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ROMA – Premessa: non parliamo di Biden contro Trump ma di un altro voto americano. Quello degli abitanti di Asbestos, nel Quebec canadese: in 7mila con un referendum drive-in hanno scelto di cambiare nome alla loro cittadina, sbarazzandosi di una parola velenosa che in inglese e francese significa “amianto”. Di mezzo c’è una storia secolare, cominciata nel 1918 con lo sfruttamento di quella che sarebbe diventata la più grande cava al mondo di crisotilo a cielo aperto e finita con crisi aziendali, licenziamenti di massa e pure la certificazione planetaria delle proprietà cancerogene del minerale.Curioso che l’idea del referendum sia decollata grazie a un programma tv, con creativi incaricati di rilanciare turismo e investimenti nei luoghi più sfortunati della Terra. “Non lasciare che il tuo nome ti butti giù” recitava uno spot: “Asbestos: brutto nome, grande posto”. D’ora in poi la cittadina si chiamerà Val-des-Sources, Valle delle sorgenti, omaggio alle amenità paesaggistiche locali. Ma cambiare nome è giusto o sbagliato? Per rinascere bisogna testimoniare anche la malattia e il dolore o è meglio dare un colpo di spugna, azzerando il conto? Io dico la prima, altri chissà. Ai nostri amici americani facciamo invece solo tanti auguri.
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