalcolando i dati a partire dai verbali elettorali, i risultati sarebbero stati falsati. Impedito inoltre l’accesso agli osservatori elettorali internazionali nonché la possibilità per molti residenti all’estero di accedere al voto.
Nelle ultime ore poi negato l’accesso ai media stranieri, con due inviati della RAI arrestati e respinti dal Paese: Marco Bariletti e Ivo Bonato. “Agli italiani che ci vedono qui riuniti- spiegano dal megafono gli organizzatori- vogliamo dire che siamo venezuelani che chiedono la pace per il loro paese, e che danno solidarietà ai fratelli in Venzuela che vengono perseguitati, arrestati, torturati, uccisi”. Ricordati poi i quasi 8 milioni di venezuelani nel mondo “fuggiti dalla dittatura”, di cui “4 milioni a cui è stato impedito di votare per ostacoli burocratici” oppure “perché all’estero non risultava il loro nome nel registro elettorale”.
Tanti i casi, secondo gli attivisti, di venezuelani residenti in altri paesi che pur avendo portato a termine la procedura per il trasferimento di residenza – e quindi del nuovo seggio di appartenenza – si sono ritrovati non iscritti ai seggi. Stando ancora al movimento civile, 22.413 hanno ricevuto la tessera per il voto dall’estero, di cui il 94% avrebbe votato per Urrutia: “se prendiamo in considerazione già soltanto questo dato possiamo dedurre che Maduro non può aver vinto con oltre il 51%” dice alla Dire uno dei responsabili del sit-in.
Presente anche Antonio Sottilo, consigliere del IX municipio di lista civica, di origine italo-venezuelano. Sollecitato sul ruolo dell’Italia nella vicenda, margine del presidio alla Dire dichiara: “Pur appartenendo a correnti opposte, riconosco che il vicepremier Tajani ha sempre sostenuto la causa venezuelana. Chiedo però che avvenga un appoggio concreto e maggiori pressioni da parte dell’Italia, dai comuni al governo. In Venezuela tutto è iniziato nel 1999 con il presidente Chavez e continuato dal 2013 con Maduro, e la situazione non ha fatto che aggravarsi. Furono elezioni regolari, certo, ma non possiamo dirlo di quelle di domenica scorsa. Il governo falsifica i dati, e ha respinto gli osservatori internazionali tra cui quelli UE. Per questo- conclude Sottilo- l’Italia deve alzare la voce come ha fatto per l’Ucraina. Il Venezuela, non lo dimentichiamo, ospita una delle più numerose comunità italiani in America Latina”.
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