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ROMA – Prima Matteo Bassetti era virologo. Solo un virologo. Poi venne la pandemia e la notorietà. Negli anni, racconta al Corriere della Sera, è stato costretto a denunciare circa un centinaio di persone che lo offendevano online, e non solo. E’ ancora una “star”, scrive libri. Dice che “una volta in Italia l’upper society era fatta da medici, avvocati, professionisti. Ora sei considerato se fai lo YouTuber. Non c’è più riconoscimento sociale. Bisogna intervenire facendo diventare più attrattive certe specialità e cambiando le condizioni di lavoro”.
Bassetti parla di “empatia. Quella cosa che purtroppo non appartiene alla formazione dei medici. Anch’io sono cresciuto con l’idea che bisognasse apparire freddi, dare del lei ai pazienti, non immischiarsi con i loro problemi che se no sarei finito in burnout. Sono cambiato con la morte di mia madre durante il Covid. In passato obiettivamente avevo avuto alcuni problemi nel rapporto con i pazienti e i loro parenti. Muore un anziano, arrivano i familiari. Con loro mi rivolgo utilizzando espressioni molto forbite, da medico. Poi dico: “Il cadavere è di là”. Percepii negli occhi di quelle persone un gelo totale”.
“Ma oggi è diverso. Mamma si ammalò nel 2018: tumore al pancreas. Si aggravò nel pieno della seconda ondata della pandemia. Vederla sola, senza potere avere, negli ultimi momenti della sua vita, la vicinanza della famiglia, fu terrificante. Mi chiedeva continuamente: “Quanto vivrò?”.
Bassetti sa di essere un personaggio: “Ricevo tantissime avances soprattutto dal mondo maschile. I social sono un mondo. Mi hanno proposto di tutto, ho sempre rifiutato. Le pare: ho sudato tanto per arrivare dove sono e dovrei mollare tutto per andare a schiacciare un bottone per fare un favore al capo del partito? L’ho detto anche a Crisanti: ma cosa ci vai a fare? Con lui comunque andiamo più d’accordo adesso che quando ci facevano litigare in tv. Era solo un gioco per fare share”.
E gli altri virologi? “Chi? Guardi che alla fine l’unico sopravvissuto sono io. La Viola è una donna piacente che però di malattie infettive non ha background. Palù è un fenomeno in laboratorio, ma non ha mai visto un malato. Pregliasco è un professore di Igiene. Io alla sera quando andavo in tv, riferivo quello che avevo visto in reparto”.
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