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Il commosso ricordo di Milano al suo ‘gigante’ Carlo Smuraglia

Centinaia le persone assiepate in piazza Scala a intonare il canto del partigiano, l'ultimo 'Bella Ciao' terreno che lo accompagnerà nel suo ultimo 'viaggio'

Pubblicato:03-06-2022 19:13
Ultimo aggiornamento:03-06-2022 19:13
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MILANO – Un gigante della patria, “di quella pacifica e fondata sul lavoro”. Questo emerge dal commosso ricordo che Milano ha voluto dedicare al suo Carlo Smuraglia, presidente prima esecutivo e poi onorario dell’Anpi, senatore, presidente del Consiglio regionale, accademico, avvocato difensore degli ultimi. Il capoluogo lombardo lo ricorda così, con il feretro che esce dalla camera ardente e si immerge nel bagno di folla antistante il Comune, con centinaia di persone assiepate in piazza Scala a intonare il canto del partigiano, l’ultimo ‘Bella Ciao’ terreno che lo accompagnerà nel suo ultimo ‘viaggio’. Intanto, l’Anpi ha espressamente richiesto che sia sepolto al Famedio del Cimitero monumentale.

Dentro, in sala Alessi, sfilano autorevoli rappresentanti istituzionali che testimoniano, nella loro mescolanza con la gente comune arrivata dare l’ultimo commiato, la grandezza del personaggio. “Una guida per me, per Milano e per l’Italia”, così lo definisce il sindaco meneghino Giuseppe Sala, che ricorda come un luogo apparentemente “austero” come la sala Alessi del Comune meneghino quest’oggi assuma anche un sapore particolare “popolare”, che “fa famiglia, sia per me che per tutti i milanesi”. La storia di Smuraglia per Sala “si caratterizza nel tempo e su fronti differenti. Io- precisa il sindaco- non ho avuto la fortuna di parlarci molto, ma lo ricordo come una persona che bastava ti rivolgesse lo sguardo e ti diceva tante cose”.

Il primo cittadino milanese ricorda in particolare lo sforzo profuso da Smuraglia “in uno dei momenti più bui per la città”, ossia quello seguente alla strage di piazza Fontana, in cui ha assistito legalmente la famiglia di Giuseppe Pinelli alla ricerca della verità”.
Commosso il ricordo del presidente Anpi Gianfranco Pagliarulo, che declina la vita di Smuraglia sotto due grandi direttrici, quella del lavoro e quella costituzionale. “E fu la Costituzione la ragione e la cifra della sua epica battaglia per il No al Referendum del dicembre 2016” ricorda Pagliarulo, che menziona la contrarietà di Smuraglia al referendum che ebbe ad oggetto la riforma costituzionele Boschi-Renzi. “Al Congresso nazionale di Rimini che si svolse a maggio- ricorda Pagliarulo- sostenne che occorreva ‘sacalare una momtagna a mani nude’ e vincemmo quella difficilissima sfida, simbolica della sua passione. Allora aveva 93 anni e girò l’Italia come un ragazzino, intervenendo a centinaia di iniziative”. Una Costituzione che, come evidenzia il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, “per lui era un corpo vivo, che non può essere solo conservato ma ha bisogno di essere alimentato”.


Pagliarulo sottolinea di Smuraglia anche la sua “visione antiretorica della Resistenza, che contribuì in modo determinante a costruirne una narrazione di più ampio respiro”.
Insomma, un partigiano “rimasto tale in tanti ruoli istituzionali”, oltre che un uomo amato “per la sua intrasigenza democratica e per la sua sensibilità”. Con Smuraglia per Pagliarulo “se ne va l’ultimo presidente partigiano dell’Anpi, un costruttore, un compagno e un amico”, e quella è l’ultima parola pronunciata dal palco prima che l’onda di applausi faccia innalzare la temperatura emotiva.

Viene poi il turno del segretario Cgil Maurizio Landini, che di Smuraglia sottolinea un altro aspetto, ossia la coerenza. “Una persona coerente- afferma- che ha sempre difeso quello che pensava e ha sempre fatto ciò che diceva”. Un uomo la cui esperienza e insegnamento “non finirà qui”, ma “utilizzeremo quello che lui è stato per continuare ad aggiornare la battaglia su questi valori e per organizzare un momento di discussione” in modo tale da “rilanciare una battaglia sulla salute e sulla sicurezza per come lui ci ha insegnato, ossia la libertà e la realizzazione nel lavoro”.
Per Landini infatti, Smuraglia non deve aver vissuto bene questo ultimo periodo: “Non l’ho sentito in questi ultimi mesi ma immagino che abbia vissuto non positivamente ciò che sta accadendo, perché se ci pensiamo proprio sulla salute e sulla sicurezza noi siamo di fronte ad una strage, perché si continua a morire come 40 anni fa, con più di due persone al giorno che muoiono”. Ecco perché per il numero uno Cgil l’ex senatore “forse avrà vissuto gli ultimi mesi con amarezza perché c’è una difficoltà oggettiva a cambiare questa situazione sia da parte dei politici, sia da parte dei sindacati”.
L’insegnamento di Smuraglia si riassume nell’analisi secondo cui “il problema non è semplicemente reprimere comportamenti sbagliati quando avvengono gli incidenti“, ma “costruire una cultura che prevenga questo”. Insomma, secondo un visibilmente commosso Landini “il modo migliore per salutare Carlo usando la coerenza e la franchezza che lui sempre ha avuto, è quello di porci il problema di far rivivere i suo valori nella nostra azione quotidiana”.

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