Getting your Trinity Audio player ready...
|
BOLOGNA – Nella città dei taglieri, dove la globalizzazione, anche del cibo, rischia di far impazzire la bussola della tradizione, confondendo l’autentico con quello lo sembra, le istituzioni fanno quadrato attorno a una delle cucine più apprezzate del mondo. Così, dopo i portici, Bologna prova a inseguire un altro riconoscimento Unesco, questa volta per la ‘dieta’ a base di tagliatelle al ragù, mortadella, tortellini e lasagne verdi, ma non solo.
Piatti entrati nell’immaginario collettivo e, di conseguenza, anche imitati fino alla storpiatura, come nel caso dei vituperati spaghetti alla ‘bolognese’ serviti nei ristoranti di mezzo mondo e sconosciuti sotto le Due Torri (almeno nella variante ‘internazionale’). Sì, perché, al pari dell’italian sounding (che ‘ruba’ 100 miliardi all’anno), anche il ‘bolognese sounding‘ ha un giro d’affari tutt’altro che trascurabile: le imitazioni e le usurpazioni truffaldine del brand ‘Bologna’ valgono 10 miliardi, stima la Città metropolitana di Bologna, che, come progettato fin dal 2018, presenterà la candidatura all’Unesco della cucina bolognese.
LEGGI ANCHE: Il Parmesan sulla pasta Usa? Una truffa da due miliardi
Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it