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Collins, l’uomo più solo intorno alla Luna

L'astrofisico Masi: "Rimanere in orbita da solo intorno alla Luna con tutte le incertezze che una missione pionieristica come quella comportava, rivela delle doti straordinarie dell’uomo Collins"

Pubblicato:03-05-2021 11:55
Ultimo aggiornamento:03-05-2021 12:50

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ROMA – “L’esplorazione non è una scelta, ma un imperativo”. Michael Collins, astronauta della leggendaria missione Apollo 11 insieme a Neil Armstrong e Buzz Aldrin, amava ripetere questa frase nella sua lunga vita dedicata allo Spazio. Si è spento il 28 aprile, a 90 anni. Lo hanno celebrato in tanti in tutto il mondo, dalla Nasa ai cittadini comuni. ‘L’uomo più solo della Storia’, era stato romanticamente definito, ricordando quel suo orbitare intorno alla Luna mentre i colleghi di equipaggio compivano quel ‘piccolo passo per l’Uomo, ma un grande balzo per l’umanità’ sul suolo del nostro satellite. Di Collins, nato a Roma in via Tevere, abbiamo parlato con l’astrofisico Gianluca Masi, responsabile del Virtual Telescope Project e Coordinatore per l’Italia di Asteroid Day.

“Tutti sappiamo che l’Apollo 11 ha fisicamente portato sulla Luna Armstrong e Aldrin, Collins, in quanto pilota del modulo di comando Columbia, è rimasto in orbita. Lo hanno chiamato ‘l’uomo più solo dell’universo’, ma lui ha sempre raccontato che in quelle ore di oggettiva solitudine si è sentito sereno, entusiasta. Ha atteso che i due colleghi di equipaggio tornassero in orbita per riagganciarli e ritornare a casa. Il suo lavoro è stato fondamentale. Per inciso, risulta che Collins sia stato il più esperto e più capace tra i piloti di quell’elemento, del Columbia. Che non sia sceso sulla Luna è evidente, ma gli altri non sarebbero mai scesi se non fosse stata presidiata e portata a termine con successo e perizia tutta la componente che riguardava la gestione del modulo di comando, che è stata responsabilità di Collins”

“Rimanere in orbita da solo intorno alla Luna con tutte le incertezze che una missione pionieristica come quella comportava, rivela delle doti straordinarie dell’uomo Collins, al pari delle doti straordinarie degli altri due- ragiona Masi-. Io sono un fan straordinario di Collins, ha compiuto un lavoro essenziale e per certi versi ha vissuto una disparità di visibilità con gli altri due. Ma come detto sempre da tutti e tre il ruolo è paritetico: senza l’uno non ci sarebbe stato stato il successo degli altri. Io tradisco un entusiasmo per lui, Collins è stata una persona di grande mitezza e modestia, queste caratteristiche recepite al cospetto della sua immensa figura rivelano una dimensione umana veramente vastissima”.


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Dei protagonisti di quella missione che nel 1969 cambiò il modo di guardare la Luna e lo Spazio resta ora in vita il solo Buzz Aldrin, anche lui novantenne. “Caro Mike, ovunque tu sia o sarai, avrai sempre il fuoco per portarci abilmente a nuove altezze e verso il futuro. Ci mancherai. Che tu possa riposare in pace”, sono le parole con cui Aldrin ha salutato Collins via social, pubblicando una foto d’epoca. Uno scatto da un tempo lontano, in cui non esistevano cellulari, in cui molti calcoli venivano svolti a mano e avere un navigatore satellitare in tasca era al di là della fantascienza.

apollo 11_twitter aldrin

Quando l’Apollo 11 arrivò sulla Luna, a livello tecnologico su cosa poteva contare l’equipaggio?

Senza dubbio la tecnologia del tempo era inesistente rispetto a quella contemporanea, questo fa risaltare ancora di più il risultato ottenuto con una dedizione assoluta. Gli astronauti erano elementi apicali di un team vastissimo. Tutti, a cominciare dallo stesso Collins, hanno riconosciuto il contributo alla missione anche delle professionalità apparentemente più marginali. Una grande vocazione al sacrificio e la dedizione al lavoro sono stati ingredienti fondamentali. L’esito non era scontato. Lo Spazio non è scontato nemmeno oggi- avverte Masi-. Sono importanti impegno e investimenti: allo Spazio non si accede con lo schiocco delle dita. La frequenza con cui andiamo nello Spazio non deve farci dimenticare che non è banale. Ancora sogniamo di raggiungere Marte di persona, non è un desiderio che possiamo implementare domani: c’è bisogno di lavoro, studi, investimenti. Questo ci porterà sen’altro anche sul pianeta rosso. Intanto, onore e meriti a quelli che ci hanno fatto passeggiare con la fantasia sulla Luna, loro di persona noi col pensiero”.

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