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Lo sfogo dei sanitari di Bologna: carico impressionante, basta dubbi

Grazia Pecorelli, medico del pronto soccorso del Sant'Orsola, lancia un monito: "Vaccinatevi appena ne avrete la possibilità. Non c'è tempo per tentennamenti, perché non è una banale influenza"

Pubblicato:03-03-2021 15:16
Ultimo aggiornamento:03-03-2021 15:37

ospedale sant'orsola bologna
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BOLOGNA – Gli ospedali di Bologna sono “pieni”, come e forse anche di più della prima ondata. Ci sono “più infetti sintomatici”, il carico di pazienti è “impressionante” e “tutti sono mediamente da ricoverare”. Il contagio “è più rapido” e colpisce di più i bambini, che “continuano ad ammalarsi poco ma ammalare chi sta loro intorno”. Quindi “non c’è più tempo per tentennamenti, dubbi o tentativi perché non è una banale influenza”. Ma soprattutto “vaccinatevi appena ne avrete la possibilità“, perché “se continueremo a marciare con questi dubbi non ce la caveremo nemmeno per l’estate 2022”, anche se ci saranno le dosi. È il monito che arriva dai corridoi del Policlinico Sant’Orsola di Bologna per bocca di Grazia Pecorelli, medico del Pronto soccorso dell’ospedale bolognese, che torna a sfogarsi così sui social per la situazione al collasso della sanità locale.

“Non c’è più tempo per tentennamenti, dubbi o tentativi- avverte Pecorelli- perché non è una banale influenza. E anche chi la passa apparentemente senza grossi problemi al domicilio, non sa cosa realmente abbia provocato. Ce lo dirà il tempo i danni che ha fatto ai nostri vasi e agli organi”. Proprio l’idea che il Covid sia come un’influenza, spiega la dottoressa, è “la frase più insopportabile per noi”, soprattutto vedendo “chi accede nuovamente in Ps dopo qualche mese dall’infezione”. Dunque, insiste Pecorelli, “vaccinatevi appena ne avrete la possibilità. I vaccini sono sicuri, tutti, hanno una percentuale di protezione variabile, ma pur sempre almeno sufficiente a immunizzare. Non sopportiamo tutti questi distinguo disinformati”, ad esempio su AstraZeneca. “Se anche quando avremo le dosi continueremo a marciare con questi dubbi non ce la caveremo nemmeno per l’estate 2022”, avverte Pecorelli.

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“La scorsa settimana abbiamo avuto un carico di pazienti impressionante– riferisce la dottoressa del Policlinico di Bologna- pazienti tutti mediamente da ricoverare, ciascuno con la sua variabilità clinica. Molti genitori e nonni (giovani) di bambini positivi paucisintomatici o asintomatici. Non ci sono untori e vittime, ci sono solo pazienti da valutare, trattare e prendere in carico, ma le storie sono sempre le stesse. Il carico ospedaliero è massimale e analogo alla prima ondata: personale in difficoltà, ferie che saltano, giovani professionisti che come tutti gli altri hanno bambini piccoli e meno piccoli a casa da sostenere. Non è una ruota che gira è un vortice che ingloba tutti”.
Se però gli ospedali “sono pieni- avverte la dottoressa- si abbassa la capacità di fornire prestazioni ottimali anche per tutte le patologie non Covid. Abbiamo bisogno di tranquillità, perché se continuiamo a leggere sui giornali titoli esasperanti non è che migliora l’umore”, avverte Pecorelli. I medici dell’urgenza, continua la professionista del Sant’Orsola, sono stati vaccinati. “Ma anche noi abbiamo a casa figli piccoli e spesso senza aiuti- rimarca- perché per i sanitari in questo momento non è facile trovare baby sitter e se la scuola chiude lo fa anche per noi”. Dunque, afferma Pecorelli, “totale solidarietà a tutti i colleghi di ogni professione che con bambini piccoli, singoli, multipli e gemelli continuano a lavorare con la stessa determinazione nonostante il brusio insopportabile di fondo, perché non è solo questione di stipendio in saccoccia come qualcuno sgradevolmente mi ha fatto notare qualche giorno fa”.

IL SINDACATO CISL-FP: GLI OSPEDALI SONO PIENI, I SANITARI NON CE LA FANNO

Il lavoro negli ospedali “ormai è massacrante” e il personale sanitario dell’Ausl di Bologna “è al collasso“, perché i Pronto soccorso “sono presi d’assalto” e i reparti sono in forte difficoltà. Arriva dal sindacato Cisl-Fp il nuovo grido di aiuto per medici e infermieri degli ospedali bolognesi, alle prese con la nuova impennata di contagi che ha costretto la Regione a dichiarare zona rossa da domani. Dopo un anno, segnala il segretario aziendale della Cisl-Fp, Michele Vaira, la pandemia “non lascia respiro ai sanitari, che sono messi a dura prova dal punto di vista psico-fisico”. Infermieri e operatori sono “provati emotivamente e con questo ritmo non si sa se reggeranno fisicamente- avverte il sindacalista- le terapie intensive sono al collasso e soprattutto il personale dell’hub al Maggiore, che è pieno, è in difficoltà con doppi turni lunghissimi e a volte neanche il cambio per poter espletare i bisogni fisiologici. Questo è inammissibile”.

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Secondo Vaira, “era prevedibile che ci sarebbe stata la terza ondata e che avrebbe portato a una richiesta maggiore di ricoveri di pazienti Covid. Già a novembre lo stesso direttore generale Bordon aveva ammesso che infermieri e operatori erano al collasso, ma all’epoca erano i reparti di medicina del Maggiore sotto pressione. Adesso lo scenario è diverso- afferma il sindacalista- sono coinvolte più unità assistenziali, oltre alle medicine trasformate in malattie infettive, e più presidi come Bazzano, Bentivoglio e Bellaria in un momento ancora più drammatico con la somministrazione del vaccino su tutto il territorio”. Il Pronto soccorso dell’ospedale Maggiore di Bologna, continua il rappresentante della Cisl-Fp, “è preso d’assalto in queste ore per le numerose richieste di assistenza dei cittadini per le cure e le diagnosi di Covid, facendo emergere ancora una volta che l’assistenza territoriale non è ancora in grado di soddisfare le richieste di aiuto da parte dei cittadini che si rivolgono ai propri medici di base senza passare dai Pronto soccorso cittadini”. Per questo, secondo Vaira “la rete territoriale sanitaria va rivista nella sua governance, affinché tutti i professionisti coinvolti siano messi in condizione di poter lavorare in sintonia senza dover passare dal Ps”.

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La Cisl-Fp di Bologna chiede dunque che “vengano garantiti i riposi ai sanitari senza lunghe e doppi turni” e che venga “potenziato il personale con nuove assunzioni sia di infermieri che di Oss”. Vaira chiede anche all’Ausl una “ricognizione di personale là dove è in sofferenza di organico, non solo reperire personale da altri reparti in mobilità d’ufficio, chiudendo i servizi”. Inoltre, il sindacalista reclama ancora una volta “il riconoscimento dell’indennità di malattie Infettive al personale di Pronto soccorso, igiene pubblica, assistenza domiciliare e 118 territoriale”. Il rappresentante Cisl sottolinea poi che “a compromettere il tutto ci si mette anche la chiusura delle scuole”, con la necessità anche per il personale ospedaliero di “accudire i propri figli in casa con la Dad, anche se i sanitari hanno la possibilità di poter far frequentare i figli in presenza”. Ma quella la previsione del Dpcm del novembre scorso “non è semplice nella sua applicazione- afferma Vaira- inoltre ad oggi non si sa nulla sui congedi parentali”.

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