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Patrick Zaki: “Troppi reporter in carcere, serve libertà”

L'attivista in un tweet, nel Paese si spera in grazia per Ramadan

Pubblicato:03-05-2022 18:17
Ultimo aggiornamento:03-05-2022 18:17

patrick zaki
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ROMA – “Oggi è la Giornata mondiale della libertà di stampa, dobbiamo ricordare che abbiamo ancora un gran numero di giornalisti imprigionati e la messa al bando del giornalismo indipendente continua. Libertà per tutti i giornalisti del mondo”. Così l’attivista egiziano Patrick Zaki, in un tweet in italiano. Il ricercatore dell’Università di Bologna, rilasciato a dicembre e in attesa di giudizio, ha condiviso le fotografie del reporter Hesham Foad e del blogger Mohamed Ibrahim, noto come ‘Mohamed Oxygen’, entrambi in carcere dal 2019 e condannati a quattro anni di reclusione con l’accusa di diffusione di false notizie in Egitto e all’estero, la stessa accusa da cui si sta difendendo Zaki. Oxygen però ha ricevuto la condanna qualche mese fa, dopo oltre due anni di detenzione preventiva. Nell’estate scorsa il trentenne ha tentato il suicidio.

Il Cairo non fornisce stime ufficiali, ma le organizzazioni per i diritti umani calcolano che oltre 60mila persone siano dietro le sbarre per reati di coscienza e tra queste molti sono giornalisti, spesso incriminati perché coi loro articoli hanno contestato l’operato del governo. Le forze di sicurezza ad esempio hanno arrestato a luglio scorso Abdelnasser Salama, per aver chiesto le dimissioni del presidente. Qualche giorno fa, in vista della fine del mese di Ramadan in cui tradizionalmente il presidente della Repubblica grazia vari prigionieri, un gruppo di politici d’opposizione ha chiesto ad Abdel Fattah Al-Sisi di liberare anche i prigionieri di coscienza e tra questi è stato citato Mohamed Oxygen. Il presidente ha effettivamente rilasciato alcuni oppositori tra cui il giornalista Mohamed Salah e la blogger Radwa Mohamed.

 Ancora di recente invece un cronista della testata Al-Ahram, Emad El-Feki, è stato trovato morto nel suo ufficio. Secondo gli inquirenti si è suicidato e il sindacato dei giornalisti ha chiesto alle autorità l’apertura di un’inchiesta per accertare le cause del decesso. Dai primi rilievi sembrerebbe che l’uomo si sia tolto la vita ma, secondo una fonte vicina ai fatti contattata dalla Dire, a spingere l’uomo a tale gesto sarebbero state le condizioni di lavoro: un taglio imprevisto a incentivi e bonus annuali, insieme a “brutte pressioni” ricevute da parte del suo direttore. Le pressioni colpirebbero anche le testate come Mada Masr, la cui redazione nel 2019 ha subito un raid della polizia, e tanti portali online: circa 600 quelli oscurati dalle autorità tra il 2021 e il 2022 secondo Amnesty International, e tra questi molti sono canali di informazione.


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