NEWS:

VIDEO | Linardi (Portavoce Sea Watch): “Carola lasciata sola, ma continueremo a salvare vite”

E a Salvini: "Basta insulti tutti i giorni: non può chiamarci alleati degli scafisti dopo che cinque indagini della procura hanno sciolto ogni dubbio su queste accuse"

Pubblicato:03-07-2019 15:25
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:29

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA  – “La nostra linea è di portare le persone nel porto sicuro più vicino”. Così  Giorgia Linardi, portavoce di Sea Watch, ai giornalisti che chiedono se la Sea Watch, dopo l’arresto – poi revocato – del capitano Carola Rackete e un’onda di polemiche abbia intenzione di proseguire le proprie attività di soccorso nel mediterraneo centrale. 

 “Carola Rackete sta bene- assicura Libardi- Ci tengo a dire che da quando è stata arrestata non ha fatto che chiedere se i 42 migranti siano scesi a terra e stiano bene. La decisione di ieri della procura di Agrigento dimostra che è stata compresa questa sua sensibilità”. Linardi è intervenuta alla conferenza stampa convocata a Roma insieme a Msf, Mediterranea, Open Arms e Tavolo Asilo, le quali hanno disertato un’audizione in Commissione Affari costituzionali sul Dl Sicurezza bis di stamani, in segno di solidarietà con la Sea Watch, dopo che ai suoi rappresentanti è stato revocato l’ingresso. Linardi torna sulla vicenda della nave e del suo capitano. “Per Rackete non c’erano alternative a Lampedusa dato che le indicazioni ricevute ci dicevano di andare in Libia, paese in guerra“. Malta è stata scartata “perché risultava più lontana, mentre Tunisi affrontava già una situazione analoga, con 75 persone migranti davanti le acque”. Per 17 giorni, ha denunciato ai cronisti Linardi, il capitano della Sea Watch 3 “non ha ricevuto nessun tipo di supporto dalle autorità contattate: Paesi europei e organizzazioni internazionali”. L’attivista ha aggiunto: “A ogni sbarco parziale la situazione tra i migranti si deteriorava. Avevamo segnalato il rischio di suicidi tra i naufraghi. Il capitano si è assunto la responsabilità di evitare un incidente”. Ora il capitano Carola Rackete  “si trova ancora in Italia, ma non è detto che resterà nei prossimi giorni. Abbiamo dovuto attuare un piano per portarla via, per sottrarla all’attenzione della stampa, dato quello che sta affrontando. Contiamo di farla partire presto”. La portavoce dell’ong chiarisce inoltre “Carola è una persona completamente libera, esiste solo la volontà del ministro dell’Interno di espellerla. Misura che non è stata accolta dal giudice”. Quanto a voci circa la partecipazione di Rackete alla messa di Papa Francesco domenica prossima, “non ci risulta”, dice Linardi. Infine, un cenno alla fase finale dell’attracco della Sea Watch 3 al porto di Lampedusa:  “La manovra della motovedetta della Guardia di finanza non era necessaria perché era evidente che la nave stava attraccando. È vero, il capitano Rackete aveva infranto l’alt all’ingresso in porto- prosegue-, quindi possiamo dire che l’infrazione fosse già stata compiuta”. Tuttavia per Linardi “quella della Guardia di finanza è stata una scelta pericolosa”. Ancora l’attivista: “Mi ha sorpreso vedere che lo stesso impegno nel garantire la sicurezza in mare non è stato dimostrato subito dopo per evitare che la gente insultasse il capitano Rackete. Noterei anche la grande educazione con cui Carola ha reagito agli insulti, una lezione per tutti”. Quanto ai 42 migranti, “sono nell’hotspot di Lampedusa da dove anche ieri, dopo la decisione del Gip, hanno inviato i loro saluti al capitano Rackete. Incerto invece cosa li attenderà adesso, e questo deve farci riflettere”. Alla domanda circa i rapporti con l’Aja, l’attivista ha risposto: “Non smetteremo di battere bandiera olandese. E tanto meno lo faremo per toglierle le castagne dal fuoco” ha replicato Linardi, in riferimento alle contestate politiche migratorie dell’Olanda. Infine un cenno al ricorso respinto dalla Corte di Strasburgo. Al di là di elementi contestabili o meno, “l’effetto peggiore di quella decisione – ha detto Linardi – è che ha fatto sentire i migranti soli, abbandonati e non considerati come esseri umani. Quindi, la situazione a bordo è peggiorata”. In generale, Linardi ha ricordato che “stare sul ponte di ferro di una nave sotto al sole per giorni” ha determinato anche “tentativi di suicidio”. La conferenza stampa si conclude con una domanda: “Inviterete Salvini a bordo?”: “Sono certa che se il ministro dell’interno si trovasse nelle situazioni di emergenza che noi affrontiamo, sarebbe il primo a tendere un mano ai naufraghi” la replica della responsabile. Che aggiunge una richiesta al vicepremier “Basta insulti tutti i giorni: non può chiamarci alleati degli scafisti dopo che cinque indagini della procura hanno sciolto ogni dubbio su queste accuse“. Grave anche che il ministro dell’Interno “non abbia detto nulla contro chi ha augurato a Carola lo stupro, o peggio”.


Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it