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World Press Freedom Day, libertà di stampa obiettivo lontano

Oggi la World Press Freedom Day per ricordare un pilastro della democrazia

Pubblicato:03-05-2016 15:25
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:40

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Articolo 19

Ogni individuo ha il diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.

libertà di stampaROMA – E’ questo l’articolo che nella Dichiarazione universale dei diritti umani – documento sui diritti individuali, firmato a Parigi il 10 dicembre 1948, la cui redazione fu promossa dalle Nazioni Unite perché avesse applicazione in tutti gli stati membri – sancisce la libertà di opinione e di espressione, quindi anche di stampa.

Un diritto fondamentale, strumento indispensabile di democrazia, che oggi festeggia la sua giornata, la World Press Freedom Day, una ricorrenza voluta fortemente dalle Nazioni Unite nel 1993. Una giornata per ricordare che senza una ‘stampa libera’ non esiste democrazia e che tutti gli uomini hanno diritto ad essere informati. Trasparenza e chiarezze nelle notizie affidate a giornalisti indipendenti dal potere politico, economico, religioso o lobbystico. Di certo un’utopia in molti Paesi, anche in quelli che spesso si etichettano come democratici.


A guardare bene la libertà di stampa e il giornalismo anglosassone, spesso preso a metro di giudizio per la prima, è realmente rara. In alcuni Paesi non esiste affatto, in molti altri è piegata alle logiche di potere. Basta guardare, senza andare troppo lontano dall’Italia, a ciò che accade sulle sponde del Mediterraneo. In Egitto, ad esempio, dove il ‘caso’ Giulio Regeni sta portando ad uno scontro aperto tra giornalisti e il governo del presidente Abd al-Fattah al-Sisi, o in Turchia, uno paese che detiene il record di giornalisti arrestati, a vario titolo ma quasi sempre per cospirazione contro lo Stato, nell’ultimo anno, ben 774. In Iran, Siria, Iraq, Cina la situazione non è molto diversa.

Nella speciale classifica di ‘Reporter senza frontiere’, che ogni anno pubblica la fotografia mondiale della ‘libertà di stampa’, anche i, cosiddetti, Paesi occidentali non spiccano nella applicazione elibertà di stampa 3 difesa di quell’art. 19 sancito dall’ONU. Se a dominare la classifica sono Finlandia, Paesi Bassi e Norvegia, non ci fanno bella figura Germania (16esima posizione), Francia (45) e Italia, solo 77esima schiacciata tra Moldavia e Benin. Cina, Siria, Turkmenistan, Corea del Nord e Eritrea chiudono la lista dei Paesi ‘senza informazione’. Tra questi ultimi e l’Italia solo 100 posizioni di differenza.

La World Press Freedom Day è anche l’occasione per ricordare i morti – tanti, troppi -, tra le file dei giornalisti. Mille negli ultimi dieci anni, 28 dal primo gennaio 2016. Sempre per ‘Reporter senza frontiere’ nel 2015, sono stati i 110 i reporter uccisi, 7 tra cameramen, fonici e tecnici e 27 i citizen journalist; un dato in aumento rispetto al 2014 (66 giornalisti, 11 collaboratori non giornalisti dei media e 19 citizen journalists).

I giornalisti italiani uccisi

Cosimo Cristina (1935-1960), Termini Imerese (Palermo)

Mauro De Mauro (1921-1970), Palermo

Giovanni Spampinato (1946-1972), Ragusa

Giuseppe Impastato (1948-1978), Cinisi

Mario Francese (1925-1979), Palermo

Giuseppe Fava (1925-1984), Catania

Mauro Rostagno (1942-1988), Lenzi di Valderice (Trapani)

Giuseppe Alfano (1945-1993), Barcellona Pozzo di Gotto (Messina)

Giancarlo Siani (1959-1985)

Carlo Casalegno (1916-1977)

Walter Tobagi (1947-1980)

Italo Toni e Graziella De Palo, scomparsi in Libano il 2 settembre 1980

Almerigo Grilz, (1953-1987) morto in Mozambico

Guido Puletti (1993), Bosnia

Marco Luchetta, (1952-1994), Mostar (Bosnia) insieme agli operatori della Rai di Trieste Alessandro Ota e Dario D’Angelo

Ilaria Alpi (1961-1994), Mogadiscio, Somalia, con l’operatore Milan Hrovatin

Gabriel Gruener (1963-1999), Brazda, Macedonia

Antonio Russo, (1960-2000), Tiblisi, Georgia

Maria Grazia Cutuli (1962-2001), Afghanistan, sulla strada che da Jalalabad porta a Kabul. Insieme a lei uccisi: l’inviato di El Mundo Julio Fuentes e due corrispondenti dell’agenzia Reuters, l’australiano Harry Burton e l’afghano Azizullah Haidari

Raffaele Ciriello (1959-2002), Ramallah, Cisgiordania

Enzo Baldoni (1948–2004), Najaf, Iraq

Vittorio Arrigoni (1975-15 aprile 2011), Gaza

Andrea Rocchelli (1983-24 maggio 2014) , Slavianks, Ucraina

Simone Camilli (1979-13 agosto 2014) Gaza

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