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ROMA – Sarebbero 243 i bambini ucraini uccisi in questi primi cento giorni di guerra, più di due al giorno. Il bilancio, provvisorio, è l’ultimo fornito dalla Procura generale ucraina lo scorso 30 maggio, dal quale emerge anche che sarebbero 444 i bambini feriti.
I numeri più pesanti, in termini di vittime, si sono registrati nella regione di Donetsk, con 153 bambini uccisi, nella regione di Kiev (116) e in quella di Kharkiv (109).
Secondo l’ultimo aggiornamento fornito dall’Unicef ai primi di maggio, oltre due terzi di tutti i bambini ucraini sono stati costretti a fuggire dalle loro case, molti anche dal Paese. Sempre ai primi di maggio, i rifugiati ucraini nel nostro Paese erano oltre 100mila, la maggior parte dei quali donne e bambini.
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A tutto questo si aggiungono i numeri spaventosi dei bambini deportati fuori dall’Ucraina dai soldati russi: sarebbero 200mila, secondo quanto riferito dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky il quale, in un video diffuso due giorni fa, ha chiarito che lo scopo di queste deportazioni è “non solo di portare via le persone dall’Ucraina, ma far sì che i deportati dimentichino il loro Paese e non siano in grado di ritornare”.
Diverse organizzazioni umanitarie stanno fornendo supporto psicologico a questi bambini, anche attraverso laboratori di disegno, un’attività che permette ai più piccoli di dare forma e colore alle loro emozioni, provando così a elaborarle. Da un’analisi di questi disegni condotta da Sos Villaggi dei bambini è emerso un impatto inevitabilmente più forte del conflitto sui bambini ucraini, che usano meno colori e rappresentano situazioni statiche, come una bicicletta ferma o un panda triste. Tuttavia la speranza non abbandona neanche i bambini che hanno visto e vissuto cose che nessun bambino dovrebbe mai sperimentare: nei loro disegni non mancano un sole splendente, un cielo terso con nuvole che si diradano, un gelato mangiato in riva al mare.
A colpire è la scoperta che anche per i bambini lontani e non coinvolti direttamente dal conflitto, la guerra abbia un impatto e lasci interrogativi irrisolti. Nei disegni dei bambini italiani, ad esempio, manca il colore e il filo narrativo è meno spiccato rispetto a quello presente nei disegni fatti in periodi più sereni e meno incomprensibili per i più piccoli.
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