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Domani ‘election day’, Trump alimenta spettro contestazioni

Biden è complessivamente in vantaggio su Trump, ma niente è ancora deciso. E l'attuale presidente ha alimentato il timore di contestazioni

Pubblicato:02-11-2020 09:41
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:09
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super tuesday
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ROMA – Duecentosettanta è il numero magico a cui i due candidati alla presidenza degli Stati Uniti, Donald Trump e Joe Biden, guarderanno da domani, dopo la chiusura dei seggi. Diventerà il quarantaseiesimo presidente, infatti, chi riuscirà ad avere dalla sua parte almeno 270 grandi elettori dei 538 che formano il collegio elettorale e che formalmente scelgono l’inquilino della Casa Bianca. I grandi elettori sono messi in palio da tutti e 50 gli Stati e dal Distretto di Colombia in base alla loro popolazione. Chi dei due candidati prenderà un voto in più dell’altro in uno Stato, otterrà tutti i delegati a disposizione. Le uniche eccezioni sono Maine e Nebraska, dove anche i singoli collegi assegnano un elettore al vincitore.

Se il democratico Biden è quasi sicuro di ottenere più voti su base nazionale rispetto al suo rivale – come fece anche Hillary Clinton quattro anni fa, prendendo tre milioni in più di Trump – il meccanismo del collegio elettorale rende la sfida di domani non scontata. Biden è complessivamente in vantaggio su Trump, come lo è in alcuni Stati chiave, ma nulla è ancora deciso. Il democratico ha solo più strade per essere eletto. Gli basterebbe vincere tutti gli Stati conquistati anche da Clinton oltre a Michigan, Wisconsin e uno tra Ohio, North Carolina, Florida e Georgia. Altrimenti potrebbe raggiungere i 270 vincendo in Arizona e strappando un elettore in Nebraska. Se ottenesse il Texas, poi, la partita per Trump sarebbe quasi finita.

I primi risultati usciranno tra mezzanotte e l’una di notte di mercoledì, ora italiana, mentre entro le 4 si dovrebbe avere un quadro più chiaro. Le elezioni americane però potrebbero non concludersi il 4 novembre. Oltre 93 milioni di persone hanno già votato, perlopiù per posta, e il conteggio di queste schede è uno dei veri nodi di questa tornata. Stati come la Pennsylvania conteranno gli “absentee votes” per ultimi e accetteranno quelli che arriveranno fino a 12 giorni dopo il 3 novembre se le buste recheranno il timbro di almeno tre giorni prima le elezioni. Ancora ieri, durante un comizio, Trump ha alimentato il timore di contestazioni: “Credo che sia terribile che al tempo dei computer non possiamo conoscere i risultati delle elezioni la notte del voto”. Per i dati ufficiali di alcuni Stati potrebbero volerci giorni. Inoltre, a causa delle complicazioni del voto per posta non sono da escludere riconteggi e cause legali, come successe con la Florida nel 2000. In questo caso, se dovesse essere chiamata a esprimersi la Corte suprema, la maggioranza conservatrice (teoricamente favorevole a Trump) sarebbe di sei a tre, tenendo conto della neoeletta Amy Barrett. Domani negli Stati Uniti non si voterà però solo per il presidente, ma anche per rinnovare un terzo dei senatori e tutta la Camera, oltre a un buon numero di governatori e rappresentanti locali.


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