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ROMA – Non tutte le famiglie erano a Verona lo scorso fine settimana. Al congresso mondiale delle famiglie mancava il Popolo della Famiglia. Non è un gioco di parole ma la sintesi del dissenso politico tra la formazione di Mario Adinolfi e il composito fronte di Brown, Brandi, Gandolfini e Coghe. Una divisione che Adinolfi ha ribadito in piazza Montecitorio stamattina, dove, insieme a un centinaio di militanti, ha presentato le 50mila firme raccolte per il progetto del reddito di maternità, mille euro al mese alle madri per i primi otto anni di vita del figlio.
A differenza del cartello riunito a Verona, “noi rifiutiamo le strumentalizzazioni. Noi siamo come le ostetriche, facciamo sbocciare le idee che le persone hanno già. Noi siamo stati per strada non il 3 aprile ma il 3 gennaio, quando c’era il ghiaccio per strada. Noi vogliamo essere popolari“.
Il Popolo della famiglia punta a candidarsi alle europee, non a sostenere la coalizione di centrodestra, come faranno le sigle di Verona. Eppure i contenuti sono prevalentemente gli stessi. A cominciare dal ‘no’ all’aborto. ‘No’ al divorzio. Sì a una visione più tradizionale della donna.
Non pensi che la figura della donna sia svalutata?
“No, io frequento i centri di aiuti alla vita e vedo che ci sono tante ragazze madri che non vogliono abortire e si trovano costrette a farlo per difficoltà economiche”, risponde Nicoletta Rossi, giovane militante.
Quanto al divorzio, “io personalmente non lo farei mai. Preferirei la separazione”.
E sull’aborto?
“Io dico: fatelo nascere comunque il bambino, e datelo in adozione. Molte donne dicono: ‘il corpo e’ mio’. Ma in realtà il corpo è del bambino, perchè è il bambino che muore”.
A Gandolfini, Coghe, Brandi cosa diresti?
“Non sono così esperta. In questi ambiti è brutto allontanarsi, separare tutti i movimenti della vita indebolisce il fronte”.
Molti politici che sostengono questi movimenti hanno vissuto come tanti storie di divorzio o di figli nati fuori dal matrimonio. Anche Adinolfi, se non sbaglio. E Meloni. E Salvini.
“Adinolfi ha ammesso di aver sbagliato. E’ stato onesto con se stesso”.
Non vedi una strumentalizzazione, un po’ di ‘paraculaggine’, come si dice a Roma?
“Loro forse sì. Loro forse sì. Ma non si può giudicare la coscienza“, risponde Nicoletta che aggiunge: “Che poi gli aborti anche se non fossero legali li farebbero comunque”. A chi le fa notare che questo è uno dei motivi per cui c’è la legge 194, per proteggere la donna da pratiche sanitarie illegali, Nicoletta risponde: “Sì ma questo è un po’ lo stesso motivo per cui Salvini vorrebbe riaprire le case chiuse, ma non è detto che tutto ciò che è legale sia una cosa buona“.
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