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Ucraina, contro i russi droni e guerriglia: “Ma ora si rischia una nuova Siria”

"Se i russi riuscissero ad accerchiare Kyiv, il costo pagato dagli ucraini in termini di vite umane potrebbe essere enorme"

Pubblicato:03-03-2022 18:29
Ultimo aggiornamento:03-03-2022 18:36

kharkiv
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MILANO – L’offensiva russa in Ucraina “è stata un fallimento” ma ora il rischio è che “che Kyiv diventi la nuova Aleppo”. Ne sono convinti gli analisti della rete Osint, un gruppo di esperti che monitora l’evoluzione del conflitto in Ucraina attraverso la verifica e il ‘debunking’ delle notizie che arrivano dalla prima linea del fronte. L’Agenzia Dire ha sentito uno di questi esperti di strategia, ex militare francese e oggi collaboratore di Le Monde. La premessa dell’intervista è quella del “completo anonimato”: “Il nostro obiettivo- spiega- è smentire la propaganda da entrambi i lati. Per questo, anche noi siamo obiettivi di cyber attacchi“.

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Per l’esperto, “nonostante siano passati pochi giorni, possiamo già distinguere due fasi della guerra: la prima, dall’alba del 24 febbraio a quella del 28, e la seconda che è quella in cui siamo oggi. Nella prima fase Mosca sperava di riuscire a mettere in campo una guerra lampo per rovesciare il regime, ma ha fallito. Ora è costretta a ripiegare su una tattica che abbiamo già visto in Siria: circondare le città e colpirle con pesanti bombardamenti, con un’inevitabile aumento delle vittime civili“.


Le ragioni del fallimento del piano di Mosca sono dovute a vari fattori. “Come prima cosa, la resistenza ucraina. Nella mattinata di giovedì 24 le forze speciali russe hanno lanciato un pesante attacco sull’aeroporto di Hostomel, poco fuori Kyiv, prendendone il controllo. Secondo i piani, sarebbero dovuti arrivare i rinforzi per lanciare un blitz mirato nella capitale e rimuovere il presidente Zelensky. Ma la controffensiva ucraina ha riconquistato l’aeroporto, interrompendo l’operazione. Per Kyiv le perdite di vite sono state enormi, ma per Mosca è stata un’umiliazione militare“.

Nei primi giorni del conflitto, poi, la guerriglia delle truppe ucraine ha inflitto perdite senza precedenti ai russi. “Addestrati e armati dalla Nato, gli ucraini hanno lasciato passare la prima ondata di blindati russi. Organizzati in piccoli gruppi e armati di missili anticarro Javellin e NLAW, gli ucraini hanno poi attaccato le linee di rifornimento, lasciando la prima linea priva di munizioni e benzina. Il numero di mezzi militari russi abbandonati nei primi giorni è stato incredibile“.

Secondo l’esperto “nessuno si aspettava una resistenza del genere” ma il merito non è solo degli ucraini: “l’esercito di Mosca ha mostrato delle debolezze inaspettate. Comunicazioni radio non criptate e assenza di dispositivi Gps per gli spostamenti hanno facilitato il lavoro delle truppe di Kyiv, che hanno inflitto pesanti sconfitte ai russi su quasi tutti i fronti, tranne quello sud, al confine con la Crimea”.

Gli attacchi missilistici russi, poi, “non si sono mostrati particolarmente precisi nel neutralizzare la rete di difesa anti-aerea ucraina” mentre “Mosca sembra aver rinunciato alla battaglia per il predominio aereo, lasciando le truppe sul campo esposte agli attacchi dei droni Bayraktar, di costruzione turca”.

Sul perché l’aviazione russa non sia scesa in campo le ipotesi sono diverse, “ma quella più plausibile è la mancanza di bombe a guida laser”. Le immagini dei bombardamenti su Kharkiv di lunedì, infatti, “mostrano un Su-34 russo lanciare una bomba non guidata sulla città. Il problema di questo tipo di bombe, però, oltre alla scarsa efficacia, è dovuta alla necessità di avvicinare l’aereo all’obiettivo, esponendolo alla contraerea leggera dei missili Stinger. Lo stesso giorno, infatti, rottami di un Su-34 sono stati trovati appena fuori Kharkiv. Si potrebbe trattare dello stesso mezzo ripreso durante i bombardamenti, ma non è possibile confermarlo”.

Con oltre 300 caccia “parcheggiati in Bielorussia”, i russi si sono dovuti riorganizzare. “Da lunedì, le immagini satellitari mostrano colonne più compatte per evitare le imboscate della guerriglia. Ma il problema dei bombardamenti con i droni non è stato risolto e le perdite sono ancora rilevanti”. L’esercito di Mosca, poi, ha rinunciato ad entrare nelle città, preferendo circondarle. “Come fatto in Siria, vediamo i russi evitare il contatto diretto con il nemico. Si tengono a distanza e bombardano a tappeto le città, già fiaccate dall’assenza di elettricità e acqua corrente. Ma a pagare il prezzo più alto di questa tattica sono i civili“.

Un vero “bagno di sangue” per costringere alla resa la resistenza Ucraina che, però, non sembra voler cedere: “Sono ben armati e stanno sottraendo molti missili e munizioni ai russi. Soprattutto i nuclei di guerriglia che operano fuori dalle città possono infliggere ancora gravi danni. Ma la sproporzione di forze è enorme, nessuno scommetterebbe su una loro vittoria. Se i russi riuscissero ad accerchiare Kyiv, il costo pagato dagli ucraini in termini di vite umane potrebbe essere enorme”.

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