Sicilia con l’acqua alla gola: i comuni e le province si fanno la guerra per le poche gocce rimaste

Sabato scorso i sindaci di cinque paesi della provincia di Enna hanno occupato con centinaia di cittadini il potabilizzatore dell’acqua prelevata dal lago Ancipa. Un terzo degli invasi siciliani è ormai a secco

Pubblicato:02-12-2024 10:58
Ultimo aggiornamento:02-12-2024 10:58

siccità
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ROMA – Sabato scorso i sindaci di cinque paesi della provincia di Enna – Troina, Cerami, Gagliano Castelferrato, Nicosia e Sperlinga – hanno occupato con centinaia di cittadini il potabilizzatore dell’acqua prelevata dal lago Ancipa. Questi comuni, che in tutto hanno 28.000 abitanti, dipendono interamente dall’Ancipa per le forniture d’acqua. Che invece viene “deviata” verso la provincia di Caltanissetta. Una sorta di “diga” umana, una barricata in quella che è diventata una vera e propria guerra dell’acqua nell’assetata Sicilia del 2024.  

La scintilla è scoccata dopo la decisione da parte della cabina di regia sull’emergenza idrica di ripristinare l’erogazione su Caltanissetta e San Cataldo, interrotta dal 15 novembre.

Secondo Siciliacque, la società che si occupa della distribuzione idrica nella regione, la protesta non ha recato danni, ma resta il tema, caldissimo, di un’emergenza incredibilmente sottostimata a livello nazionale: la siccità e la dispersione idrica patologica. In Sicilia più della metà dell’acqua finisce buttata a causa delle tubature fatiscenti. Nella zona di Enna e Caltanissetta ormai la vita delle persone è fortemente condizionata dalla mancanza d’acqua.


Si stima che circa un terzo dei bacini siciliani usati per la fornitura d’acqua civile è asciutto. L’Ancipa è un invaso 30 milioni di metri cubi, ma che pochi giorni fa era ridotto ad una pozza da 760mila metri cubi.

L’erogazione dell’acqua dell’Ancipa verso Caltanissetta era stata interrotta il 15 novembre per lavori di manutenzione, e poi ripresa il 29. Il giorno prima i sindaci dei paesi della provincia di Enna si erano presentati davanti alla sede del dipartimento regionale della Protezione Civile a Palermo, con le catene ai polsi. Il passo successivo è stato l’occupazione del potabilizzatore.

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