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Bimbo ritrovato nel bosco in Giappone, l’accusa dello psicoterapeuta: “Genitori incapaci”

ROMA - "Non solo bisogna chiedersi

Pubblicato:03-06-2016 17:21
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:49

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YAMATO-facebook

ROMA – “Non solo bisogna chiedersi se sia corretto o meno restituire il minore alla famiglia, che con questo gesto ha dato prova di totale incapacita’ genitoriale”, ma e’ fondamentale anche “ragionare sul fatto che questo episodio e’ espressione di un’intera societa’ oggi incapace di educare“. Così lo psicoterapeuta dell’età evolutiva Federico Bianchi di Castelbianco, direttore dell’IdO (Istituto di Ortofonologia) a proposito della vicenda del piccolo Yamato, il bambino di 7 anni abbandonato nel bosco dai genitori per punizione e ritrovato miracolosamente vivo dopo ben sei giorni.

Il fatto di averlo abbandonato, prosegue il direttore dell’IdO, dipende “o da un disturbo mentale dei genitori, o da una situazione di disperazione vissuta sempre dai genitori, perche’ consci della loro inadeguatezza”. Si torna quindi alla domanda iniziale: “Dov’è il nucleo negativo, il ‘vero problema’, che ha prodotto questa situazione”. Secondo l’esperto il punto di rottura va ricercato nel fatto che “buona parte delle mamme e dei papa’ oggi si sentono inadatti nei confronti dei figli: non riescono a farsi ascoltare, ne’ a farsi rispettare e quindi viene meno l’obbedienza”.


Citare la sola parola ‘obbedienza’, sottolinea Bianchi di Castelbianco, “li mette in seria difficolta’, come se quella parola fosse sinonimo di tirannia. Oggi quindi abbiamo bambini che non solo non ascoltano, ma che creano in casa una situazione quotidianamente difficile, rispetto a cui i due adulti possono avere reazioni abnormi e irresponsabili”.

Molti in questi giorni si sono domandati se i genitori di Yamato non avrebbero fatto meglio a punire il figlio con uno schiaffo, piuttosto che abbandonarlo in un luogo cosi’ pericoloso, a rischio della vita. “Ora, andando oltre la naturale polemica sulla giustezza della violenza – domanda certamente comprensibile – tale esempio serve a dimostrare il paradosso: per evitare lo schiaffo, i due adulti sono arrivati a ‘sbarazzarsi’ del figlio, come accaduto nella favola di Pollicino, in cui i genitori non sentono piu’ il bambino parte della famiglia e decidono che non possono occuparsi di lui”.

E’ d’altronde altrettanto comprensibile che “una famiglia non possa essere gestita da un bambino”. Tuttavia, non regge neanche l’ipotesi che il piccolo Yamato abbia una indole particolarmente oppositiva: “Se si tiene conto del fatto che le societa’ orientali hanno regole educative estremamente rigide, che non consentono una disobbedienza cosi’ continutiva e forte da suscitare un tale atto di frustrazione, rabbia e repressione, la prima ipotesi trova conferma: che manchi la capacita’ educativa da parte dei genitori” conclude.

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