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Milano, accuse a Sala per festa Inter. La vicesindaca replica: “In piazza esponenti della Lega”

Secondo Anna Scavuzzo, vice di Beppe Sala, le autorità hanno "lavorato il più possibile perché ci fosse una mitigazione del danno" riuscendo ad evitare disordini

Pubblicato:03-05-2021 19:30
Ultimo aggiornamento:03-05-2021 19:30
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MILANO – “Io ieri in piazza non c’ero. Non sono andata a festeggiare. In piazza c’era la consigliera Sardone, il vice ministro Morelli, il consigliere Bastoni (Tutti e tre esponenti della Lega, ndr). Loro hanno strizzato l’occhio alle tifoserie, non noi“. Assume toni da stadio anche la polemica politica sulla festa scudetto per 30.000 tifosi dell’Inter ieri in piazza Duomo. E’ la vicesindaco di Milano Anna Scavuzzo ad affrontare a muso duro le opposizioni di centrodestra, che dalla mattina, dopo lo start di Matteo Salvini contro Beppe Sala (“Ha ancora un sindaco questa città?”) chiedono le sue dimissioni per non aver impedito l’assembramento dei tifosi nerazzurri. Ultimo in ordine cronologico il capogruppo al Pirellone di Forza Italia, e consigliere azzurro a Palazzo Marino Gianluca Comazzi.

Silvia Sardone, europarlamentare della Lega

Scavuzzo, interista anche lei, si difende con durezza intervenendo in consiglio comunale. “Non trovo legittimo che si possa festeggiare in barba alle prescrizioni anti covid”, tuttavia “non è vero che non c’è stato un ragionamento rispetto al lavoro che abbiamo portato avanti ieri”, esordisce premettendo che Comune e forze dell’ordine erano pronte da settimane, e anche per le prossime settimane se la squadra di Conte avesse dovuto rinviare l’appuntamento ormai scontato col primo posto in classifica. “Abbiamo lavorato il più possibile perché ci fosse una mitigazione del danno, non ci sono stati momenti di tensione e anzi abbiamo evitato che ci fossero delle concentrazioni ulteriormente critiche in alcuni luoghi. Evidentemente ci siamo trovati di fronte a una euforia incontenibile che ha coinvolto in maniera disomogenea una quantità di persone molto diverse tra loro, avevamo gruppi di tifosi più o meno organizzati ma anche famiglie con i bambini nelle varie zone della città”.

Il punto chiave del ragionamento della vice di Beppe Sala è che “non abbiamo avuto scontri”. E anche la Polizia locale ha gestito “molti dei contesti dove si realizzavano queste manifestazioni, facendo sì che le persone potessero allontanarsi in modo pacifico”.


Insomma, “non ci sono persone che si sono fatte male nonostante una folla totalmente acefala” ricorda Scavuzzo. “Non avevamo degli organizzatori con cui discutere”, ma “non ci sono stati dei danneggiamenti e credo che anche questo sia un punto importante per tutti quei negozianti e commercianti che non hanno visto questi danni che in altri momenti sono stati provocati dalla folla”. Un’azione di contenimento che ha visto ad esempio la sua efficacia in largo Cairoli “dove si stava avendo una concentrazione scomposta che sarebbe stata pericolosa. Abbiamo evitato che le persone raggiungessero piazza Duomo per aggiungersi ulteriormente”.

Una versione, quella della vicesindaco con delega alla Sicurezza sostanzialmente confermata dalla Questura. “In questa ottica di mitigazione del danno, tipica di quando si devono affrontare numeri così importanti di persone di disomogenea connotazione in scomposto entusiasmo- è la versione ufficiale dei vertici della Polizia meneghina- ci si è impegnati alla preservazione di alcuni spazi iconici e simbolici, ovvero nei quali si sarebbe potuta realizzare una pericolosa promiscuità tra persone impegnate nei festeggiamenti ed altre non interessate agli stessi”.

La Questura conferma poi la stima di 30.000 persone “scese in strada a festeggiare nei propri quartieri, in luoghi prossimi, vicino allo stadio e nelle aree più attrattive ed iconiche della città”, e al momento di euforia “hanno partecipato appassionati sportivi, curiosi, tifosi, ultras e famiglie dando vita a gruppi eterogenei in disorganico movimento che si sono dedicati ai festeggiamenti spesso incuranti delle cautele da adottare per la diffusione della pandemia”.

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