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Covid, Marcucci: “Conte firmerà dpcm oggi, ma i nodi sono gli stessi”

Il capogruppo dem al Senato: "Non abbiamo ancora visto il dpcm"

Pubblicato:02-12-2020 14:40
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:41

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ROMA – Al termine della riunione al Senato tra il ministro della Salute Roberto Speranza, il vice Pierpaolo Sileri, il ministro per i Rapporti con il Parlamento e i capigruppo di maggioranza, il contenuto nel dettaglio del nuovo Dpcm non è ancora noto ma il presidente del Consiglio Giuseppe Conte “lo firmerà in giornata”. Lo conferma il capogruppo a palazzo Madama Andrea Marcucci al termine dell’incontro. Un incontro che sembra abbia visto i partecipanti discutere animatamente, circostanza che Marcucci ridimensiona dicendo “accade sempre perché siamo folkloristici”.

Per quel che riguarda i contenuti del nuovo Dpcm non sembrerebbero esserci grosse novità rispetto alle ultime informazioni. “I nodi sono gli stessi”, spiega il capogruppo Dem, “mi pare ci sia concordia nel privilegiare le questioni sanitarie, in senso generale”.

I ristoranti dovrebbero restare chiusi alle 18, “noi abbiamo chiesto di verificare per il 31 negli alberghi, ma siamo fermi alle 18”, prosegue il capogruppo Dem a Palazzo Madama Andrea Marcucci, e “i ristoranti saranno aperti all’ora di pranzo”.


Chi ha una seconda casa fuori regione “non ci può andare”, prosegue il capogruppo Dem, “in regione si può, sempre, salvo i giorni in cui è vietato il passaggio fra comuni, sempre se sarà confermato”.

Il dpcm “non c’è, non l’ho visto, non ci è stato presentato, noi abbiamo presentato le nostre posizioni e chiesto attenzione ai ricongiungimenti familiari di primo grado, genitori e figli, anche tra regioni diverse, ma è un tema delicato, oltre il quale però grandi differenze di posizione non mi pare ci siano”.

Sui ristoranti, “che restano aperti tra Natale e Capodanno, c’è da capire quale può essere l’utenza, ad esempio un ristorante a Roma è aperto per tutti, il limite comunale permette ai cittadini di scegliere fra un vasto numero, ma in un comune piccolo rischia di non esserci nemmeno un ristorante aperto, e non mi pare equilibrato”, spiega Marcucci.

“I capigruppo non mi sembravano divisi, il governo ha ascoltato” ma “si pone un problema generale, ci sono cittadini che si possono muovere nelle grandi città e cittadini che non hanno la possibilità di avere servizi“.

Ciò detto, “ero tra quelli che erano per una ulteriore riduzione all’interno dei ristoranti aperti, magari per permettere una possibilità di lavorare con un ambito di clientela più ampio ma riducendo il numero dei posti, come garanzia”, aggiunge.

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