NEWS:

Legge anti-fake news, Brasile allo scontro con Google e gli altri colossi del web

Le aziende dell'hi-tech gridano alla censura, ma l'esecutivo Lula vuole regolamentare l'ecosistema digitale dopo gli incidenti di gennaio

Pubblicato:03-05-2023 16:45
Ultimo aggiornamento:03-05-2023 16:50

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – In Brasile, il governo Lula è ai ferri corti con Google e le altre aziende di internet. Tutto ha avuto origine dalla ‘Ley de Noticias Falsas’, un disegno di legge proposto dal ministero della Giustizia con cui imporre obblighi ai giganti del web in termini di trasparenza e azioni decise contro disinformazione e fake news, sulla falsariga del Digital Services Act adottato dell’Unione europea.

GOOGLE ALL’ATTACCO: “PERMETTERÀ LA CENSURA”

La riforma però non ha convinto Google, che ieri ha diffuso un testo in cui ha esposto le sue perplessità sulla Legge 2630, sostenendo che il provvedimento potrebbe favorire la censura, impedire agli utenti di accedere a contenuti importanti e danneggiare anche il resto “dell’ecosistema informatico” al di fuori del Paese.

IL COLOSSO OBBLIGATO A RIMUORE UN ARTICOLO CRITICO VERSO LA RIFORMA

Un’azione che ha suscitato le ire di Brasilia: lo stesso ministro della Giustizia Flavio Dino è intervenuto intimando la rimozione del contenuto, pena una multa di un milione di real – pari a quasi 180 milioni di euro – oppure 198mila real per ogni ora in cui il testo restava online. “Cos’é? Un editoriale? Googole non è una testata né una compagnia pubblicitaria” ha dichiarato il ministro. E dopo pochi minuti l’azienda californiana ha ceduto, togliendo il link dalla rete. In una intervista a Cnn Brazil, i responsabili avevano però già condiviso pubblicamente la loro posizione, denunciando anche che i recenti emendamenti subiti dal testo di legge avrebbero reso il provvedimento meno chiaro.


Leggi anche: Tra i giovani l’utilizzo di internet è aumentato del 4%, in particolare l’uso di social network è arrivato al +80%

IL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA: “IL WEB NON DEVE DIVENTARE IL FAR WEST”

“Questa legge serve a evitare che il web diventi il Far west” è tornato a dichiarare Dino, che aveva già chiesto l’apertura di un’indagine per valutare eventuali “pratiche abusive” da parte di aziende informatiche in merito alla riforma. Oltre a Google, infatti, varie multinazionali come Meta, l’azienda che detiene Facebook, Whatsapp e Instagram, sono intervenute per sostenere che la ‘Ley de Noticias Falsas’ potrebbe compromettere la libertà d’informazione e quindi i diritti delle persone.

CORTE SUPREMA CONVOCA LE BIG TECH PER PRESUNTI ABUSI

Il braccio di ferro tra le autorità brasiliane e i giganti digitali non sembra tuttavia giunto a una conclusione: la Corte suprema nella serata di ieri ha deciso di convocare i responsabili delle principali compagnie con sede nel Paese a comparire davanti alla polizia federale, per essere ascoltati su eventuali azioni di “disinformazione” a proposito della Legge 2630. Tra questi, i responsabili di Google Brazil, Meta, Spotify e Brasil Paralelo, una piattaforma molto nota nel Paese.

Il testo attende ora la votazione al Congresso il prossimo 9 maggio e incontrerà l’opposizione di alcuni partiti di destra, che invece sostengono le ragioni delle imprese.

LA RIFORMA DOPO L’ASSALTO A BRASILIA DEI “BOLSONARISTI”

All’origine di questa riforma, come evidenzia la stampa internazionale, ci sono i disordini scoppiati a Brasilia a gennaio scorso, in seguito alla diffusione di notizie riguardanti presunti brogli elettorali che avrebbero determinato la sconfitta dell’ex presidente Jair Bolsonaro a favore di Luiz Inacio Lula da Silva. A pesare poi anche vari incidenti violenti avvenuti nelle scuole, e attribuiti a una presunta influenza negativa esercitata sui minori dal web.

Leggi anche: Il docente: “In Brasile la polizia militare non sta con Lula”. Arrestate le ‘zie di WhatsApp’

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it