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Maxi-operazione contro ‘ndrangheta e cosche della Locride: 108 arresti

Sono stati sequestrati società commerciali e beni mobili e immobili del valore di circa 25 milioni di euro, localizzati in Italia, Portogallo, Germania e Francia

Pubblicato:03-05-2023 09:14
Ultimo aggiornamento:03-05-2023 14:30
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arresti catania
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REGGIO CALABRIA – Una maxi-operazione antindrangheta, denominata Eureka, oggi ha portato all’arresto di 108 persone effettuato oggi dal comando provinciale carabinieri di Reggio Calabria, con il supporto in fase esecutiva dei comandi provinciali dei carabinieri di Catanzaro, Vibo Valentia, Pescara, Milano, Salerno, Catania, Savona, Bologna, Vicenza, L’Aquila, Ancona, Roma, Cagliari, in esecuzione a quattro provvedimenti cautelari collegati emessi dall’ufficio gip del tribunale di Reggio Calabria su richiesta della locale procura della Repubblica, Direzione distrettuale antimafia.

Sono stati inoltre sequestrati, in via preventiva, società commerciali e beni mobili e immobili del valore di circa 25 milioni di euro, localizzati in Italia, Portogallo, Germania e Francia. I reati contestati agli indagati sono a vario titolo: associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, con l’aggravante della transnazionalità e dell’ingente quantità, produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti, detenzione/traffico di armi anche da guerra, riciclaggio, favoreggiamento, procurata inosservanza di pena, trasferimento fraudolento di valori.

‘NDRANGHETA, 108 ARRESTI: LE INDAGINI IN TUTTA EUROPA

L’operazione ha evidenziato gli assetti criminali legati al narcotraffico soprattutto delle cosche della locride, nel reggino, ricostruendo la rete di fiancheggiatori del narcotrafficante internazionale Rocco Morabito, arrestato in Brasile nel 2021. L’indagine della Dda di Reggio Calabria si è sviluppata nell’ambito di due Squadre investigative comuni, una intercorsa tra la Dda reggina e le Procure tedesche di Monaco I, Coblenza, Saarbrücken e Düsseldorf e l’altra tra la Dda di Reggio Calabria, l’ufficio del giudice istruttore presso il tribunale di Limburg e il procuratore federale di Bruxelles, che sono state costantemente e per un lungo arco temporale, coordinate da Eurojust.


L’attività di indagine è stata avviata nel giugno 2019 a seguito di raccordi tra l’Arma e la polizia federale belga che stava investigando su alcuni soggetti riferibili alla cosca Nirta di San Luca (Reggio Calabria) attiva a Genk (Belgio), dedita, tra l’altro, al narcotraffico internazionale. Le attività dell’Arma, inizialmente orientate verso la famiglia Strangio di San Luca, riconducibili ai Nirta, sono state progressivamente estese a diverse consorterie dello stesso centro aspromontano, interessando anche la locale di ndrangheta di Bianco, nel cui ambito sono stati ricostruiti gli assetti interni, numerose condotte relative ad acquisto di cospicue quantità di cocaina per il mercato locale, non concretizzatesi per mancanza di accordo con i fornitori, di detenzione e porto di armi da guerra, rese clandestine, di reinvestimento di capitali illeciti in attività imprenditoriali, sia in Italia che all’estero, in particolare nei settori della ristorazione, del turismo e immobiliare. 

È stato inoltre approfondito il contesto criminale riguardante Rocco Morabito detto ‘Tamunga’, già latitante di massima pericolosità inserito nel programma speciale di ricerca del ministero dell’Interno, tratto in arresto dall’Arma in Brasile nel maggio 2021, unitamente a Vincenzo Pasquino, all’epoca latitante per la Dda di Torino. Nel corso delle indagini, finalizzate alla cattura di Morabito e ad accertare nuove organizzazioni dedite al narcotraffico internazionale, è emerso che il gruppo riconducibile allo stesso Morabito era attivo, oltre che nel narcotraffico, anche nella compravendita di armi. Le acquisizioni hanno evidenziato che la consorteria aveva offerto un container di armi da guerra, da approvvigionarsi tramite non meglio identificati soggetti pakistani, a un’organizzazione paramilitare brasiliana che, in cambio, avrebbe spedito ingenti quantità di stupefacente al porto di Gioia Tauro (Reggio Calabria).

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