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Covid, a Bologna Vag61 invoca amnistia per i detenuti. E una casa ‘adeguata’ per chi esce

Dopo la morte del primo detenuto per coronavirus al carcere della Dozza, lo spazio libero autogestito chiede "un provvedimento di amnistia e indulto"

Pubblicato:03-04-2020 15:48
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:05
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BOLOGNA – Dopo la morte del primo detenuto del carcere bolognese della Dozza a causa del coronavirus “‘annunciata’ da tempo, visto il grave sovraffollamento e le carenze igienico-sanitarie dell’istituto bolognese e di tutte le carceri”, si moltiplicano le voci che chiedono “un provvedimento di amnistia e indulto” per “evitare quello che da più parti viene definito ‘rischio carneficina’“.

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Tra queste lo spazio libero autogestito Vag61 di Bologna, che inquadra la questione sotto due aspetti, soffermandosi in particolare sulla necessità di trovare alloggi per chi, eventualmente, venisse scarcerato. In primo luogo, Vag61 boccia l’ultimo decreto del Governo che introduce “un’ipotesi di detenzione domiciliare ‘speciale’ fino al 30 giugno per i detenuti a cui rimane una pena non superiore a 18 mesi, con l’impiego del braccialetto elettronico”.


Un provvedimento che farà uscire “pochissimi detenuti, molti meno degli oltre 14.000 che andrebbero scarcerati per riportare gli istituti di pena a una situazione di ‘normalità’ e rendere possibile il contrasto di casi di coronavirus all’interno”. Senza contare che nel decreto “mancano norme che tengano conto delle condizioni di salute dei detenuti che, se dovessero contrarre il covid-19, potrebbero non salvarsi”. Ma soprattutto, si osserva, “per poter beneficiare delle misure alternative i detenuti devono poter disporre di domicili idonei, che molti invece non hanno“, e a Bologna “gli alloggi da destinare a detenuti in misure alternative sono pochi e pieni da tempo”.

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E visto che in Comune “è stato detto che ‘bisogna escludere anche solo l’ipotesi di mettere in ballo l’edilizia popolare o spazi pubblici'”, Vag61 indica “due spazi che potrebbero essere utilizzati e che non porterebbero via alloggi a ‘persone in lista di attesa nelle graduatorie Erp'”.

Il primo è “l’ex Ferrhotel di via Casarini, noto a molti per l’esperienza dello ‘Scalo internazionale migranti’ e poi usato come dormitorio per gli agenti Polfer, ma da tempo non più utilizzato al pieno delle sue potenzialità”, e il secondo è “l’immobile di via Tolara di Sopra in località Settefonti, nel territorio del Comune di Ozzano, proprio di fianco a Villa Torre (il Centro visita del Parco dei Gessi), pressoché inutilizzato da moltissimi anni e di proprietà della Regione”.

Due ipotesi su cui “si può lavorare in tempi rapidi e che potrebbero dare una risposta” a chi avrebbe i requisiti per uscire dal carcere, ma “non può farlo perché non ha un domicilio”. Ma per farlo, conclude Vag61 tirando una stoccata alle istituzioni, “serve una volontà politica chiara, che non si può comprare al supermercato, neppure se si fa la fila, a distanza di un metro e con la mascherina”. E di amnistia e indulto parla anche +Europa Bologna, il cui coordinatore Arcangelo Macedonio chiede al Governo di “intervenire con urgenza per tutelare la salute di tutti”.

Questo perché, scrive Macedonio, dal momento che “il sovraffollamento delle carceri aumenta di molto il rischio di un contagio di massa, mettendo in pericolo lavoratori civili, Polizia penitenziaria e detenuti, bisogna evitare una catastrofe”. Anche perché, sostiene, “le strutture sanitarie locali sono già al collasso”.

A riprova di quanto afferma, cita anche le stime della Uilpa Polizia penitenziaria, da cui risulta che “più di 200 agenti sono contagiati e due poliziotti sono già morti per Covid-19“. Da qui la richiesta di amnistia e indulto, per ‘sfoltire’ il numero di detenuti e “far ritornare il luogo detentivo in condizioni ammissibili”.

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