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ROMA – “Non mi piacevano le cose che facevano gli altri, come discoteche o feste caotiche, tuttavia gli amici non mi hanno mai visto come una ‘cosa strana’. Non sono mai stato un misantropo”. Lo ammette senza problemi e con il sorriso Walter Ricciardi, quasi a voler ripercorrere mentalmente il passato. Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e prima attore, medico, ma anche accademico e politico. Una versatilità figlia di un potenziale cognitivo fuori dal comune. Nell’intervista rilasciata all’agenzia DIRE, Ricciardi racconta il suo excursus formativo e le sue esperienze, a cominciare da quelle competenze che lo hanno differenziato dai suoi coetanei.
“Ho sempre preso il massimo dei voti: sessanta sessantesimi alla maturità, allora funzionava così, e mi laureai con 110 e lode. Diciamo che andavo benissimo in tutte le materie, tranne Matematica e Fisica. Entrambe mi hanno sempre fatto penare, ma se nella prima riuscivo a ottenere comunque dei buoni voti, nella seconda no ”.
“Curioso assolutamente sì, ordinato purtroppo no. Sono perfezionista, ma piuttosto disordinato”.
“Sì, questa è sempre stata una molla fortissima per me. Mi ha spinto- spiega il professore- a fare Medicina di Sanità Pubblica e non il clinico. Piuttosto che curare una persona, mi piace risolvere i problemi delle popolazioni e delle organizzazioni. Ho sempre avuto l’aspirazione di cercare di reagire alle ingiustizie”.
“Non lo so di preciso. Diciamo che mi veniva tutto naturale. Ho anche fatto delle cose abbastanza strane, ad esempio sono stato un attore-bambino prodigio. Ho cominciato a lavorare con la televisione e poi con il cinema a soli quattro, cinque anni, facevo una trasmissione – “I ragazzi di Padre Tobia” – che allora nella tv dei ragazzi era molto famosa. Devo dire che nonostante abbia lavorato per tutta l’epoca della scuola e poi dell’Università, studiavo poco ma prendevo buoni voti. Riuscivo a memorizzare tutto, soprattutto durante le lezioni, così a casa studiavo poco e poi riuscivo a cavarmela. Questo sorprendeva i miei amici, che studiavano molto di più ma prendevano voti sicuramente peggiori dei miei”.
“No, anche sul set. Ho sempre avuto una memoria molto forte, sapevo le battute mie e anche quelle degli altri. Imparavo tutti i copioni e, in più, memorizzavo nozioni diciamo ‘strane’. Mi ricordo che quando ero molto piccolo, intorno ai 4 anni, mio zio mi portava in giro quasi come un’esibizione perché conoscevo tutti i calciatori delle figurine Panini. I nomi, dove giocavano, dove erano nati. E poi le capitali del mondo… diciamo che ero additato come bambino prodigio dai miei parenti”.
“Direi solo grandi vantaggi, perché onestamente ho fatto tante cose. Ne ho fatte molte di più di quelle che faceva un bambino normale. Recitazione a parte, ho praticato sport, giocavo a pallone, ho sempre viaggiato, quindi svantaggi non ne ho avuti. E devo anche dire- aggiunge il presidente dell’ISS- che non sono mai stato considerato un secchione, ero socievole e mi comportavo, se così possiamo dire, come un paladino della giustizia”.
“Non ho mai trovato delle difficoltà, onestamente nelle attività che ho scelto mi è sempre venuto tutto facile. Anche perché ho cominciato presto. Quando sono andato all’asilo la maestra ha notato le mie qualità e mi ha fatto saltare due classi. A cinque anni sono andato in prima e ho finito tutto con un anno di anticipo”.
“No, direi che sono sempre stato abbastanza normale nelle relazioni personali. I miei amici guardavano un po’ con ammirazione, a volte con invidia, il fatto che rendessi pur studiando poco. Aiutavo anche gli altri, non dico passando i compiti ma sicuramente dando sempre una mano. Diciamo che parenti e amici mi hanno sempre considerato un po’ speciale dal punto di vista delle capacità, che mi venivano naturali. Per tutta la mia vita- spiega il medico- non mi sono pesate né le ho fatte pesare. Diciamo che sono sempre stato abbastanza sociale”.
“Ai miei tempi bisognava portare due materie agli orali di Maturità. Una obbligatoria, italiano, l’altra a scelta. Ricordo che fui l’unico della classe a scegliere greco. Tutti mi davano del pazzo perché era una materia che veniva costantemente evitata, invece a me piaceva molto. Ma sono stato anche uno dei pochi a optare per il tema storico. Queste, sono solo alcune delle decisioni che mi hanno sempre reso abbastanza particolare. Poi la recitazione, motivo delle mie tante assenze a scuola e del fatto che presi la laurea in Medicina facendo solo gli esami, cosa che oggi non si potrebbe fare. I miei compagni, felici comunque di vedermi in televisione, erano sorpresi che prendevo sempre il massimo dei voti pur frequentando pochissimo. Ecco gli episodi piacevoli-conclude Ricciardi- che mi hanno accompagnato in tutta la mia carriera scolastica e universitaria”.
di Niccolò Gaetani, giornalista professionista
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