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Fnsi: “Giornalisti uccisi perché le luci dell’informazione impediscono trame oscure”

A Roma sit-in all'Ambasciata Russa contro l'invasione dell'Ucraina e il bavaglio imposto ai media indipendenti russi e bielorussi

Pubblicato:03-05-2022 10:30
Ultimo aggiornamento:03-05-2022 19:40

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ROMA – “Ogni giorno ascolto polemiche contro giornaliste e giornalisti, ma qualcuno deve spiegarmi il paradosso di come mai anche quest’anno nel mondo, in Europa e in Italia, i giornalisti sono le principali vittime di oligarchi, despoti, mafiosi e corrotti. Dobbiamo sempre interrogarci sui nostri limiti, ma mi permetto di segnalare che croniste e cronisti vengono colpiti, minacciati e uccisi perchè le luci dell’informazione impediscono trame e traffici che hanno bisogno del buio”. Lo afferma alla Dire il presidente della Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi), Giuseppe Giulietti, in occasione della Giornata mondiale della libertà di stampa 2022 che si celebra ogni 3 maggio.

“I dati del Consiglio d’Europa- prosegue- si basano su un incremento del 41% delle minacce e anche in Italia, in base ai primi dati che saranno diffusi dal ministero dell’Interno, si prevede un incremento del 42% rispetto all’anno precedente”.

Questa mattina la Federazione nazionale della stampa italiana, Amnesty International Italia e l’associazione Articolo21 promuovono un sit-in, nei pressi dell’Ambasciata della Federazione Russa, a Roma, per protestare contro l’invasione dell’Ucraina e il bavaglio imposto ai media indipendenti russi e bielorussi. “Dalle 11 saremo lì- informa il presidente dell’Fnsi- perchè quella in Ucraina è la situazione più eclatante. Ricorderemo i nomi dei giornalisti fatti eliminare da Putin in Ucraina, in Russia, in Bielorussia e in Siria. Senza però dimenticare che i cronisti sono colpiti ovunque, anche in Turchia, Egitto, Cina, Venezuela, Colombia e Messico”.


Giuseppe Giulietti si sofferma poi sul caso Assange. “In questi giorni- ricorda- si parla di estradare Julian Assange, accusato di aver rivelato i dossier truccati che hanno provocato la guerra in Afghanistan e Iraq. Lui dovrebbe andare in carcere due secoli mentre chi ha truccato i dossier per provocare i conflitti gira il mondo lautamente retribuito. Sono paradossi pericolosi non solo per la libertà di informazione ma anche per gli ordinamenti democratici”.

“Oggi non mancheranno le dichiarazioni pubbliche di solidarietà del governo e delle forze politiche- dichiara inoltre Giulietti- ma mi permetto di ricordare che l’Italia, dal 2002, non vuole approvare la legge sulle querele bavaglio, non vuole approvare la regolamentazione dell’equo compenso, con centinaia di croniste e cronisti che vengono pagati 5 euro lordi, non ha mai approvato le norme sulla tutela delle fonti e ha 30 cronisti sotto scorta, dato più alto in Europa. Sarebbe dunque auspicabile che invece della solidarietà arrivasse la votazione delle leggi”.

La Giornata mondiale della libertà di stampa numero 29 arriva a poche ore dal ‘caso Lavrov’. Giuseppe Giulietti ha le idee ben chiare. “Sergej Lavrov- spiega- ha scelto un’emittente italiana per esprimere il proprio pensiero. Credo che quando si è in un conflitto bisogna esercitare un forte senso di responsabilità. Provo fastidio per qualunque tipo di bavaglio o censura ma, ovviamente, se si intervista Lavrov è del tutto evidente che il ministro degli esteri russo imponga delle condizioni. Il problema, dunque, sono proprio le condizioni imposte e le modalità delle domande”.

“Vorrei tuttavia ricordare e che non sparisse dal dibattito- aggiunge Giulietti alla Dire- il fatto che due terzi della classe dirigente italiana sono andati a Mosca per 20 anni, hanno fatto affari con Putin, hanno finto di non vedere, sapevano dei bavagli e anche della eliminazione degli oppositori”.
“L’Italia- sottolinea poi il presidente della Fnsi- è stata la piattaforma europea del sovranismo internazionale. Dentro questa piattaforma c’è stata oltre la metà della nostra classe dirigente. Questo dovrebbe farci riflettere, in quello che accade c’è poco di casuale”.
“Trovo incredibile- prosegue- che anche in queste settimane si sia puntato il dito accusatorio contro la Perugia-Assisi o contro croniste e cronisti che manifestano il pensiero critico e ci sia tanta tolleranza, tanta connivenza e tanta dimenticanza nei confronti di coloro che stanno dentro la classe politica e le classi dirigenti italiane che sono andati da Putin sapendo tutto”.
“Mi fa piacere questa ondata di pentimento- dice infine Giulietti- ma ho la sensazione che sia scarsamente credibile. Il 3 maggio molti si ricordano del valore della libertà di informazione, il 4 maggio tutto è come prima. In Italia, quindi, se davvero qualcuno vuole esprimere solidarietà deve solo annunciare l’approvazione delle norme contro le querele bavaglio e l’immediata applicazione delle norme sull’equo compenso, a tutela degli ultimi, dei più poveri e degli sfruttati, molti dei quali in questo momento stanno lavorando proprio in Ucraina”, conclude.

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