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DIRETTA | Al via alla Dire la seconda giornata del corso di formazione sull’Europa per i giovani giornalisti

Tanti i temi che verranno trattati: dal ruolo del Parlamento Ue al lavoro delle redazioni sull’attualità comunitaria, dai rischi di manipolazione delle notizie alle sfide del fact-checking

Pubblicato:03-03-2023 09:20
Ultimo aggiornamento:04-03-2023 09:38
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di Vincenzo Giardina e Brando Ricci

ROMA – Ha preso il via alle 9.30 nella redazione dell’agenzia di stampa Dire a Roma la seconda giornata del corso di formazione sull’Europa rivolto a giovani giornalisti, content creator e operatori dell’informazione. A coordinare l’iniziativa, negli spazi di corso d’Italia 38/A, con lezioni, dialoghi, laboratori e prove pratiche, docenti ed esperti di diritto, politica e comunicazione dell’Ue.

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IL PROGRAMMA DELLA GIORNATA

I temi al centro del corso, in programma anche domani e promossi anche attraverso una diretta streaming, vanno dalle istituzioni europee ai valori democratici, dal ruolo del Parlamento Ue al lavoro delle redazioni sull’attualità comunitaria, dai rischi di manipolazione delle notizie alle sfide del fact-checking, decisive oggi e nel prossimo futuro, con le elezioni europee del 2024 alle porte.
Previsti nella giornata di oggi spunti e laboratori sull’attività dell’Europarlamento proposti da Giulia Rossolillo, professoressa di Diritto dell’Unione Europea e presidente del Centro studi sull’Ue dell’Università di Pavia. Carmine Nino, manager per gli Affari europei di Utopia, agenzia di Bruxelles specializzata nei rapporti con l’Ue, si soffermerà invece sulla dimensione locale delle politiche europee.

ROSSOLILLO (UNIVERSITÀ DI PAVIA): L’UE RAPPRESENTA SIA GLI STATI CHE I CITTADINI

Cittadini, Stati membri e comunità nel suo complesso: questi, sottolinea Giulia Rossolillo, professoressa di Diritto dell’Unione Europea, gli interessi rappresentati rispettivamente da Parlamento, Consiglio e Commissione Ue. L’esperta, docente all’Università di Pavia e direttrice della rivista ‘Il federalista’, ne discute nella redazione dell’agenzia Dire con i partecipanti al corso per giovani giornalisti, content creator e operatori dell’informazione. La premessa di Rossolillo è che in Europa “non c’è una vera e propria suddivisione dei poteri esecutivo e legislativo”, perché “queste due funzioni sono esercitate da più istituzioni insieme”.

Secondo la professoressa, “gli interessi degli Stati sono rappresentati dal Consiglio e dal Consiglio europeo, mentre quelli dei cittadini sono rappresentati dal Parlamento Ue e invece quelli generali dell’Unione dalla Commissione”.

Con i partecipanti al corso Rossilllo si sofferma ancora sulle istituzioni con sede a Bruxelles e a Strasburgo. “La Commissione”, dice l’esperta, “ha un ruolo di mediazione e di guardiano dei trattati Ue, per garantire che sia espresso un interesse comune e che non prevalga l’interesse dei singoli Stati membri”. Rispetto al Parlamento europeo Rossolillo parla invece di “grande novità” dell’Europa. “E’ eletto a suffragio universale sulla base di criteri uniformi concordati nel 2002”, evidenzia la professoressa, “e rappresenta i cittadini di tutta l’Unione”.

“IL PARLAMENTO EUROPEO HA RISPOSTO SUL QATARGATE”

Nel caso dell’arresto della ex vicepresidente del Parlamento europeo Eva Kaili, eseguito nell’ambito dell’inchiesta sul cosiddetto Qatargate, “i legali dell’eurodeputata discutono se ci sia stata o meno flagranza di reato, alla luce del fatto che il padre della eurodeputata è stato fermato con i soldi. In qualsiasi caso, alla parlamentare l’immunità è stata tolta per decisione del Parlamento“.

Rossolillo affronta il tema spiegando i casi in cui si può revocare l’immunità parlamentare degli eurodeputati durante il corso di formazione per giovani giornalisti. La docente sottolinea che l’immunità dei parlamentari dell’Ue può venire meno, “in caso di flagranza di reato o per decisione degli eurodeputati, stando a quanto stabilito dagli articoli sei e nove del regolamento del Parlamento Ue”. Il caso del Qatargate, relativo a presunti atti corruttivi a favore di esponenti dell’organo legislativo europeo da parte di autorità qatarine, ha quindi costituito un perfetto esempio di come funziona questo specifico aspetto del Parlamento europeo. “Gli eurodeputati”, evidenzia Rossolillo, “non sono perseguibili per opinioni o voti espressi durante l’esercizio delle loro funzioni, mentre per la durata delle sessioni del Parlamento le immunità sono riconosciute ai deputati del loro Paese sul territorio nazionale e, nel territorio degli altri Stati membri, l’immunità dalla detenzione e da ogni altro procedimento giudiziario, anche per atti compiuti al di fuori delle loro funzioni”. 

“SULLA FISCALITÀ GLI STATI UE RESTANO PADRONI”

Il nodo della fiscalità del Parlamento europeo, e quindi l’eventualità che l’organo legislativo dell’Ue sottragga questo potere agli Stati membri, “si inizia a discutere in modo prominente adesso, anche sulla scia dell’impatto delle crisi finanziaria e della pandemia di Covid-19 e di strumenti comuni come il NextGenerationEu”, e può “innescare un processo per cui l’Ue davvero diventa qualcosa di diverso come organizzazione internazionale”. Rossolillo, anche sollecitata da uno dei partecipanti del corso, premette: “La fiscalità è pilastro della sovranità nazionale e al momento per stabilire quali sono le entrate e le risorse dell’Unione ci vuole una procedura che è simile a quella della legge elettorale europea: il Consiglio decide all’unanimità, il Parlamento dà solo un parere e poi gli Stati membri le devono approvare secondo le loro norme costituzionali”.

La docente aggiunge: “Di fatto, gli Stati sono ancora padroni di decidere quante risorse vanno all’Ue, che in gran parte finanziano“. Modificare questo aspetto, quindi, e attribuire al Parlamento questa prerogativa, “significa creare in sostanza un ente che si autofinanzia” e soprattutto “spogliare della sovranità gli Stati”, evidenzia Rossolillo, “un elemento chiaro ai membri dell’Unione, a partire dalla Germania”. Un passaggio “difficile quindi”, ribadisce la professoressa, “perché implicherebbe la nascita di un processo per cui l’Ue diventa davvero qualcosa di diverso”.

“ESERCITO COMUNE SOLO CON RIFORMA INCISIVA”

L’idea della creazione di un esercito comune europeo è presente fin dagli anni ’50 ma per realizzarla “servirebbe una riforma incisiva dei trattati dell’Unione“. Sollecitata da una cronista partecipante, Rossolillo, pure direttrice della rivista ‘Il federalista’, ha osservato come “esercito vuol dire governo, perché a decidere cosa fanno e dove vanno queste forze armate non possono essere 27 Stati che non hanno un politica estera comune e che si devono mettere d’accordo ogni volta”. Governo, a sua volta, “significa però Parlamento, perché un esecutivo democratico deve avere un Parlamento rispetto al quale è responsabile”.

Da qui, secondo Rossolillo, si evince che per “creare un esercito comune europeo, un’idea questa, di cui già si parlava negli anni ’50, ci vorrebbe una riforma incisiva dei trattati” che definiscono l’ordinamento dell’Ue.

“IL COVID E L’UCRAINA POSSONO RAFFORZARLA”

La pandemia di Covid-19 e la guerra in Ucraina sono “crisi simmetriche” per l’Ue, nel senso che hanno colpito e colpiscono tutti i suoi Paesi e possono dunque favorire convergenze di interessi e rafforzare il processo di integrazione: così Giulia Rossolillo, professoressa di Diritto dell’Unione Europea. Rispetto al conflitto armato la docente si sofferma sul caso della Polonia. “Ha adottato una posizione pro-europeista per la difesa”, evidenzia Rossolillo, “nonostante in passato sia stata sempre contraria a forme di integrazione politica”. La tesi della professoressa è che “i settori del bilancio, della difesa e della politica sono interconnessi e possono portare a spinte convergenti tra gli Stati membri“.

Rispetto a Covid-19 e Ucraina Rossolillo parla di “crisi simmetriche, nel senso che interessano tutta l’Unione”. La professoressa continua: “Visto che l’Ue funziona sulla base di accordi tra Stati membri, questo tipo di situazioni può far convergere le spinte e determinare in prospettiva anche cambiamenti strutturali nell’Unione”.

NINO (UTOPIA): “IN UE FARE DIALOGARE REALTÀ SOCIALI E ISTITUZIONI”

Far sì che “realtà sociali e istituzioni si parlino” raggiungendo obiettivi di valore, coerenti con quelli del legislatore: questo il compito del lobbista, secondo Carmine Nino, manager per gli Affari europei di Utopia (agenzia di consulenze con presenza a Bruxelles) durante il corso nella redazione dell’agenzia Dire.

Nino parte dal riferimento al cosiddetto “Qatargate”, l’inchiesta su episodi di corruzione che avrebbero coinvolto alcuni deputati del Parlamento europeo, per sottolineare come di per sé il ruolo del lobbista non abbia alcuna connotazione negativa. “Il suo compito è far parlare il mondo sociale e le istituzioni” dice il manager. Che rispetto al suo lavoro con Utopia, un’agenzia nata in Italia, sottolinea: “Si tratta di aiutare le aziende e i rappresentanti del mondo sociale a raggiungere i propri obiettivi, se e quando questi sono coerenti con quelli del legislatore europeo”.

“COL COVID EUROPARLAMENTO APERTO E DIGITALE”

“Grazie al lavoro dell’allora presidente David Sassoli il Parlamento europeo non ha mai chiuso, neanche durante le prime fasi acute della pandemia di Covid-19: in poche settimane si è riusciti a trasformare in digitale un’attività che era in presenza. Il dialogo fra istituzioni, mondo sociale e imprese non si è mai fermato”. Uno “scatto di reni” durante la crisi sanitaria che Carmine Nino descrive agli studenti del corso di formazione Ue per giovani giornalisti. “Durante la pandemia il flusso di informazioni non si è mai interrotto a Bruxelles“, aggiunge Nino ancora in riferimento al contributo di Sassoli, scomparso a causa di una malattia nel gennaio 2021, quando era ancora presidente dell’Europarlamento.

“2 O 3 NORME CHIAVE CHIUDERANNO EUROLEGISLATURA”

Lo stop totale alla plastica monouso entro il 2030 è uno dei due o tre “cavalli di battaglia” sui quali la Commissione europea punterà nell’ultimo anno di legislatura Ue, ha spiegato. Nino accenna al testo anche per presentare i momenti che segnano a Bruxelles e a Strasburgo gli iter legislativi. “Un passaggio chiave è spesso l’apertura da parte della Commissione di una consultazione pubblica per raccogliere pareri e critiche, nel caso specifico della plastica monouso delle aziende produttrici, di associazioni e ong ambientaliste e naturalmente di normali cittadini”.

Su queste basi si giunge a una proposta di normativa, che viene discussa dalla Commissione e inviata in seguito al Consiglio e al Parlamento dell’Ue. “I deputati vengono interessati per competenza e si giunge infine a una bozza da sottoporre alla plenaria” riferisce Nino. “A questo punto arrivano gli emendamenti, che possono essere anche migliaia, e comincia poi la ricerca di un testo di compromesso”. La proposta di regolamento europeo sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggi sarà discussa dai ministri dell’Ambiente dei Paesi dell’Unione il 16 marzo. Il testo si propone come in linea con il Green Deal e con il Piano d’azione europeo per l’economia circolare.


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