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Convegno Asco a Chicago, immuno-oncologia è la grande protagonista

Da qualche anno a questa parte l'immuno-oncologia sta rivoluzionando il sistema di cura dei tumori

Pubblicato:03-06-2017 11:08
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:18

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CHICAGO – Al centro del meeting annuale dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO) in corso di svolgimento a Chicago, c’è un protagonista assoluto: l’immuno-oncologia, approccio che sta ormai rivoluzionando il sistema di cura dei tumori. Trasformatasi velocemente da speranza in certezza, grazie a risposte inedite e impressionanti (nel melanoma, ad esempio, si giunge a percentuali di sopravvivenza a 10 anni di oltre il 25%), l’immuno-oncologia quest’anno all’Asco entra addirittura già nella sua seconda fase, a dimostrazione di un’accelerazione in termini di ricerca e trials che non ha precedenti. Con un’immagine quasi automobilistica lo ha confermato Michele Maio, direttore dell’Immunoterapia Oncologica del Policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena, che all’Asco ha affermato che finora l’immuno-oncologia è andata in una direzione: togliere il freno con cui il tumore blocca la risposta del sistema immunitario. Il presente e il futuro, come riportato da numerosi studi e ricerche, mirano invece a premere sull’acceleratore del sistema immunitario per giungere a potenziare ancora di più la risposta contro la malattia.

“I risultati che abbiamo ottenuto negli anni scorsi sbloccando il ‘freno’, costituito dai recettori CTLA-4 e PD-1, sono molto importanti: considerando tutti i tumori, circa il 50% dei pazienti risponde a queste terapie che, utilizzate da sole o in combinazione, hanno profondamente modificato lo standard di cura in molte neoplasie- spiega Michele Maio- Molecole come ipilimumab (anti CTLA-4) e nivolumab (anti PD-1) hanno dimostrato non solo di allungare la sopravvivenza, ma anche di migliorare la qualità di vita dei pazienti”. “Ma la nuova sfida oggi è capire perché metà dei pazienti non risponda ai trattamenti immuno-oncologici a disposizione- sottolinea il professore-. Vogliamo cioè comprendere meglio le caratteristiche del tumore che in alcuni casi rendono inefficaci queste nuove armi. Finora abbiamo visto solo la punta dell’‘iceberg’ dell’immuno-oncologia, oggi si stanno definendo nuove ‘strade’. Ad esempio a Chicago viene presentato uno studio sulla combinazione di nivolumab con una molecola immuno-oncologica che agisce sul recettore GITR e un altro sulla combinazione con un anti-CD27, entrambi in pazienti con tumori solidi avanzati. Siamo di fronte a una nuova categoria di anticorpi immuno-modulanti che hanno la capacità di attivare direttamente il sistema immunitario. Non tolgono il ‘freno’ ma premono sull’acceleratore, quindi il loro meccanismo d’azione è diverso. In questi studi la combinazione con nivolumab permette di agire in entrambe le direzioni e i risultati sono promettenti, soprattutto in quei pazienti che finora non hanno risposto alle terapie”. La conclusione di Maio è piena di speranza: “In 2-3 anni probabilmente avremo a disposizione nuove strategie di cura da usare in modo trasversale in moltissimi tumori”.

dal nostro inviato a Chicago, Walter Gatti


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