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Addio alla partigiana Iole Mancini, l’ultima testimone delle torture naziste a via Tasso

Resistette per amore di Ernesto Borghesi, gappista ricercato dai nazisti e suo futuro marito, ma soprattutto per amore della libertà.

Pubblicato:02-12-2024 23:02
Ultimo aggiornamento:03-12-2024 14:54

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ROMA – A 104 anni è morta Iole Mancini. Staffetta partigiana con i Gap (Gruppi di Azione Patriottica), torturata da Kappler a via Tasso, resistette per amore di Ernesto Borghesi, gappista ricercato dai nazisti e suo futuro marito, ma soprattutto per amore della libertà.
“Alla Liberazione di Roma i nazisti in fuga avevano radunato i prigionieri su dei camion per trasportarli a nord. Per un guasto al camion dove era stata fatta salire insieme ad altri, scampò alla tragica sorte che toccò ai martiri de La Storta- ricorda l’ANPI provinciale di Roma- Per tutta la vita testimoniò la ferocia nazifascista e i valori di libertà e giustizia per una società solidale come scritto col sangue sulla Costituzione. Sempre presente ad ogni occasione ed iniziativa dell’ANPI, le sue toccanti e lucide parole ci sono state sempre di sprone. Tutta l’ANPI, tutto l’antifascismo si stringe oggi alla nostra amatissima Iole”.

I funerali della staffetta partigiana si svolgeranno giovedì alle ore 11 nella Basilica di San Lorenzo fuori le Mura. Per sua volontà non si portino fiori, ma si sottoscriva per l’Airc.

CHI ERA IOLE MANCINI

Nata a Nemi (Roma), il 19 Febbraio 1920 faceva parte del GAP centrale “Sozzi – Garibaldi” con il ruolo di Staffetta. Il marito Ernesto Borghesi, Medaglia d’Argento, partecipò all’azione di Via Rasella e al fallito attentato a Vittorio Mussolini.


Iole, nei giorni immediatamente precedenti la liberazione di Roma venne arrestata, interrogata e torturata dalle SS (da Kappler in persona), nel carcere di Via Tasso. Volevano estorcerle il luogo dove si nascondeva l’allora suo fidanzato Ernesto Borghesi che era fuggito da Regina Coeli. Ma Iole non parlò. I tedeschi, in fuga per l’arrivo degli alleati, caricarono su tre camion tutti i prigionieri detenuti nel carcere, ma il camion su cui stava Iole per un guasto non partì. I prigionieri degli altri due camion furono tutti trucidati a La Storta.

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