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Caso Massaro, il legale: “Da Favali gravi considerazioni personali”

Replica a presidente Ordine assistenti sociali: "Subito rettifica"

Pubblicato:02-12-2019 18:01
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:42

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ROMA – “Si chiede una tempestiva rettifica da parte della dottoressa Favali in merito alle gravi dichiarazioni rese nell’intervista del 26 novembre 2019, poiché seppure la stessa abbia precisato di non conoscere direttamente la vicenda processuale e personale della signora Massaro, dichiarando di conoscere solamente le notizie diffuse dagli organi di stampa, ha comunque espresso considerazioni personali che tendono a svalutare e a mettere in cattiva luce la figura della mia assistita senza tuttavia supportare tali affermazioni con fatti e circostanze dimostrate e dimostrabili”. Così in una nota l’avvocato Lorenzo Stipa, legale di Laura Massaro, la mamma che da mesi protesta davanti al Tribunale per i Minorenni di Roma che, con un decreto eseguibile da un giorno all’altro, motivato dall’accusa di essere “mamma simbiotica e alienante”, ha stabilito che le fosse tolto il figlio minorenne.

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Il comunicato è stato scritto in replica alle dichiarazioni della presidente dell’Ordine degli assistenti sociali del Lazio, Patrizia Favali, intervistata dall’Agenzia Dire il 26 novembre scorso in replica al videoservizio realizzato da DireDonne l’8 novembre, proprio sul caso Massaro. “Risulta preoccupante- continua Stipa- che la dottoressa Favali, proprio per il ruolo che ricopre, sottovaluti la procedura di ascolto del minore, che è un elemento centrale nei procedimenti di affidamento e che la normativa nazionale e internazionale indica come strumento principale nelle decisioni inerenti l’affidamento proprio perché permette di conoscere la volontà del minore, il cui interesse è sempre preminente. Nel caso della signora Massaro la decisione circa l’allontanamento del minore è stata presa come noto sulla base di una perizia interamente incentrata sul costrutto ascientifico dell’alienazione parentale, la cui validità scientifica viene perfino sconfessata dalla stessa Favali durante l’intervista”. Prosegue la nota dell’avvocato Stipa: “Tale circostanza risulta ancora più grave se si considera che precedentemente al decreto di nomina della Ctu, all’udienza del 6 febbraio 2018 il giudice delegato aveva disposto che i servizi sociali redigessero una relazione di aggiornamento sulla situazione del minore, relazione mai depositata. Nel decreto citato, datato 10 aprile 2018, in cui veniva disposta la perizia il giudice istruttore rilevava peraltro che in considerazione di quanto è emerso nell’ascolto protetto non fosse opportuno costringere il minore a frequentare il padre data l’angoscia e l’ansia che la figura paterna gli suscitava, altresì il magistrato sconsigliava assolutamente un provvedimento di allontanamento dal nucleo familiare materno dato il legame profondo con la madre e le condizioni di salute del minore”.

“Risulta molto grave, inoltre- sottolinea il legale- che non sia mai stata segnalata dai servizi sociali, e quindi presa in considerazione nel procedimento giudiziario, la circostanza che la signora Massaro sia stata inviata dal mese di febbraio 2017 dalla stessa assistente sociale assegnataria del caso allo sportello antiviolenza denominato ‘Codice Rosa’ dell’ospedale della zona di residenza della signora Massaro e successivamente e a tutt’oggi la signora è seguita presso il centro antiviolenza Maree gestito dalla Ong Differenza Donna, a seguito dei comportamenti dell’ex compagno, per i quali la mia assistita era stata costretta a sporgere denuncia. Il centro antiviolenza ha perfino prodotto due relazioni, una nel mese di novembre 2018 ed una nel mese di ottobre 2019 in atti”. La prima relazione metteva in evidenza “un approccio del servizio sociale al caso concreto strutturato secondo un’ottica che ha ricondotto la situazione del nucleo familiare in esame nella cornice di una relazione conflittuale […] così confermando l’esperienza della signora Massaro di una diffusa sottovalutazione della sua rappresentazione di una dinamica familiare connotata di fatto da violenza psicologica e disparità di potere nella relazione e ciò nonostante i numerosi tentativi della signora Massaro di affidarsi al servizio sociale spiegando quanto vissuto da lei stessa e dal figlio minore”.

Nella relazione dell’ottobre 2019 si legge ancora: “Si sono innescati, inoltre, nel corso degli interventi istituzionali, processi di imputazione alla signora Massaro delle manifestazioni personali e spontanee del figlio minore e ciò, alla luce di quanto riferito dalla signora Massaro, senza riscontro fattuale e in modo scollegato rispetto alle risultanze istruttori […] a fronte di spontanee richieste del figlio minore di voler interrompere la frequentazione con il padre, e nonostante il suo costante impegno ad adempiere alle disposizioni dei provvedimenti giudiziari, pur nel rispetto dovuto alla volontà e alle richieste del figlio, in ogni sede è stata esposta a processi di colpevolizzazione per il rifiuto del figlio ad incontrare il padre”. Continua la nota del legale di Laura Massaro: “Sempre nelle relazioni del centro antiviolenza venivano rilevati diversi fattori di rischio di vittimizzazione secondaria definita come ‘una condizione di ulteriore sofferenza e oltraggio sperimentata in relazione ad un atteggiamento di insufficiente attenzione, finanche di negligenza, da parte delle agenzie di controllo formale nella fase del loro intervento e si manifesta nelle ulteriori conseguenze psicologiche che una donna, già esposta a violenza nelle relazioni intime, subisce nel sistema giudiziario'”.

“Ad oggi la signora Massaro- continua Stipa- si ritrova con un provvedimento di allontanamento basato proprio su una perizia fondata sul costrutto ascientifico dell’alienazione parentale, teoria che tende a negare l’affidabilità delle dichiarazioni dei bambini, circostanza che fa riflettere soprattutto in considerazione del fatto che lo stesso Tribunale dei Minorenni prima della perizia aveva emesso un decreto in cui si sconsigliava l’allontanamento del minore dal nucleo familiare materno. Pertanto, ad oggi, la signora Massaro e suo figlio si trovano esposti ad un imminente rischio di vittimizzazione sia primaria che secondaria, proprio come aveva relazionato il centro antiviolenza già un anno fa, purtroppo invano”.

“Risulta gravissima l’affermazione della dottoressa Favali che al minuto 10.01 circa mette in dubbio il fatto che il motivo alla base della decisione di allontanare il minore dalla madre (con cui vive serenamente dalla nascita ) sia l’alienazione parentale insinuando così e facendolo pubblicamente che a carico della mia cliente possano esservi accuse per altre condotte cosa che ovviamente si contesta fermamente e categoricamente visto che la signora Massaro è stata definita da sempre e proprio dai vari operatori un’ottima madre e il minore in assenza di qualsivoglia problematica a vivere nel contesto materno”, continua la nota dell’avvocato Lorenzo Stipa.

“L’unica relazione di poche righe a firma della assistente sociale P. B. risale al 13 novembre 2018 nella quale si affermava, peraltro, di valutare una interruzione degli incontri padre-figlio ‘Dato il disagio mostrato dal bambino’. Si invita pertanto la dottoressa Favali ad effettuare eventualmente d’ufficio una verifica sull’operato delle assistenti sociali del X Municipio ed in particolare sull’operato della a.s. P.B. che ha seguito il minore per quasi quattro anni (2016-19). Altra grave affermazione viene espressa dalla dottoressa Favali al minuto 8.25 circa dell’intervista quando afferma che il bambino in tale circostanza sente solo ciò che dice la madre mentre dovrebbe sentire anche le voci degli altri per farsi una sua idea. L’affermazione è grave sia perché si insinua nuovamente che il bambino sia come soggiogato dalla madre e non abbia dunque, ad ormai quasi 10 anni, una sua idea e convinzione su quello che lo vede coinvolto sia perché insinua che la madre riferirebbe a questo punto cose non vere al bambino influenzandolo”. “Dunque- sottolinea l’avvocato- la dottoressa Favali prima nega l’esistenza dell’alienazione ma poi, ne descrive i contenuti facendo affermazioni contro la mia cliente peraltro prive di riscontro. Ci si domanda: cosa avrebbero potuto riferire al bambino di così diverso dalla realtà dei fatti le assistenti sociali che si sono presentate alla porta della mia assistita in data 8 novembre 2019 peraltro rifiutandosi di entrare? Inoltre, relativamente all’atteggiamento delle assistenti sociali che in data 8 novembre 2019 si sono presentate presso l’abitazione della signora Massaro e che, nonostante la signora Massaro le abbia invitate ad entrare, si sono rifiutate di farlo sebbene in tale circostanza avrebbero ben potuto verificare la presenza del minore e le sue condizioni, tale atteggiamento risulta incomprensibile visto che avrebbero potuto chiedere ai giornalisti di allontanarsi e procedere tranquillamente con la visita domiciliare senza creare allarmismi fuorvianti relativamente a tale circostanza”.

“Si tiene a precisare, inoltre- chiariesce Stipa- relativamente alla tutela della privacy e al segreto professionale, che le assistenti sociali anche in corso di Ctu si sono rifiutate di dare assenso alla videoripresa del colloquio peritale (ripresa autorizzata dal Giudice e comunque effettuata dalla Ctu) tanto che è arrivata una perentoria richiesta di distruzione di quel dvd da parte dell’ex direttore dei Servizi Sociali del X Municipio in totale violazione del diritto al contraddittorio e di difesa della mia cliente atteso che in quel colloquio tra servizi sociali e Ctu venivano rese dalle stesse assistenti sociali gravi affermazioni su determinati accadimenti nella vicenda giudiziaria che vede coinvolti la signora Massaro e suo figlio”. “Ci si domanda- conclude l’avvocato di Massaro- come sia possibile che una vittima di violenza insieme a suo figlio, seguita dal centro antiviolenza da oltre due anni ivi indirizzata dai Servizi sociali e che abbia denunciato le violenze su se stessa e sul figlio minore al solo fine di mettere entrambi in protezione, si ritrovi oggi non solo lei sul banco degli imputati ma, cosa ancora peggiore, a vivere la sottrazione del proprio figlio senza più poterlo proteggere in totale assenza, si ripete con forza, di riscontri fattuali e oggettivi alla base di tale gravissima decisione”.

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