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Italia in declino demografico: sempre meno nati, sempre più persone vanno all’estero

Il livello delle nascite nel 2018 è il più basso dall'Unità d'Italia. Popolazione straniera si attesta all'8,7%

Pubblicato:03-07-2019 09:07
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:29
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ROMA  – Popolazione residente ancora in calo. Al 31 dicembre 2018, riferisce l’Istat nel bilancio demografico, la popolazione residente in Italia è inferiore di oltre 124 mila unità rispetto all’anno precedente. Si tratta del quarto anno consecutivo di diminuzione: dal 2015 sono oltre 400 mila i residenti in meno, un ammontare superiore agli abitanti del settimo comune più popoloso d’Italia. Nello stesso anno si registrano un livello minimo di nascite, meno decessi e meno iscrizioni dall’estero rispetto all’anno precedente.

Il numero di cittadini stranieri che lasciano il nostro Paese è in lieve flessione (-0,8%) mentre è in aumento l’emigrazione di cittadini italiani (+1,9%). Questi i dati in sintesi: -0,2% La popolazione residente in Italia è diminuita di 124.427 unità nel 2018. Al primo gennaio 2019 risiedono in Italia 60.359.546 persone, di cui l’8,7% sono straniere.

La diminuzione delle nascite nel 2018 è di oltre 18 mila unità rispetto al 2017. Sono stati iscritti in anagrafe per nascita 439.747 bambini. Nuovo minimo storico dall’Unità d’Italia. -3,2% Il calo degli iscritti dall’estero dovuto soprattutto alla diminuzione di immigrati stranieri. Nel 2018 le iscrizioni in anagrafe di cittadini provenienti dall’estero sono state 332.324, oltre 11 mila in meno rispetto al 2017.


Dal 2015 la popolazione residente è in diminuzione, configurando per la prima volta negli ultimi 90 anni una fase di declino demografico.

Al 31 dicembre 2018 la popolazione ammonta a 60.359.546 1 residenti, oltre 124 mila in meno rispetto all’anno precedente (-0,2%) e oltre 400 mila in meno rispetto a quattro anni prima. Il calo è interamente attribuibile alla popolazione italiana, che scende al 31 dicembre 2018 a 55 milioni 104 mila unità, 235 mila in meno rispetto all’anno precedente (-0,4%). Rispetto alla stessa data del 2014 la perdita di cittadini italiani (residenti in Italia) è pari alla scomparsa di una città grande come Palermo (-677 mila). Si consideri, inoltre, che negli ultimi quattro anni i nuovi cittadini per acquisizione della cittadinanza sono stati oltre 638 mila. Senza questo apporto, il calo degli italiani sarebbe stato intorno a 1 milione e 300 mila unità. Nel quadriennio, il contemporaneo aumento di oltre 241 mila unità di cittadini stranieri ha permesso di contenere la perdita complessiva di residenti. Al 31 dicembre 2018 sono 5.255.503 i cittadini stranieri iscritti in anagrafe; rispetto al 2017 sono aumentati di 111 mila (+2,2%) arrivando a costituire l’8,7% del totale della popolazione residente.

La popolazione italiana ha da tempo perso la sua capacità di crescita per effetto della dinamica naturale, quella dovuta alla “sostituzione” di chi muore con chi nasce. Nel corso del 2018 la differenza tra nati e morti (saldo naturale) è negativa e pari a -193 mila unità. Il saldo naturale della popolazione complessiva è negativo ovunque, tranne che nella provincia autonoma di Bolzano. A livello nazionale il tasso di crescita naturale si attesta a -3,2 per mille e varia dal +1,7 per mille di Bolzano al -8,5 per mille della Liguria. Anche Toscana, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte e Molise presentano decrementi naturali particolarmente accentuati, superiori al 5 per mille. Il deficit di nascite rispetto ai decessi si riscontra esclusivamente nella popolazione di cittadinanza italiana (-251 mila). Per la popolazione straniera il saldo naturale è ampiamente positivo (+57.554) conseguenza della più alta natalità, rispetto agli italiani, e della bassissima mortalità in ragione del giovane profilo per età di questa popolazione. Il tasso di crescita naturale degli stranieri è pari in media nazionale a 11,1 per mille. Il valore più elevato si registra in Emilia-Romagna (13,8 per mille), quello più basso in Sardegna (5,9 per mille).

Continua il calo delle nascite in atto dal 2008

Già a partire dal 2015 il numero di nascite è sceso sotto il mezzo milione e nel 2018 si registra un nuovo record negativo: sono stati iscritti in anagrafe per nascita solo 439.747 bambini, il minimo storico dall’Unità d’Italia. A rilevarlo e’ l’Istat nel bilancio demografico relativo all’anno 2018. La diminuzione delle nascite è di oltre 18 mila unità rispetto al 2017 (-4,0%). Il calo si registra in tutte le ripartizioni ma è più accentuato al Centro (-5,1% rispetto all’anno precedente). La diminuzione delle nascite nel nostro Paese si deve principalmente a fattori strutturali. Infatti, si registra una progressiva riduzione delle potenziali madri dovuta, da un lato, all’uscita dall’età riproduttiva delle generazioni molto numerose nate all’epoca del baby-boom, dall’altro, all’ingresso di contingenti meno numerosi a causa della prolungata diminuzione delle nascite osservata a partire dalla metà degli anni Settanta. L’incremento delle nascite registrato fino al 2008 è dovuto principalmente alle donne straniere. Negli ultimi anni ha iniziato progressivamente a ridursi anche il numero di stranieri nati in Italia, pari a 65.444 nel 2018 (il 14,9% del totale dei nati). Tra le cause del calo, la diminuzione dei flussi femminili in entrata nel nostro Paese, il progressivo invecchiamento della popolazione straniera, nonché l’acquisizione della cittadinanza italiana da parte di molte donne straniere. Le nascite di bambini stranieri si concentrano nelle regioni dove la presenza straniera è più diffusa e radicata: nel Nord-ovest (21,0%) e nel Nord-est (20,7%). L’Emilia-Romagna ha la percentuale più alta di nati stranieri (24,3%), la Sardegna la più bassa (4,5%). Il tasso di natalità del complesso della popolazione residente è pari al 7,3 per mille. Il primato è detenuto dalla provincia autonoma di Bolzano (10,0 per mille) mentre in Sardegna (5,7 per mille) e in Liguria (5,6 per mille) si rilevano i valori più bassi.

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