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Le parole dei bis: i discorsi di Mattarella e Napolitano a confronto

Simile la durata, numerosi gli applausi per entrambi: ma se Napolitano sferzò i partiti, Mattarella ha tenuto uno stile più fedele al suo ruolo istituzionale. Che non considera a tempo

Pubblicato:03-02-2022 19:30
Ultimo aggiornamento:04-02-2022 11:26

sergio mattarella giorgio napolitano
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ROMA – Sergio Mattarella e Giorgio Napolitano a confronto. Così si sono espressi, nei discorsi per il giuramento davanti alle Camere, i due soli presidenti della Repubblica ad essere rieletti. Il predecessore dell’attuale Capo di Stato non era a Montecitorio per l’insediamento bis di Mattarella, ma, come ha comunicato il suo portavoce, “il presidente emerito Giorgio Napolitano, non potendo essere presente alla cerimonia, ha seguito con partecipazione ed emozione la diretta televisiva del giuramento e del messaggio al Parlamento del presidente Sergio Mattarella, con il quale aveva già avuto un cordiale colloquio telefonico all’indomani dell’elezione“.

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LA DURATA E GLI APPLAUSI

Entrambi i presidenti hanno parlato alle Camere per circa 38 minuti. I loro discorsi sono stati intervallati da numerosi applausi più la standing ovation finale. Bipartisan nel caso di Mattarella. Niente applauso dai 5 Stelle al suo predecessore.


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IL GRAZIE AL PARLAMENTO

Nella loro introduzione, sia Mattarella che Napolitano hanno ringraziato i grandi elettori per la “rinnovata fiducia”. Che tuttavia non era richiesta, come più volte specificato alla vigilia. Entrambi ritenevano, infatti, la rielezione “una forzatura costituzionale“. Ma nel modo di esprimere tale perplessità emerge anche la diversa personalità dei due: se Napolitano infatti dichiarò nitidamente che la rielezione avrebbe messo “a dura prova” le proprie forze, più contenuto è risultato Mattarella parlando di conferma “inaspettata”.

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IL FOCUS

Anche in questo caso le differenze tra i due capi di stato sono sostanziali. Il monologo di Napolitano fu caratterizzato da una sorta di invettiva nei confronti dei partiti, impegnati a far prevalere “contrapposizioni, lentezze, esitazioni circa le scelte da compiere, calcoli di convenienza, tatticismi e strumentalismi”. Imperativo, secondo l’allora presidente, procedere con le riforme, da quelle costituzionali alla legge elettorale. Napolitano infatti andò sullo specifico, dando direttive ben precise a governo e Parlamento di allora.

Diverso lo stile di Mattarella, più fedele al ruolo istituzionale, ma non meno incisivo. Il Capo dello Stato lo mette subito in chiaro: “Non compete a me indicare percorsi riformatori da seguire. Ma dobbiamo sapere che dalle risposte che saranno date a questi temi dipenderà la qualità della nostra democrazia”. Per Mattarella è necessario quindi “ricostruire l’Italia” del dopo pandemia. Un Paese “più giusto, più moderno, intensamente legato ai popoli amici che ci attorniano”.

LA CONCLUSIONE

Sferzante anche nelle conclusioni Giorgio Napolitano: “Inizia oggi per me questo non previsto ulteriore impegno pubblico in una fase di vita già molto avanzata“. In queste frasi è contenuta un’altra differenza importante con il suo successore: Napolitano considerava il suo secondo mandato a termine. “Fino a quando la situazione del Paese e delle istituzioni me lo suggerirà e comunque le forze me lo consentiranno”. Per Mattarella il suo incarico deve essere svolto per tutto il settennato. Identica la conclusione dei due presidenti: “Viva la Repubblica! Viva l’Italia!“. Mattarella prima di congedarsi ha reso omaggio al compianto David Sassoli.

LE PAROLE PIÙ USATE

A caratterizzare il discorso di Mattarella è stata senza dubbio il termine ‘dignità’, usato 18 volte: vera e propria parola chiave alle Camere. A seguire, ‘Italia‘, pronunciata ben 16 volte. Il Parlamento è stato invece al centro del discorso di Napolitano, anche in senso letterale visto che lo ha pronunciato 13 volte. La parola ‘istituzioni’ è stata utilizzata da entrambi più o meno con la stessa frequenza: 11 volte da Napolitano, 10 da Mattarella. Infine, il faro che guida l’operato di ogni presidente della Repubblica, la Costituzione: è stata nominata 6 volte dall’attuale Capo dello Stato e 4 dal suo predecessore. Che però la spunta nell’utilizzo dell’aggettivo ‘costituzionale’: 6 a 4 in suo favore.

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