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Migranti, Moretti (Rete Welcome): “Diamo futuro ai piccoli comuni”

Il Manifesto propone dunque "la reciprocità tra chi accoglie e chi arriva, tra chi offre un servizio e chi lo riceve"

Pubblicato:02-12-2019 17:25
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:42

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ROMA – “In Italia la maggior parte dei Comuni ha meno di 5mila abitanti e molti di questi sono a rischio spopolamento. Accogliere migranti e rifugiati significa ridare un futuro a questi luoghi e ad oggi 31 sindaci hanno detto di sì a questa sfida”. A parlare con l’agenzia Dire è Angelo Moretti, presidente del consorzio Sale della terra, che riunisce le Cooperative sociali supportate dalla Caritas diocesana di Benevento.

In Italia i Comuni con meno di 5.400 abitanti rappresentano il 70% del totale e di questi, almeno 1.940 contano meno di mille persone. Secondo le stime, nella maggior parte dei casi i residenti reali sono ancor meno di quelli dichiarati all’anagrafe. A determinare questa situazione sono tre fattori: il crollo delle nascite, l’abbandono ambientale e lo spopolamento progressivo. Dinamiche che, una volta innescate, creano un circolo vizioso difficile da invertire.


Ma a Benevento c’è chi ha creduto che una via d’uscita fosse possibile, e partendo da un altro tema sensibile per il nostro Paese: quello dell’accoglienza dei migranti. Ecco così la chiave per ridare nuova linfa a questi luoghi. Come spiega il presidente, il primo passo è stata la pubblicazione nel 2017 del Manifesto per una rete dei piccoli Comuni del Welcome, in cui, facendo proprie le parole di Papa Francesco sulla “solidarietà umana ed ecologica”, si afferma un nuovo paradigma: andando oltre “la semplice accoglienza strutturata dei migranti”, il ‘welfare’ si fa ‘welcome’.

Il Manifesto propone dunque “la reciprocità tra chi accoglie e chi arriva, tra chi offre un servizio e chi lo riceve, la qualità di una relazione calda piuttosto che l’efficienza di una prestazione di servizi”. L’approccio è olistico: la fragilità delle persone migranti incontra le fragilità delle persone che abitano i piccoli Comuni.

Moretti, che è anche referente della Rete del Welcome, prosegue: “Per noi i migranti non vanno visti come risorse, perché questo uccide le relazioni umane. Non permette di vedere il valore di una persona. Piuttosto, diciamo che i migranti sono energia vitale. Realizzare l’accoglienza di nuove persone nelle comunità in cui tutto si sta spegnendo e le case abbandonate sono la maggior parte significa dare energia a quel luogo. Così si creano nuove relazioni umane che di fatto danno possibilità di futuro”.

Nel concreto, evidenzia Moretti, si tratta di “un modello di sviluppo locale che connette l’accoglienza a dei master plan di sviluppo locale nelle piccole comunità, sfruttando il fatto che in questi contesti le relazioni umane sono ancora solide e questo apre a grandi possibilità”.

Attraverso strumenti sia italiani che europei – come l’adesione al Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar), il Budget di salute, il Reddito di inclusione, il Pon inclusione, la Strategia nazionale per le aree interne – è possibile accedere a fondi o facilitazione per il rilancio strategico dei territori, colmando anche gap di servizi come l’acqua, la corrente elettrica, la rete internet, i servizi legati alla salute. Soprattutto, queste azioni puntano a rilanciare attività imprenditoriali sfruttando le risorse del territorio, creando posti di lavoro e quindi, sviluppo e coesione. Perché i migranti non vengono solo ad abitare dei luoghi fisici, ma vengono inseriti in percorsi che permettono di “salvare dall’oblio” tutto quel patrimonio di coltivazioni locali, saperi, tradizioni culinarie e artigianali, credenze, che rischiano di scomparire insieme a chi le trasmetteva.

Inizialmente, sottolinea Moretti, “convincere le amministrazioni locali non è stato facile. Bisognava far passare il messaggio che l’iniziativa non era pensata per i migranti bensì per la comunità stessa. Ma spesso era solo carenza di conoscenze: i sindaci non sapevano quali strumenti avevano a disposizione”.

Per vincere reticenza e disinformazione la Rete ha deciso quindi di girare l’Italia in camper per incontrare le amministrazioni. “Era il mezzo più semplice e oggi – conclude Moretti – da nord a sud sono 31 i sindaci che hanno firmato il Manifesto. Hanno capito che in questa modalità c’è il futuro del loro paese”.

La Rete dei Comuni ha vinto il bando 2019 di PartecipAzione, il progetto dell’ong Intersos co-finanziato dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) rivolto a quelle associazioni che promuovono l’inclusione sociale ed economica dei rifugiati in Italia.

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