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Migranti, 43 rifugiati dall’Etiopia all’Unisalento per finire gli studi

l progetto è in linea con l'obiettivo dell'Unhcr di rafforzare i canali di ingresso per rifugiati e di raggiungere il tasso di iscrizione a programmi di istruzione superiore al 15% nei Paesi di primo asilo e nei Paesi terzi

Pubblicato:03-03-2021 19:06
Ultimo aggiornamento:03-03-2021 19:06
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BARI – L’Università del Salento è tra le 24 università italiane che daranno la possibilità a 43 rifugiati dall’Etiopia di proseguire il loro percorso accademico in Italia. Gli studenti saranno selezionati sulla base del merito e della motivazione attraverso un apposito bando pubblico nell’ambito del progetto University Corridors for Refugees (Uni-Co-Re), giunto alla sua terza edizione, che offre ai rifugiati residenti in Etiopia l’opportunità di arrivare in Italia in maniera regolare e sicura per proseguire gli studi.

Il progetto è in linea con l’obiettivo dell’Unhcr di rafforzare i canali di ingresso per rifugiati e di raggiungere il tasso di iscrizione a programmi di istruzione superiore al 15% nei Paesi di primo asilo e nei Paesi terzi. Collaborano al progetto il ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, l’Unhcr, Caritas italiana, Diaconia caldese, Centro Astalli e Gandhi Charity. Unicore riflette le indicazioni date dalla Commissione europea nel nuovo patto sulla migrazione e l’asilo e nella sua raccomandazione del 23 settembre 2020, nel quale si invitano gli Stati membri a creare nuovi percorsi di ingresso e di protezione per i rifugiati, quali programmi di studio e lavoro.

“Sono giovani determinati che aspirano legittimamente a costruire un futuro in dignità e vogliono dare il loro contributo alla società, e grazie a progetti come Unicore, all’impegno degli Atenei italiani e dei partner, queste aspirazioni ora possono diventare realtà”, dichiara Chiara Cardoletti, rappresentante Unhcr per l’Italia, la Santa Sede e San Marino. E aggiunge: “Consentire ai rifugiati di arrivare in sicurezza ed esprimere il proprio talento è oggi ancora più importante alla luce della situazione preoccupante in Etiopia, dove la sicurezza ed il benessere dei rifugiati e di migliaia di civili sono oggi in pericolo”.

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