ROMA – Povertà, malattie, migrazioni: “soliti” temi che restituiscono i contorni di “un’Africa senza speranza“, nella quale le proposte dei media mainstream, troppo spesso stereotipate, coincidono con una percezione ancora diffusa in Italia. A denunciare la tendenza, che si conferma nel 2024, è un rapporto diffuso dall’ong Amref Health Africa. Lo studio, con il titolo ‘Africa mediata‘, è stato presentato mercoledì scorso anche al Quirinale. Il capo di Stato Sergio Mattarella ha ricevuto una delegazione di Amref Italia, guidata dalla presidente Paola Crestani. Il rapporto – curato dall’Osservatorio di Pavia – analizza le prime pagine dei quotidiani nazionali, i notiziari di prima sera e i programmi televisivi.
“MISURATA” LA PRESENZA DI AFRICANI E AFRODISCENDENTI IN TV
Per la prima volta è stata “misurata” la presenza di africani e afrodiscendenti in tv. Sulle prime pagine di sei giornali analizzati è netto il ridimensionamento dei titoli rilevati nel 2024: 50% in meno rispetto al 2023. Per il 77,3% si tratta di notizie ambientate in Italia o in altri “Paesi occidentali” – cioè, quella che il dossier definisce l’“Africa qui”, come il Piano Mattei, il caso della pugile algerina Khelif o gli italiani afrodiscendenti alle Olimpiadi. Ai fatti collocati nella cornice africana – l’“Africa là” – va il 25,2% dei titoli, dove al primo posto c’è la “categoria” guerra e terrorismo, con Sudan e Repubblica democratica del Congo su tutto. Anche nei notiziari di prima serata, nel 2024, si accentua una tendenza già rilevata negli anni precedenti: la riduzione progressiva delle notizie “africane” – dall’1,9% del 2023 all’1,2% del 2024 – pur in presenza di un aumento complessivo delle notizie sull’Africa, riferite principalmente alla gestione dei flussi migratori e al Piano Mattei in Italia e nel contesto occidentale, (4,5% nel 2024, 3 volte rispetto al 2023).

DIMENSIONE NATURALE E BELLEZZE PAESAGGISTICHE SI CONFERMANO AL CENTRO
Nell’insieme dei tg analizzati sono state rilevate 1.830 notizie pertinenti, pari al 4,5% dell’agenda complessiva, il dato più alto in 6 anni di rilevazioni. La dimensione naturale e le bellezze paesaggistiche del continente africano si confermano al centro delle citazioni dei programmi di approfondimento e infotainment, raggiungendo il 30%. Piano Mattei, vertice Italia-Africa e progetti di cooperazione umanitaria alimentano il dibattito pubblico, per la prima volta in modo deciso rispetto agli altri temi, spostando in parte l’attenzione dal tema del fenomeno migratorio e degli sbarchi. Ed è per questo che il tema cooperazione è secondo, col 23%, seguito da guerra e terrorismo (17%). Per la prima volta è stata “misurata” la presenza di soggetti africani o afrodiscendenti in tv (da settembre 2024, l’Osservatorio di Pavia rileva l’identità degli ospiti). Su 587 puntate analizzate, di 16 programmi tv, il numero di apparizioni di soggetti africani o di origine africana corrisponde a 62, ossia l’1,2% del totale (97% italiani, 1,7% occidentali). I temi maggiormente trattati, alla loro presenza: condizione femminile nell’Islam (32,2%), infibulazione, 16,1%; criminalità e immigrazione 14,5%, disagio nelle periferie (Caso Ramy) 11,3%. Anche con soggetti africani o afrodiscendenti ospiti non si parla mai di Africa là.
CORRISPONDENZA TRA LA PERCEZIONE E LA RAPPRESENTAZIONE DEL CONTINENTE
In linea con una “invisibilità” delle persone africane e afrodiscendenti, il rapporto – grazie al confronto con l’indagine ‘Africa e salute: l’opinione degli italiani’, condotta da Ipsos per Amref nel settembre 2024 – evidenzia anche una assoluta corrispondenza tra la percezione e la rappresentazione del continente africano. Nei media mainstream, infatti, si conferma l’esclusività, o quasi, dei “soliti” temi affiancati all’Africa: la povertà, le migrazioni, le guerre, a cui si aggiungono carestia, sovrappopolazione, malattie, disoccupazione, terrorismo. Argomenti, questi, che restituiscono i contorni di una “Africa senza speranza” e che si insinuano purtroppo anche negli occhi e nel pensiero degli italiani. Come testimoniato dal sondaggio Ipsos, alla domanda “quali sono le parole che associ principalmente all’Africa?“, il 67% degli intervistati ha risposto con “povertà, malattie e migrazione“.
REPORT PROPONE DEI RAGIONAMENTI SU CASI STUDIO AFFERENTI TV E QUOTIDIANI
In un’altra sezione, il report propone dei ragionamenti su casi studio afferenti tv e quotidiani, utili per esemplificare le principali criticità. Come nel caso del Vertice Italia-Africa, tenutosi a Roma nel gennaio 2024: in quell’occasione sono stati numerosi i commenti dei politici italiani dei vari schieramenti, ma soltanto in un caso è stato aperto brevemente il microfono a due leader africani. Anche alcuni titoli di quotidiani hanno insistito sulle incompatibilità culturali, sancendo frontiere tra un “noi” rassicurante e un “loro” che si configura come una minaccia per i nostri valori. Nell’analisi c’è spazio anche per presentare le narrazioni più corrette, inclusive o innovative. Come, ad esempio, un programma tv di divulgazione scientifica e tecnologica che ha dimostrato un’attenzione non sporadica all’Africa all’applicazione delle nuove tecnologie nel continente.
CRESTANI: “IL MODO IN CUI SI RACCONTA UN CONTINENTE PUÒ ALIMENTARE PREGIUDIZI, DISTANZA, PAURA”
Crestani ha ricordato le parole usate da Mattarella, quando il capo di Stato disse che “l’Italia è più che mai convinta della necessità che i nostri due continenti affrontino insieme le sfide rivolte oggi alla comunità internazionale”. La presidente ha continuato: “Il modo in cui si racconta un continente può alimentare pregiudizi, distanza, paura. Oppure può costruire ponti di conoscenza, rispetto, collaborazione. Ponti di sviluppo. Possiamo essere quel ponte verso l’Africa, per le sfide comuni, ma abbiamo bisogno di allargare la conoscenza del continente a noi così vicino. Un seme di speranza lo offre proprio un dato, dal sondaggio Ipsos, in merito al tono con cui si parla di Africa. L’82% auspica un approccio che metta più in luce gli aspetti positivi e le potenzialità del continente, e questa percentuale sale all’88%, con i giovani, la generazione Z”.







