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Quirinale, la rivincita del Parlamento ‘balcanizzato’: “Grazie Sergio”

Durante l'applauditissimo discorso del presidente Mattarella, le parole su decretazione d'urgenza e voto di fiducia hanno entusiasmato i parlamentari

Pubblicato:03-02-2022 20:30
Ultimo aggiornamento:03-02-2022 20:30

camera insediamento mattarella
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ROMA – Viene solitamente definito come “frammentato, diviso, balcanizzato”. Ma nelle parole di Sergio Mattarella l’ultimo Parlamento a 945 membri trova la sua rivincita. Nei 55 applausi che hanno costellato il discorso del presidente, i passaggi sulle Camere sono stati i più acclamati. “Il Parlamento è cruciale”, ha detto scatenando una vera e propria ovazione. “È il luogo dove si costruisce il consenso attorno alle decisioni che si assumono. Il luogo dove la politica riconosce, valorizza e immette nelle istituzioni ciò che di vivo cresce nella società civile”, ha aggiunto coi parlamentari in piedi a spellarsi le mani.

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E ancora di più hanno convinto le parole dedicate alla decretazione d’urgenza, ai decreti omnibus, alle fiducie: gli strumenti che il Governo usa per procedere spedito. “Quel che appare comunque necessario – nell’indispensabile dialogo collaborativo tra Governo e Parlamento è che – particolarmente sugli atti fondamentali di governo del Paese – il Parlamento sia sempre posto in condizione di poterli esaminare e valutare con tempi adeguati. La forzata compressione dei tempi parlamentari rappresenta un rischio non certo minore di ingiustificate e dannose dilatazioni dei tempi”, dice il presidente. E viene giù l’aula. Parlamento-Governo 3-0.


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Al ministro per i rapporti col Parlamento Federico D’Incà non fischiano le orecchie, anche se per ruolo, è toccato a lui annunciare alle Camere ciascuna delle 35 fiducie chieste dal governo Draghi in 10 mesi, record di tutti i tempi. Per non parlare dei decreti: sono stati 42, quasi 4 al mese. “Mattarella è un parlamentarista. Ce lo aspettavamo ed ha assolutamente ragione“, spiega D’Incà alla Dire. “Noi seguiremo alla lettera le sue indicazioni”.

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In Transatlantico i commenti sono unanimemente entusiasti. Per Matteo Orfini e Claudio Mancini, del Pd, si tratta di una svolta. “È una svolta sì. Se pensiamo che qualche mese fa stavamo parlando del ritorno degli anni ’20, quelli del 2000 come quelli del ‘900”, osserva Mancini. E Orfini aggiunge: “Il presidente vuole chiudere la fase dell’emergenza Covid. E invita a ritornare alla fisiologia anche sul piano del processo legislativo”, spiega il capo dei Giovani turchi. Ora manca solo il proporzionale: “Ci stiamo lavorando”.

Particolarmente contenti sono i deputati 5 Stelle. Quanta acqua è passata da quando chiedevano le messa in stato di accusa per Mattarella. “Dignità’, impegno, passione civile. Per essere, ‘insieme, responsabili del futuro della nostra Repubblica’. Continuiamo a costruire, per un Paese che merita il massimo sforzo politico e istituzionale. Buon lavoro presidente Mattarella!“, dice ora Luigi Di Maio.

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