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Droga, mafia e truffe agli anziani: rientrati in Italia otto latitanti

Sette uomini e una donna, accomunati dalla fuga a Santo Domingo. Primo rientro dopo il lockdown

Pubblicato:03-06-2020 06:08
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:25

giustizia tribunale
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ROMA – Imputazioni che vanno dall’associazione a delinquere di stampo mafioso alle truffe agli anziani, al traffico internazionale di droga, alla bancarotta fraudolenta, con pene che oscillano dai circa 4 agli oltre 13 anni di reclusione. Dopo mesi di indagini e attività congiunta di Interpol Italia e Interpol Santo Domingo, sono atterrati all’alba a Fiumicino, con un volo dedicato, 8 latitanti (7 uomini e una donna) con alle spalle diverse storie criminali, ma uniti dall’essere scappati ai Caraibi pensando di farla franca.

L’operazione di scorta a bordo dell’aereo è stato anche il primo banco di prova dell’abbinamento delle esigenze operative con le cautele sanitarie. La scorta ha attuato un protocollo di autotutela e di garanzia per l’attraversamento delle frontiere. Il Governo dominicano ha autorizzato l’ingresso con deroga al coprifuoco.

Dopo il periodo di lockdown riapre così anche la stagione dei rientri dei latitanti catturati all’estero. L’esordio è con questa maxi-operazione del Servizio Cooperazione Internazionale di Polizia (Scip), in cui operano tutte le forze di polizia. ‘Open World’, come è stata denominata, doveva concludersi già a marzo, è stata poi congelata per lo scoppio della pandemia, e si chiude oggi con l’operazione del law enforcement italiano, coordinato in campo internazionale dallo Scip e dalla sua rete di esperti per la sicurezza che operano in 65 Paesi del mondo come antenne operative della Direzione centrale della polizia criminale, guidata dal prefetto Vittorio Rizzi.


CHI SONO GLI OTTO LATITANTI

Alcuni hanno una famiglia in Italia e un’altra a Santo Domingo, tutti erano bene integrati nella realtà locale, dove magari gestivano ristoranti o altre attività commerciali. Oppure semplicemente la loro era ‘una vita in vacanza’. Sono i profili degli 8 latitanti (7 uomini e 1 donna) riportati in Italia grazie all’operazione ‘Open world’, atterrati stamattina a Fiumicino con la scorta della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia (Scip). Gli 8 hanno firmato i verbali d’arresto e sono già diretti verso i vari istituti carcerari dove sconteranno le loro pene.

Queste in sintesi le storie criminali degli otto latitanti. L’unica donna, ma con dei brillanti precorsi criminali e la pena più lunga da scontare, è Teresa Amante, 57 anni di origini siciliane, condannata in sette procedimenti in diversi posti d’Italia (Genova, Roma, Palermo, Rapallo, Albenga) per reati di truffa aggravata, estorsione e furto per oltre 13 anni di reclusione: provvedimento in carico alla Squadra mobile di Genova. Camaleontica e spregiudicata, esperta nel furto di gioielli e soprattutto nel raggirare anziane vittime, donne per lo più ultra 80enni, in qualche caso con deficit fisici o cognitivi, che derubava dei risparmi di un’intera vita. E’ stata rintracciata da personale dello Scip e dall’Interpol dominicano in un residence riservato, a 150 km dalla capitale Santo Domingo, dove conduceva ‘una vita in vacanza’. Era in possesso di documenti intestati a un’altra italiana, altro espediente utile a rimanere nascosta.

Oliviero Zilio, 67 anni padovano, noto imprenditore edile del Nord est, condannato ad oltre 4 anni di reclusione per bancarotta fraudolenta e reati finanziari: provvedimento del Tribunale di Catanzaro, in carico alla Squadra mobile di Padova. Ex vice presidente del Padova Calcio, è noto alle cronache per aver distolto dalle sue società immobiliari 2 milioni e 400.000 euro; in Italia con le sue società di costruzione ha edificato un polo turistico a Davoli, in provincia di Catanzaro, mentre nella Repubblica Dominicana ha costruito un resort a circa 60 km da Santo Domingo, dove viveva e dove è stato fermato. Divorziato dalla moglie, dalla quale ha avuto tre figli, ha una compagna italo-colombiana da cui ha avuto un’altra figlia.
Salvatore Vittorio, 55 anni napoletano, colpito da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Napoli – in carico al Reparto Anticrimine del Ros dell’Arma dei Carabinieri di Napoli – per reati gravissimi come l’associazione a delinquere di tipo mafioso e il riciclaggio, è legato al clan camorristico Contini e ricercato a livello internazionale. Il clan ha trasferito nel territorio della Repubblica Dominicana ingenti somme di denaro, di chiara provenienza illecita, che Salvatore Vittorio e suo fratello Raffaele, avevano il compito di riciclare in attività imprenditoriali locali. Il latitante è stato fermato a Santiago de Los Caballeros (a circa 150 km dalla capitale) mentre usciva dalla propria abitazione per portare i figli a scuola. Per Luca Finocchiaro, 43enne di Latina, ricercato per un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Roma, in carico alla Guardia di Finanza di Fiumicino, poiché considerato a capo di un’organizzazione criminale dedita all’importazione in Italia di ingenti quantitativi di cocaina, grazie alla rete di relazioni con personale in servizio presso l’aeroporto di partenza dominicano e la disponibilità di corrieri italiani. Nei suoi confronti vi era una red notice nelle banche dati Interpol che lo segnalava come ricercato a livello internazionale per reati connessi al traffico di stupefacenti. Nella Repubblica Dominicana gestiva il ristorante La pesca de Oro, a Santo Domingo, ed era fidanzato con un donna del posto, mentre in Italia vive una figlia avuta da una precedente relazione sempre con una donna dominicana.

Luigi Capretto, 50 anni, napoletano, su mandato di cattura in ambito nazionale e condannato dalla Procura di Arezzo ad oltre 8 anni di reclusione, anche lui per reati connessi al traffico di sostanze stupefacenti, con provvedimenti in carico ai Carabinieri di San Giovanni Valdarno. Viveva a Santo Domingo, perfettamente integrato nella realtà locale, sposato e padre di una bimba di 13 anni, mentre in Italia vivono altri tre figli avuti con un’altra donna dominicana.

Salvatore Galluccio, 52 anni partenopeo, ricercato in ambito nazionale, deve scontare oltre 6 anni di reclusione per i reati di contraffazione, ricettazione, traffico di stupefacenti, condannato dal Tribunale di Napoli, con provvedimento in carico al commissariato di Polizia Carlo Arena della Questura di Napoli.
Sergio Cerioni, 64 anni marchigiano, ricercato solo in ambito nazionale, deve scontare circa 4 anni di reclusione per associazione finalizzata al traffico illecito di stupefacenti con provvedimento emesso dalla Corte d’appello di Ancona. E’ stato rintracciato a Santo Domingo, dove si era sposato con una donna dominicana e gestiva un ristorante.
Alessandro Levi, 63 anni originario di Brescia, condannato dal Tribunale di Brescia, con provvedimento in carico alla locale Squadra mobile, per il reato di bancarotta fraudolenta, deve scontare 6 anni di reclusione. Viveva ormai da tempo nella Repubblica Dominicana, perfettamente integrato nella realtà locale, possedeva una jeep e una moto e, in base alle informazioni acquisite, era in procinto di aprire una rivendita di liquori.

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