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Zelensky all’Aia: “Putin sia processato”. E il Cremlino attacca: “Dietro l’attentato con i droni ci sono gli Usa”

Secondo il portavoce Dmitrij Peskov, il presidente russo non si trovava nella residenza

Pubblicato:03-05-2023 15:14
Ultimo aggiornamento:05-05-2023 08:37

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di Vincenzo Giardina e Alessandra Fabbretti

ROMA – Un tentativo di “assassinare” Vladimir Putin, con droni in volo pronti a colpire la sua residenza al Cremlino. Sotto accusa, con la minaccia di ristorsioni, “il regime di Kiev“. Della vicenda le autorità di Mosca hanno riferito in una nota: “Il regime di Kiev ha tentato di colpire la residenza del Cremlino del presidente della Federazione russa con velivoli senza pilota”.

Secondo il portavoce Dmitrij Peskov, Putin non si trovava nella residenza. Nella nota si riferisce anche che i droni sarebbero stati messi fuori uso da “servizi speciali” russi attraverso l’uso di radar elettronici. Video diffusi sui social network, non verificati, mostrano fumo alzarsi nel cielo in una zona centrale di Mosca prima dell’alba. La notizia dell’attentato denunciato dal Cremlino è l’apertura dei principali siti di informazione della Russia.


ZELENSKY NEGA: “NON C’ENTRIAMO COL DRONE CONTRO PUTIN

“Non abbiamo attaccato Putin, o Mosca. Noi combattiamo sul nostro territorio”. Con queste parole il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha respinto le accuse del governo russo di essere dietro all’attacco con droni contro il palazzo del Cremlino che, secondo le autorità russe, sarebbe stato ordito da Kiev per eliminare il presidente Vladimir Putin. Zelensky è intervenuto nel corso di una conferenza stampa ad Helsinki, in Finlandia, Paese dove si è recato a sorpresa per incontrare le autorità del Paese che da poche settimane è entrato a far parte della Nato. Ai giornalisti Zelensky ha inoltre detto che la Russia non sarebbe “interessata a rinnovare l’accordo sul grano”, di cui sono chiamati a discutere i delegati di Ucraina, Russia e Turchia venerdì prossimo a Istanbul. L’obiettivo del vertice è il rinnovo dell’accordo per il passaggio in sicurezza di cereali e fertilizzanti attraverso il Mar Rosso, in vista della sua scadenza per il prossimo 18 maggio.
Dall’Ucraina arrivano nel frattempo notizie allarmanti: secondo le autorità della provincia meridionale di Kherson, negli “attacchi massicci contro i civili” da parte delle forze russe oggi hanno perso la vita almeno sedici persone mentre alle 22 sono rimaste ferite. La maggior parte delle vittime – dodici – si è registrata nell’omonimo capoluogo di Kherson.

IL CREMLINO: “DIETRO L’ATTENTATO A PUTIN CI SONO GLI USA”

Dietro l’attentato con droni a Vladimir Putin al Cremlino ci sono gli Stati Uniti: parola di Dmitrij Peskov, portavoce della presidenza russa, citato dall’agenzia di stampa Novosti.
I tentativi di negarlo sia a Kiev che a Washington sono, ovviamente, del tutto ridicoli” ha detto il responsabile. “Sappiamo benissimo che le decisioni su queste azioni e attentati terroristici non vengono prese a Kiev ma a Washington”. Peskov ha aggiunto: “Kiev sta già facendo quello che gli dicono di fare”.

ZELENSKY ALLA CORTE DELL’AIA: “PUTIN SIA PROCESSATO

Chiunque dia inizio a una guerra deve essere portato in tribunale“. Lo ha detto il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, intervenendo alla Corte penale internazionale dell’Aia, nei Paesi Bassi. Il riferimento del capo dello Stato è alla Russia e in particolare al suo omologo Vladimir Putin. Su di lui il presidente ucraino ha detto: “Merita di essere condannato per le sue azioni criminali proprio qui, nella capitale del diritto internazionale. E sono certo che questo accadrà quando vinceremo. E noi vinceremo”.
Di recente la Corte dell’Aja ha emesso un mandato di cattura internazionale contro Putin in relazione alla sparizione forzata di centinaia di minori ucraini nel corso del conflitto.
Quanto all’appello di Zelensky, che invoca una sentenza contro Putin per aver dato il via alla guerra il 24 febbraio del 2022, ciò incontra un doppio ostacolo di ordine legale. In primo luogo, la Corte penale internazionale infatti ha giurisdizione solo in merito ai crimini di guerra e contro l’umanità, e non per quanto riguarda il presunto reato di aggressione denunciato dall’Ucraina. Secondo, la Russia non ha mai siglato il Trattato di Roma e pertanto – come già Stati Uniti, Cina o Israele -, non riconosce la giurisdizione della Cpi.

Per ovviare al primo problema, ossia alla lacuna del sistema della giustizia internazionale, la Commissione europea nei mesi scorsi si è dichiarata disponibile a istituire un tribunale internazionale speciale, su iniziativa dei Paesi occidentali e con l’approvazione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Tale tribunale dovrebbe essere istituito sempre all’Aia.
A sollecitare l’esecutivo europeo era stato a gennaio anche l’Europarlamento, che in una risoluzione – che aveva ottenuto 472 voti favorevoli, 19 contrari e 33 astensioni – ha chiesto che “la leadership politica e militare russa sia chiamata a rispondere del crimine di aggressione contro l’Ucraina”.
L’Europarlamento dichiarava ancora: “Sebbene l’esatta composizione e le modalità di funzionamento del tribunale speciale debbano ancora essere determinate, il tribunale dovrebbe avere la competenza per indagare non solo su Vladimir Putin e sulla leadership politica e militare della Russia, ma anche su Aleksandr Lukashenko e i suoi alleati in Bielorussia.
I lavori preparatori dell’Ue sul tribunale speciale dovrebbero iniziare senza indugio e concentrarsi sulla definizione delle sue modalità in cooperazione con l’Ucraina, oltre a sostenere le autorità ucraine e internazionali nel reperimento delle prove da utilizzare nel futuro tribunale speciale”.

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