NEWS:

In Italia ogni anno 185mila morti per attacchi di cuore e 94mila per ictus

Le malattie cardiache sono la prima causa di morte in Italia

Pubblicato:03-06-2016 15:16
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:49

infarto
FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ictusROMA – Le malattie cardiache sono la prima causa di morte in Italia: gli attacchi di cuore (con 184.800 decessi) e gli ictus (con circa 94mila morti) nel 2013 hanno rappresentato quasi la metà (48%) di tutte le cause di mortalità in persone under 75. Sono alcuni dati emersi a Rimini nel corso del 47esimo congresso dell’Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri), in programma fino a domani.

“Si tratta di patologie per le quali è più che mai importante intervenire con cure adeguate- dice il presidente dell’Anmco, Michele Gulizia- Il concetto di ‘mortalità evitabile’ si basa sull’idea che alcuni decessi potrebbero essere evitati se ci fosse stata un’assistenza sanitaria tempestiva ed efficace. Questi dati ci suggeriscono di fare attenzione al cuore e ai rischi a cui va incontro ogni giorno, evitando i fattori di rischio quali fumo, stress, dieta ricca di grassi, obesità, vita sedentaria e ipertensione”.

Ma oggi, per tenere il prezioso muscolo sotto controllo, anche la tecnologia può fare molto offrendo una possibilità in più: la ‘Banca del Cuore’. “Si tratta di una card, gratuitamente rilasciata dalle cardiologie- spiega Gulizia- che contiene i dati clinici sulla salute cardiovascolare (elettrocardiogramma e pressione arteriosa) e nella quale è possibile inserire altre informazioni, come per esempio sapere se si è diabetici, se si ha avuto un infarto pregresso e molti altri preziosi dati clinici”. E proprio per il progetto ‘Banca del Cuore’, il numero uno di Anmco ha ricevuto la massima onorificenza (la medaglia per l’alto valore scientifico, assistenziale e sociale del progetto di prevenzione) direttamente dalla presidenza del consiglio che si è congratulata per l’iniziativa.


Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it