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Indagine della commissione Femminicidio su Pas nei tribunali: “A ottobre relazione in Parlamento”

Intervista alla presidente Valente: "Capiremo come viene percepita la violenza in tribunale"

Pubblicato:03-08-2020 09:48
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:43
Autore:

valeria-valente
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ROMA – La Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio ha da tempo rivolto attenzione a come la violenza venga letta e riconosciuta nei tribunali, al fenomeno della PAS, a se e quante volte sia derubricata a conflitto nelle cause di separazione e di affido dei minori. E’ la sintesi dei temi e delle riflessioni che la Presidente della Commissione, la senatrice Valeria Valente, ha affrontato in un’intervista esclusiva all’agenzia Dire in cui ha presentato il lavoro della Commissione in questo ambito.

In occasione della presentazione del Protocollo di Napoli, il 24 giugno scorso, Lei Presidente, ha parlato di un documento che la Commissione presenterà in Parlamento sui temi dell’alienazione parentale e dell’affido dei minori nelle separazioni per violenza domestica. Ci può dire qualcosa in più, anche sui tempi?

“L’indagine è suddivisa in tre filoni. Un primo ha avuto come tema la specializzazione e competenza degli operatori del sistema giustizia sul tema della violenza, con un focus sui tribunali civili. Si è trattata di un’indagine più quantitativa che ha coinvolto i tribunali, le procure e hanno risposto oltre 90%, ma ha riguardato anche gli ordini professionali di avvocati e psicologici e il CSM. Un’ indagine principalmente quantitativa con lo scopo qualitativo però di appurare i criteri di specializzazione nel richiedere una CTU, quanti e quali corsi si facciano, quanti per i magistrati, quanti uomini e quante donne vi partecipino.


Un secondo filone, qualitativo, ha riguardato un’indagine dentro i fascicoli su come sia stata trattata la violenza nei processi, troppo spesso derubricata a conflitto. Andremo a vedere quante volte sia stata usata questa parola, quante volte la violenza non venga riconosciuta, quante volte si parli di PAS e le conseguenze che questo genera nell’ affido dei minori. E quindi quante volte il tema violenza entri nella valutazione della responsabilità genitoriale. Abbiamo definito, con la collaborazione di Linda Laura Sabbadini, una nostra consulente, un campione rappresentativo, tra tribunali del nord, sud, piccoli e grandi e proprio la settimana scorsa abbiamo individuato un campione di 572 fascicoli e andremo a visionarli uno ad uno. Il terzo e ultimo filone invece è quello delle nostre audizioni e segnalazioni. Abbiamo audito mamme coinvolte in cause su separazione per violenza, ma la prossima settimana audiremo anche assistenti sociali e psicologi, oltre a tener conto delle segnalazioni che ci arrivano. L’auspicio è che entro il mese di settembre completeremo il lavoro e potremo presentare la relazione in Parlamento entro ottobre”.

Quale sarà la procedura che seguirà la Commissione?

“I 572 fascicoli sono un campione statistico rappresentativo di tutte le separazioni giudiziali con affido di minori e sono dunque stati individuati in modo casuale, stabiliti determinati criteri. Stiamo finendo di elaborare un questionario sulla base del quale magistrate che si occupano di civile, penale e minorile, avvocati dei centri antiviolenza, esperte dei tribunali dei minori e psicologhe faranno un’istruttoria leggendo i diversi fascicoli. Quello che vogliamo capire è se e come la violenza viene percepita e letta dagli operatori di giustizia, anche quando le donne non la denunciano, rischiando di rimanere sotto traccia in una separazione. Cosa che violerebbe la convenzione di Istanbul della cui piena attuazione noi come Commissione dobbiamo farci carico. La valutazione finale delle risultanze di questa ricerca ovviamente sarà dell’intera commissione. La Commissione, lo ricordo, non è un tribunale di seconda istanza, ha l’obiettivo di individuare criticità e vulnus lì dove esistono, nella maniera più oggettiva e seria possibile per consentire a noi tutte e tutti di contrastare al meglio il fenomeno strutturale e culturale della violenza di genere”.

Qual è stata la reazione degli tribunali alla vostra indagine?

“Tempestiva. Forse un po’ meno i Tribunali per i minorenni. Non posso comunque prefigurare l’esito, i dati sono in elaborazione”.

L’interesse della Commissione sul tema degli affidi ipotizza un ampliamento delle competenze del suo mandato?

“Abbiamo sempre parlato della violenza assistita dei minori come di una violenza diretta a tutti gli effetti. Allo stesso modo una madre che assiste ad una violenza sul proprio figlio (costretto ad un collocamento che non vuole, o ad una casa famiglia) è una violenza diretta sulla madre. Leggiamo le cose in questo modo”.

Questa valorizzazione della maternità non può rischiare di portare le donne indietro?

“No, non vedo questo rischio. Quando parliamo di valorizzazione della maternità ne parliamo non soltanto come capacità biologica-riproduttiva, ma come valore sociale, bene per la comunità, per lo Stato, come condivisione della responsabilità genitoriale. Inoltre il femminismo ha messo al centro il corpo, quindi anche il grande valore e ricchezza della scelta riproduttiva, che ovviamente deve rimanere tale.  Il nostro lavoro deve mirare a non renderla penalizzante se, come diciamo, ne beneficia la società. Mi riferisco ai servizi di welfare, ma anche alla carriera professionale delle donne. Chiediamo a tutta la società di riconoscere il valore alla maternità, che non può rimanere solo a carico delle donne. Sarà un passo avanti per tutti”.

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