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Il conduttore di ‘Zona Bianca’: “Da Lavrov un comizio? No, gli ho fatto venti domande”

Giuseppe Brindisi commenta le polemiche per l'ospitata al ministro degli Esteri russo: "Sono a postissimo con la mia coscienza e con la deontologia professionale. Le critiche di Draghi? Ho il sospetto che non abbia visto l'intervista"

Pubblicato:03-05-2022 19:40
Ultimo aggiornamento:04-05-2022 09:53

intervista lavrov
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ROMA – “L’intervista a Lavrov? Mi sarei aspettato un più di reazioni sui contenuti che sul contenitore: l’intervista dura circa 40 minuti nei quali io gli ho fatto 20 domande, con una media di una risposta ogni due minuti. È molto scorretto dire che io non avrei fatto nessuna interlocuzione”. A Rai Radio1, ospite di ‘Un Giorno da Pecora’, esordisce così Giuseppe Brindisi, conduttore di ‘Zona Bianca’ e autore della contestata intervista al ministro degli Esteri russo.

Alla domanda su che accordi avesse con lo staff di Lavrov, Brindisi spiega: “Il suo staff ci ha chiesto di avere i ‘main topics’, gli argomenti, ma noi avevamo libertà assoluta di spaziare con le domande. L’unica cosa che ci hanno richiesto era di non tagliare, di non esercitare editing di alcun tipo”. Il giornalista parla di una “intervista registrata ‘diretta”, in quanto “l’abbiamo presa e l’abbiamo messa”. Ma su quando è stata registrata si trincera dietro un “preferisco non dirlo”. A ridosso del weekend? “Siamo lì, ma è un dettaglio”, sottolinea Brindisi.

Secondo alcuni, i russi avrebbero scelto Mediaset perché di proprietà di Silvio Berlusconi. “No, non credo proprio sia così – osserva il conduttore – Tra l’altro noi di ‘Zona Bianca’ siamo l’unico talk televisivo apertamente schierato con l’Ucraina, dal primo momento“. Chi non sarebbe schierato con l’Ucraina? “Abbiamo dubbisti, negazionisti, complessisti, sia tra gli ospiti che nella conduzione. Ci si interroga se è sbagliato o giusto, mentre noi ci siamo schierati fin da subito”.


Brindisi risponde anche alle parole del premier Mario Draghi, che ha definito “un comizio” l’intervista a Lavrov andata in onda su Rete 4: “Ci dovrebbe spiegare cos’è un comizio. Io non voglio fare battute sulle conferenze stampa di Draghi ma il comizio è un’altra cosa, basta andare a vedere la definizione. È falso, non è vero che non ho fatto nessun contraddittorio – spiega Brindisi -, ho il sospetto che Draghi non abbia visto l’intervista a Lavrov, e se è così gliel’hanno raccontata male”.

Quindi lei ribadisce la correttezza del suo lavoro? “Sono a postissimo con la mia coscienza e con la mia deontologia professionale”, afferma il conduttore. E sulla possibilità che nella prossima puntata di ‘Zona Bianca’ sia ospite addirittura il presidente russo Vladimir Putin, Brindisi resta sul vago: “Non lo so, vediamo…”.

MOSCA E MEDIASET: “MA QUALE COMIZIO?”

L’intervista di Lavrov a ‘Zona Bianca’ su Rete 4 un comizio? Non lo è, secondo Mosca e anche secondo Mediaset. La portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova smentisce così il premier italiano Mario Draghi, sostenendo che l’iniziativa di condurre l’intervista non è venuta dal ministero degli Esteri russo, ma “da giornalisti italiani”. Questi ultimi, a suo dire, “sarebbero stati insistenti dicendo che era importante mostrare tutti i punti di vista”.

Stessa versione del direttore generale Informazione Mediaset, Mauro Crippa, secondo il quale l’intervista al numero due del Cremlino “è un documento che fotografa la storia”. “Le buone regole del giornalismo – spiega Crippa in una nota – suggeriscono sempre di ascoltare tutte le voci, anche quelle più controverse“.

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