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VIDEO | Maria Ida Gaeta: “A Roma manca una visione sulla cultura, ma intelligenze ci sono”

Intervista alla direttrice della Casa delle Letterature, ideatrice di 'Letterature. Festival internazionale di Roma'

Pubblicato:03-06-2019 10:17
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:21

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ROMA – Sembra passato un secolo da quando l’amministrazione grillina voleva spodestarla dalla Casa delle Letterature. Un gruppo di scrittori alzò la voce per difenderla: da Paolo Di Paolo a Marco Lodoli, da Valerio Magrelli a Nadia Terranova, scrittori e intellettuali si opposero allo smantellamento del centro culturale ospitato nel complesso borrominiano dell’ex Oratorio dei Filippini, a Piazza dell’Orologio, oggi rientrato nel circuito delle Biblioteche di Roma.

Due anni dopo Maria Ida Gaeta, direttrice della Casa delle Letterature, ideatrice di ‘Letterature. Festival internazionale di Roma’, è una delle protagoniste della rinascita del ‘Macro Asilo’ di Via Nizza guidato da Giorgio De Finis, che l’ha voluta per portare la letteratura all’interno del museo.

– Le ‘Macro Letture’ della domenica mattina si sono rivelate un successo, a giudicare dalle sale sempre piene.


“Faccio una premessa: Giorgio De Finis lavora con le persone, e io apprezzo la sua autonomia e il suo modo di lavorare. Sono rare queste persone. Mi disse che aveva piacere se fossi stata io a portare la letteratura dentro il Macro, così mi sono inventata queste ‘Macro Letture’, che rispecchiano un po’ quello che loro fanno nel campo dell’arte contemporanea: non organizzare grandi mostre, ma atelier d’artista. Sono incontri semplici, di lunga durata, di domenica mattina. Ho scelto autori che mi piacciono, che seguo da sempre, molti residenti addirittura a Roma Nord. Ho iniziato il 7 ottobre con Edoardo Albinati e ho chiuso il 5 maggio con Melania Mazzucco. In mezzo sono passati Marco Lodoli, Tommaso Pincio, Emanuele Trevi, poeti come Valerio Magrelli, Claudio Damiani, Antonella Anedda, Patrizia Valduga. La poesia è andata molto bene e ci sarà anche nel ciclo del prossimo anno.

 

– Domani ci sarà la prima serata di ‘Letterature’ alla Basilica di Massenzio, con Antonio Scurati e Manuel Vilas.

“Come sempre ‘Letterature’ chiede agli autori ospiti, che sono tra i più importanti della scena italiana e internazionale, un testo inedito. Il tema di questa edizione è ‘Il domani dei classici’. La domanda è: quando un testo contemporaneo può dirsi classico? Sono molto curiosa di conoscere le risposte dei nostri ospiti.

– Rispetto a Milano e Torino, Roma è considerata un passo indietro nel campo della cultura. E’ davvero così?

“Noi siamo devastati a Roma, inutile negare le difficoltà. Potrei fare una lagna di tre ore sul fatto che non abbiamo finanziamenti alla Casa delle Letterature. Ma voglio invece sottolineare un aspetto: io vado spesso a Milano e Torino, e trovo sicuramente maggiore capacità organizzativa e una migliore capacità di presentazione degli eventi. Ma sul piano dei contenuti resto spesso delusa”.

– Come mai?

“Perché mi sembra che il lavoro di ideazione, il lavoro creativo, è svolto in maniera più interessante e originale, forse anche più appassionato, dalle nostre parti. E c’è anche più intelligenza. In qualche modo Roma, rispetto alle altre città, ha sviluppato delle caratteristiche diverse, che la portano ad avere un piano creativo forte. Sarebbe interessante l’incontro tra queste realtà. Con le altre città potremmo lavorare molto più spesso insieme”.

– Dopo tante polemiche, la Casa delle Letterature è rientrata nel circuito delle Biblioteche di Roma. Come sta andando?

“Devo dire francamente che questa operazione ha indebolito la Casa delle Letterature dal punto di vista dei finanziamenti e dalla forza di programmazione. C’è stato un appiattimento e non un travaso di eccellenza. E’ stata danneggiata l’eccellenza. Quando avevo maggiore autonomia, mi lamentavo perché avevo pochi finanziamenti, ma ora siamo ai minimi. Considero un grande risultato aver superato quel periodo”.

– C’è un problema di invadenza della politica rispetto all’organizzazione culturale?

“Direi che c’è un problema di invadenza della politica rispetto a qualsiasi aspetto della pubblica amministrazione. Da questo punto di vista sono un funzionario abbastanza originale, la media si comporta diversamente”.

– Le manca uno come Gianni Borgna?

“Gianni era un caro amico e mi manca senz’altro. Abbiamo lavorato insieme per quindici anni. Con lui c’era una visione sulle politche culturali di Roma che non mi sembra esserci ora. Con Borgna ho condiviso una visione. Non saprei dire ora cosa sto condividendo, mi sento molto più sola. Anzi ho dovuto difendere faticosamente quello che avevamo costruito in tanti anni di lavoro”.

– La Casa delle Letterature è un punto di riferimento per gli studenti. Ma chi viene qui partecipa anche agli eventi?

“Questo è un luogo di studio e di lettura, però ogni tanto qualcuno si affaccia e segue i nostri programmi. Cerco quotidianamente di immettere dosi omeopatiche di stimoli e contenuti culturali, e i ragazzi se ne accorgono. Anche chi viene solo per ‘corteggiare’ una ragazza, si trova in mezzo a qualcosa che li conquista. Qui non c’è un programma di indottrinamento alla lettura o scuole di scrittura. Qui si presentano libri, si partecipa ad approfondimenti culturali. Ho sempre difeso la qualità e la bellezza. E dove cascano gli occhi? Su qualcosa di bello che vale la pena osservare. I ragazzi questo lo sanno”.

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