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A Reggio Calabria ricordate le vittime dei naufragi/FOTO e VIDEO

Quella di oggi è stata la prima Giornata della memoria per le vittime delle migrazioni'

Pubblicato:03-06-2017 14:07
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:18

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REGGIO CALABRIA – Ad un anno esatto dal 3 giugno 2016, giorno in cui si tenne la cerimonia di tumulazione delle 45 vittime di naufragio giunte al porto a bordo del pattugliatore Vega della Marina Militare italiana, a Reggio Calabria si è celebrata la prima ‘Giornata della memoria per le vittime delle migrazioni‘, voluta dall’Amministrazione comunale in ricordo del triste episodio. “E’ stato un evento tragico che ci ha profondamente colpiti – ha affermato Giuseppe Falcomatà, sindaco del capoluogo calabro – che ha scosso la nostra comunità, che da sempre dimostra di saper rispondere alla chiamata dell’accoglienza e della solidarietà. Proprio per questo abbiamo voluto sancire ufficialmente questa giornata, il 3 giugno, quale ricorrenza cittadina per la memoria delle vittime delle migrazioni. Per ricordare ad ognuno di noi – ha concluso Falcomatà – il valore della vita umana che non può essere barattato con nulla”.

La cerimonia ha registrato due momenti. Il primo questa mattina in un cimitero comunale, in località Armo, dove sono sepolti oltre 70 migranti, nel corso del quale un parroco ha benedetto il ‘cimitero dei migranti’. Il secondo momento si è svolto in tarda mattinata al porto della città, nell’area antistante la sede della Lega Navale Italiana, a pochi metri dal punto di attracco dove le navi della Marina Militare sbarcano i migranti salvati dalle acque del Mediterraneo. Le autorità civili e militari cittadine, a bordo di una imbarcazione a vela confiscata agli scafisti e oggi assegnata alla Lega Navale, hanno raggiunto il centro del porto per deporre una corona di fiori in mare in ricordo di tutte le vittime delle migrazioni. La cerimonia è stata accompagnata da un brano originale composto per l’occasione dal musicista Demetrio Spagna “Fishing dead men” ed eseguito in coppia con Giovanni Carone.

di Mario Vetere, giornalista


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