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In Algeria vince il ‘sì’ al 66%: riforma costituzionale approvata

Ha votato solo il 23,7 per cento degli aventi diritto ha votato, è l'affluenza più bassa della storia dell'Algeria indipendente

Pubblicato:02-11-2020 12:38
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:09

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ROMA – Il referendum per la riforma della Costituzione algerina è passato col 66,7 per cento dei consensi. Lo ha annunciato Mohamed Charfi, presidente dell’Autorità nazionale indipendente per le elezioni (Anie), nel corso di una conferenza stampa. La consultazione si è distinta per l’affluenza più bassa della storia dell’Algeria indipendente: solo il 23,7 per cento degli aventi diritto ha votato, come Charfi ha confermato.

Tra le regioni dove il referendum è stato più ignorato c’è la provincia di Tizi Ouzou, in Cabilia: la stampa locale riferisce un tasso di partecipazione dello 0,06 per cento alle 14 di ieri, quando solo 389 persone avevano votato su 703.797. Secondo il quotidiano El Watan, a Tizi Ouzou ci sarebbero stati seggi che non hanno aperto perché i funzionari non si sarebbero presentati, mentre altri sono stati assaltati da gruppi di violenti: alcuni sono stati dati anche alle fiamme.

Il responsabile locale dell’Aine, Youcef Gabi, ha spiegato: “Alcuni seggi non sono stati aperti o sono stati chiusi in anticipo per prevenire la distruzione delle urne. Abbiamo chiesto agli incaricati locali di portarci le schede per evitare scontri tra la popolazione e i servizi di sicurezza”. Gli abitanti della Cabilia, dove risiede una popolosa comunità di lingua e tradizione berbera, sono stati particolarmente attivi nell’ondata di proteste che dal febbraio 2019 hanno scosso l’Algeria. Il movimento popolare invocava un netto rinnovo delle istituzioni e della Costituzione, ma secondo gli attivisti queste richieste sono state disattese.


Il nuovo testo costituzionale elaborato dal governo del presidente Abdelmadjid Tebboune pone un limite ai mandati dei capi di Stato e amplia i poteri del parlamento e della magistratura. Al contempo aumenterebbe però anche le prerogative del presidente della Repubblica e introduce un’importante novità: la possibilità per l’esercito di prendere parte a operazioni militari all’estero, in controtendenza rispetto alla tradizionale neutralità di Algeri.

LO SCRITTORE SANSAL: UN REFERENDUM SENZA DEMOCRAZIA

“In Algeria il movimento popolare noto come ‘Hirak’ è naufragato e domenica alle urne non andrà nessuno, perché non c’è stata una vera e propria campagna elettorale sul referendum per cambiare la Costituzione. Il sistema politico è sempre lì, più autoritario di prima, e la nostra unica speranza è che questa pandemia finisca presto, in modo che i giovani possano tornare a manifestare in tutto il Paese”. La previsione di Boualem Sansal, intellettuale algerino classe 1949, si è avverata. Nato prima dell’Algeria indipendente, un traguardo raggiunto nel 1962, ha vissuto anche in prima persona tutti i più importanti avvenimenti politici del suo Paese.

All’agenzia Dire, che lo aveva contattato alla vigilia dell’appuntamento elettorale, aveva spiegato di non aver alcuna fiducia nella riforma proposta dal governo di Abdelmadjid Tebboune, che anzi “sancisce la fine del movimento Hirak”. “Dopo mesi di proteste popolari, ogni venerdì e martedì, nessuna delle istanze dell’Hirak è stata accolta” dice lo scrittore. “Chiedevamo un governo di civili e invece i militari sono rimasti al potere, per giunta più forti di prima perché hanno fatto fuori vari partiti di opposizione. La Costituzione poi è stata modificata a porte chiuse senza coinvolgere la società civile e neanche permettere una campagna elettorale per il ‘sì’ o per il ‘no’. I media non ne parlano e molti non andranno a votare perché semplicemente non sanno che c’è il referendum“. Sarebbero state dunque disattese le istanze di libertà democratiche: “Ancora oggi si arrestano, processano e imprigionano i manifestanti”.

Secondo Sansal, nell’emergenza Covid-19 le autorità hanno trovato un alleato in più per reprimere il movimento pro-democrazia, dato che “la gente ha dovuto rinunciare ad andare in piazza“.

Gli esperti di diritto costituzionale faticano invece a ottenere carte affidabili sulle riforme proposte dal governo. La stampa locale ha parlato dell’introduzione di un limite ai mandati presidenziali, di aumento dei poteri per Parlamento e magistratura e di possibilità per l’esercito di partecipare a missioni militari all’estero. “Vari docenti però – avverte Sansal – hanno anche detto che amplierebbe le prerogative del capo dello Stato”. 

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